Halloween - The Beginning, recensione del film di Rob Zombie

Michael Myers secondo Rob Zombie nel film Halloween - The Beginning: la nostra recensione.

Halloween - The Beginning, recensione del film di Rob Zombie
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Il primo Carpenter non si discute. Pochi mezzi, tante idee, doti di storytelling immense, esemplarmente ravvisabili nei suoi incipit tesi, asciutti, secchi, centellinosamente ritmati. Uno che non la manda troppo a dire insomma, non complica, non arzigogola. Abbiamo una storia e dei personaggi. Un micro-universo da tratteggiare. Un regista qualunque si prenderebbe il suo tempo per orchestrare la cosa. Rifletterebbe sulle scene iniziali, gli attori, il modo di inquadrarli per introdurli. Carpenter non ci pensa su due volte. Ha tutto in mente. E sbatte le cose immediatamente in faccia allo spettatore con una capacità di sintesi (in)naturale. Dieci minuti di prologo e siamo già immersi e conquistati da eventi ed esistenti con tanto di titoli d'apertura bellamente archiviati in men che non si dica tra un taglio e l'altro. Un esempio su tutti: la talentuosissima e fugace introduzione di Prince of Darkness (Il Signore del Male, 1987), dove l'incedere in battere del basso elettronico scandisce al millimetro una girandola ellittica di dialoghi fulminei e macchine da prese a tu per tu con esterni semplici ed efficaci. Ho questa storia in mente che vi sto già raccontando. Questi ne sono i protagonisti. E ve li ho già presentati e parzialmente caratterizzati. Qui (una chiesa) è dove si svolgerà gran parte delle vicende. A film by John Carpenter. Fine del tema (musicale) introduttivo. Un duro. Peraltro politicamente scorretto, se è vero che in piena Hollywood repubblicana fa uscire cose come They Live (Essi Vivono, 1988). La fuga dello psicopatico Myers versione 1978 funziona più o meno allo stesso modo. C'è un pazzo omicida in cura psichiatrica presso il Dr. Loomis. Da piccolo ha ucciso l'intera famiglia. Durante un trasferimento notturno è fuggito. Sbam. L'icona slasher è pronta, con tanto di maschera e senza troppe spiegazioni.

Rob Zombie, industrial-metaller con vari album e due film all'attivo, assume un atteggiamento completamente opposto ed incredibilmente ‘impegnato'. Il suo Halloween parte come omaggio ad un classico ma indossa immediatamente i panni della rivisitazione personale. Il suo mostro carnevalesco non è più un boogeyman metafisico a caccia di babysitter, ma ha contorni sociali e psicologici ben definiti. Reporter d'assalto, Zombie vuole indagare le origini del male e contestualizzarlo. Vuole introdurre il serial-killer molto, ma molto bene. Lo vuole ampiamente descritto in vista della prima festa di sangue ed eccolo. E' un reietto disadattato, nato nel posto sbagliato da genitori sbagliati. La madre topona fa la spogliarellista, il padre nullafacente è un alcolizzato e trascorre le giornate sul divano di casa bevendo e guardando la tv. Con una sorella adolescente già smaliziata che fa sesso casalingo con una sorta di hippie pallido ed un bebè appena nato, il nostro ‘caro' Michael Myers è tragicamente trascurato e lasciato solo ad affrontare un mondo che teme e rifugge dietro delle maschere. Forse per darsi un'identità che non ha. O per sottolineare il suo distacco emotivo dalla realtà. E' infatti incapace di amare e l'unico sentimento che prova è per la sorellina, ma è di probabile natura incestuosa (il finale della pellicola in parte lo conferma). Un giorno proprio non ne ha più e sbotta. Fa fuori tutti, tra coetanei sbruffoncelli e parenti. Viene rinchiuso sotto la paternale tutela di Loomis. Da 'grande' deve essere trasferito e fa di nuovo fuori tutti fuggendo.

Purtroppo il film di Zombie si ferma qui. E torna l'Halloween originale con Myers che ad un frame c'è all'altro no. Torna anche il celeberrimo e riuscitissimo motivetto carpenteriano. Torna il Loomis invasato (ed invecchiato) che definisce il nostro 'orco' un anticristo. Non tornano le tanto chiacchierate soggettive dell'assassino, ma cavoli. Parti col proposito innegabile di fare un film antropologico e nella seconda parte cambi idea ed invochi Carpenter col suo tunnel di efferatezze slasher. Col suo Male sinistro e minaccioso, non spiegato e ben celato che è ancor più terrificante perché semplicemente presente. The Beginning è un film schizofrenico e per questo forse riuscito solo in parte. Rob Zombie il cronista dei disadattati dura solo un tempo, dove peraltro incappa in un cast troppo incerto. Il piccolo Myers è semplicemente 'sbagliato'. Sheri-Moon è odiosa nonostante ci metta del suo. McDowell, presente perché A Clockwork Orange è il film preferito del regista, risulta assolutamente fuori ruolo e i capelli lunghi unti, per giunta, gli stanno male. Per fortuna la costruzione filmica è molto buona e regge il discorso immedesimando progressivamente lo spettatore nella psiche disturbata del piccolo Myers. Psiche che scomparirà completamente nella seconda parte, quando genitori imborghesiti e coppie in calore cederanno le carni alla furia omicida e sessualmente repressa di Micheal. Il ritmo si alza e la pellicola, tra una pozza di sangue e l'altra, torna ad essere un horror a tutti gli effetti con tensioni preparate e rilasciate ad arte. Gli adolescenti, in sala, urlano, fischiano, applaudono. Come ai bei tempi. Ma Rob Zombie, ormai, se n'è andato, e la pellicola va avanti, seppur ristilizzata, per inerzia. Quella provocata dalla 'notte delle streghe' carpenteriana.

Halloween - The Beginning Sicuramente un buon horror ed un ottimo remake e per questo promosso. Resta però il rammarico di aver assaporato la visione halloweeniana di Zombie solo per poco, anche se sufficiente per apprezzarne l’inedito approccio sociologico. Forse Rob doveva insistere maggiormente sulle 'origini' della storia e lasciare da parte il Myers adulto. Che paga dazio, inevitabilmente, nei confronti dell’originale. Mezzo voto in meno perché Sheri Moon recita quasi solo grazie al marito.

6.5

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