Recensione Grotto

Sceneggiatrice e produttrice televisiva, Micol Pallucca debutta dietro la macchina da presa con Grotto, moderna avventura per bambini girata all'interno delle marchigiane Grotte di Frasassi.

Recensione Grotto
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Avete mai sentito parlare delle Grotte di Frasassi, che, site nelle Marche, rappresentano uno dei percorsi sotterranei più grandiosi e affascinanti del globo terrestre?
Per Grotto, suo esordio dietro la macchina da presa, la produttrice e sceneggiatrice televisiva Micol Pallucca ha pensato bene di sfruttarle con l'intenzione di trasformarle nella splendida scenografia naturale in cui finiscono catapultati alcuni ragazzini dopo aver costretto un compagno di classe a cercare di rubare un teschio in una chiesa abbandonata, in modo tale da fornire la sua prova di coraggio che gli avrebbe consentito di entrare a far parte del loro gruppo.
Con i volti di Samuele Biscossi, Iris Caporuscio, Gabriele Fiore, Christian Roberto e Leonardo Similaro, infatti, è tramite una voragine apertasi all'interno della diroccata costruzione che i cinque iniziano la loro avventura sotterranea sulla falsariga di quella alla ricerca del tesoro di Willy l'orbo intrapresa dai giovani protagonisti de I Goonies, diretto nel 1985 da Richard Donner.

Trucchi e Pallucca

Avventura che, mirata a cercare una via d'uscita, li vede presto affiancati dalla buffa creatura del titolo, simile a una stalagmite e caratterizzata da due enormi occhi azzurri, oltre che capace di esprimersi soltanto attraverso suoni gutturali.
Aspetto piuttosto trash, quest'ultimo, come pure un peto (!!!) buttato a caso nel corso degli oltre novanta minuti di visione, al cui interno la presenza del simpatico esserino - iconograficamente non distante dal fantasmino Casper - richiama in diversi momenti alla memoria il dimenticato fanta-scult Il mio amico Mac di Stewart Raffil, datato 1988.
Del resto, man mano che i cinque interpreti in miniatura parlano di Sigmund Freud, vagano nello spazio chiuso naturale splendidamente illuminato dalla fotografia di Maxime Alexandre e imparano a mettere da parte gli egoismi in modo tale da diventare un unico nucleo, proprio come tante pellicole per ragazzi risalenti al decennio reaganiano si rivela un film sull'importanza dell'amicizia quello che prende progressivamente forma.
Un film che, ulteriormente complice la non disprezzabile resa degli effetti visivi, possiede di sicuro il merito di riportare nell'ambito della produzione italiana una tipologia di spettacolo di genere rivolto al pubblico dei giovanissimi forse assente dai grandi schermi dall'estate del 1993, quando venne distribuito I navigatori dello spazio di Camillo Teti (ma si firmò Al Maker), sorta di falso sequel dell'americano Navigator.
Al di là di questa manciata di note positive, però, è impossibile non avvertire una certa resa quasi amatoriale dei tempi di narrazione e della messa in scena, mentre i fotogrammi scorrono con eccessiva lentezza ed a sfoggiare qualche sorriso sono, al massimo, soltanto gli spettatori più piccoli.
Tanto che il tutto, girato in un 3D piuttosto irrilevante, risulta per lo più un prodotto didattico adatto alla trasmissione pomeridiana in tv.

Grotto Cinque ragazzini finiti all’interno di un complesso di grotte ed una misteriosa, simpatica creatura che li affianca nella lunga ricerca di una via di uscita sono gli ingredienti alla base della sceneggiatura di Grotto di Micol Pallucca, aggiudicatosi il primo premio nella sezione lungometraggi +6 presso il Giffoni Film Festival. Buono per quanto riguarda fotografia ed effetti visivi, ma narrativamente fiacco e poco coinvolgente per lo spettatore adulto, altro non è che una moderna favola (giustamente infarcita di facile retorica rivolta ai bambini) da considerare più come operazione pro-scuole a scopo didattico che in qualità di lungometraggio d’intrattenimento da sala cinematografica.

5

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