Recensione Good Kill

Il regista e sceneggiatore Andrew Niccol porta in concorso a Venezia un’amara riflessione sulla moderna guerra al terrorismo

Recensione Good Kill
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Il regista neozelandese Andrew Niccol ha esordito dietro la macchina da presa nel 1997 con Gattaca, un ambizioso dramma di fantascienza che, nonostante il sostanziale flop al botteghino, è diventato con il tempo un piccolo cult nel suo genere. Da allora Niccol, che nel 1998 ha firmato anche la sceneggiatura del cult di Peter Weir The Truman Show, è tornato a cimentarsi con il cinema sci-fi, confezionando negli ultimi anni due pellicole assai poco apprezzate (In time e The Host), ma senza perdere di vista l'attenzione per i risvolti sociali e politici del racconto. Un'attenzione portata in primissimo piano in Good Kill, film drammatico strettamente legato all'attualità delle "guerre al terrorismo" e presentato come ultimo titolo in concorso alla 71° edizione della Mostra del Cinema di Venezia, dove ha riscosso un'accoglienza piuttosto fredda da parte della critica.
Sceneggiato e diretto da Niccol, che per l'occasione è tornato a collaborare con l'attore Ethan Hawke (già in Gattaca e in Lord of War), Good Kill non è poi così distante rispetto alla precedente produzione fantascientifica del regista neozelandese. Pur essendo ambientato nel presente, infatti, il film appare proteso in direzione di un futuro ancora in divenire, e si sofferma proprio sulla descrizione di una significativa fase di passaggio nella nostra stessa concezione della guerra: non più uno scontro aperto tra due fronti opposti e ben identificati, ma una subdola "guerra a distanza", in cui agli attentati messi in atto dai terroristi si risponde con quell'arma avanguardistica conosciuta come "bomba intelligente", sganciata sull'obiettivo designato attraverso l'impiego di droni. Una guerra che, per ammissione degli stessi addestratori, somiglia in maniera paradossale e grottesca ad un gioco della PlayStation, e per la quale i soldati vengono reclutati nei negozi di elettronica dei centri commerciali. Una guerra in cui un pilota di veicoli da combattimento, il maggiore Thomas Egan (Ethan Hawke), deve limitarsi a starsene seduto in una base militare nei pressi di Las Vegas, intento ad osservare un monitor e ad aspettare ordini dall'alto, pronto a premere un pulsante per far esplodere un missile contro individui ignari dall'altra parte del pianeta, in Afghanistan: un good kill, ovvero un colpo andato a segno.

Danni collaterali

La guerra di cui tratta il film di Niccol è vissuta pertanto in una dimensione claustrofobica e quasi straniante: i suoi soldati vivono e lavorano nel deserto del Nevada, a due passi dalla capitale del gioco d'azzardo e dell'edonismo sfrenato, Las Vegas, e nei giorni di libertà si rilassano con serate nei night-club e barbecue in giardino. Al cuore di Good Kill, in effetti, si può individuare il rapporto fra la guerra aggiornata all'epoca del post-11 settembre e la moralità di chi, come il maggiore Egan, questa guerra la affronta con la placida monotonia di un impiegato qualunque, trovandosi inevitabilmente a fare i conti con una coscienza che non tarda ad insinuare il doloroso tarlo del dubbio. Connotato da un apprezzabile approccio del tutto anti-spettacolare rispetto al tema bellico, Good Kill si propone come un morality tale dall'acceso spirito liberal, al quale va riconosciuto quantomeno il coraggio di gettare sul tavolo la questione delle "vittime collaterali" e dei limiti etici di un conflitto tecnologico ma che richiede ugualmente un altissimo tributo di sangue. Un'opera dagli intenti ambiziosi, dunque, ma non priva di spigolosità ideologiche e di involontarie ambiguità, e che non sembra sfruttare appieno il proprio potenziale. Niccol opta troppo spesso per un'impostazione didattica ed eccessivamente schematica, e benché il ritratto di Thomas Egan da parte di Ethan Hawke risulti piuttosto intenso, alla resa dei conti Good Kill rimane una pellicola diligente e con numerosi spunti d'interesse, ma lontana anni luce dalla profondità e dal pathos sfoderati da Kathryn Bigelow in Zero Dark Thirty, l'insuperato capolavoro cinematografico sulle modalità - e i lati oscuri - della moderna guerra al terrorismo.

Good Kill Il regista e sceneggiatore Andrew Niccol, autore di Gattaca, porta in concorso a Venezia Good Kill, un’amara riflessione sulla guerra al terrorismo e i conflitti a distanza mediante l’uso dei droni, con protagonista assoluto un intenso Ethan Hawke: un film in grado di offrire numerosi spunti di interesse e di sollevare questioni problematiche relative all’etica della guerra, ma che non colpisce fino in fondo, ripiegando spesso su un didascalismo non del tutto convincente.

7

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