Gold - La grande truffa: la recensione del film con Matthew McConaughey

Nelle sale italiane dal 4 maggio, Gold racconta la storia di Kenny Wells, che scopre una delle più grandi miniere d'oro del mondo. Ma sarà vero?

Gold - La grande truffa: la recensione del film con Matthew McConaughey
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È stato lo scandalo mineriario dell'azienda canadese Bre-X Minerals, negli anni ‘90, a ispirare gli sceneggiatori Patrick Massett e John Zinman (che avevano già lavorato insieme per Lara Croft: Tomb Raider). Gold - La grande truffa prende spunto da quello scandalo ma lo trasporta negli Stati Uniti degli anni Ottanta. Il sognatore protagonista della vicenda è il fittizio Kenny Wells (Matthew McCounaghey), il fallito erede della Washoe, l'impresa mineraria di famiglia ormai in bancarotta. Pieno di debiti, con un ufficio improvvisato al pub dove lavora la fidanzata Kay (Bryce Dallas Howard), Kenny è un alcolizzato con il disperato bisogno di risollevarsi dalla sua situazione per realizzare il proprio sogno e sentirsi all'altezza del padre. E quindi, con l'aiuto del geologo Mike Acosta (Edgar Ramirez), investe gli ultimi dollari rimasti in un sogno: trovare l'oro in Indonesia. E ci riesce... O forse no? Gold, diretto da Stephen Gaghan (premio Oscar per Traffic, candidato per Syriana), uscirà nelle sale italiane il 4 maggio.


"Era il mio sogno. Se vendi i tuoi sogni, cosa ti rimane?"

Il film segue le vicende di Kenny Wells, in quello che sembra quasi un giro sulle montagne russe che coniuga ambizione e sogni. McCounaghey ha abituato il pubblico alle sue trasformazioni fisiche per i ruoli - indimenticabile il suo emaciato Ron Woodroof di Dallas Buyers Club, che gli è valso l'Oscar come miglior attore protagonista - e in Gold è praticamente irriconoscibile, con una ventina di chili in più (ottenuti in tre mesi di dieta a base di cheeseburger, birra e milkshake), calvizia incipiente e protesi di - orribili - denti finti. È un uomo a pezzi, Kenny Wells, un uomo a pezzi che però ha ancora la forza di sognare in grande. E se McCounaghey offre un'interpretazione strepitosa e appassionata, regalandoci un Kenny Wells carismatico anche nel suo fallimento, pieno di orgoglio eppure travolgente nella sua umanità e fallibilità, il film sembra non essere all'altezza del suo protagonista, e la sceneggiatura non riesce a tenere il passo. L'impressione è quella che il film sia stato creato per McCounaghey, ma oltre all'apprezzamento per la sua interpretazione non lascia nulla. Poteva essere la celebrazione del sogno americano, poteva approfondire la logica capitalistica - quella del pesce grosso che mangia il pesce piccolo - di Wall Street, poteva non lasciare il vero scandalo per gli ultimi minuti di film. Gold è un'opportunità sprecata, che si snoda tra scene realistiche e altre ai limiti del surreale.

"Se avevi in progetto di fare un buco nel terreno in Indonesia, volevi Mike Acosta a dirti dove scavare"

Gold poteva anche concentrarsi di più sui personaggi secondari invece di essere un one-man show. Bryce Dallas Howard interpreta una fidanzata fedele che crede ciecamente nell'ambizione e nei sogni di Kenny, ma sembra esistere solo in sua funzione. Non c'è spessore, non c'è il minimo approfondimento né su di lei né sulla loro storia - che di certo è un contorno nella vicenda della miniera, ma sembra essere fondamentale per il protagonista. L'altro grande snobbato è il personaggio di Edgar Ramirez, Mike Acosta, il socio di Kenny, molto importante per la trama, che proprio per questo avrebbe dovuto avere più spazio nella sceneggiatura. Invece tutto ruota attorno a McCounaghey, indiscusso protagonista della pellicola. Ma un grande protagonista da solo può fare ben poco se a supportarlo non ci sono la giusta narrazione e il necessario equilibrio con gli altri personaggi.

Gold - La grande truffa Gold ottiene la sufficienza solo grazie al talento dell'attore protagonista. Perché se McCounaghey offre un'interpretazione strepitosa e appassionata, regalandoci un Kenny Wells carismatico anche nel suo fallimento, pieno di orgoglio eppure travolgente nella sua umanità e fallibilità, il film sembra non essere all'altezza del suo protagonista, e la sceneggiatura non riesce a tenere il passo. L'impressione è quella che il film sia stato creato per McCounaghey, ma oltre all'apprezzamento per la sua interpretazione non lascia nulla. Poteva essere la celebrazione del sogno americano, poteva approfondire la logica capitalistica - quella del pesce grosso che mangia il pesce piccolo - di Wall Street, poteva non lasciare il vero scandalo per gli ultimi minuti di film. Gold è un'opportunità sprecata, che si snoda tra scene realistiche e altre ai limiti del surreale.

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