Recensione Genova

Storie di fantasmi sotto la Lanterna

Recensione Genova
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Città di santi, navigatori, poeti, artisti. E ora anche di fantasmi. Almeno questo ci suggerisce Michael Winterbottom, talentuoso regista britannico, innamorato a tal punto della città italiana da intitolare il suo ultimo film proprio Genova. A dire il vero il capoluogo ligure è da sempre luogo colmo di fascino e mistero, facendo parte secondo alcune teorie di un triangolo magico insieme a Torino e Lione. Insomma, spunti di sicuro interesse per un autore originale e particolare come Winterbottom. A un anno di distanza dalla sua uscita Oltremanica, ecco che la pellicola giunge anche in Italia.

Un cast d'eccezione ha girovagato per oltre sei settimane sotto la Lanterna, vedendo come protagonista l'inglese Colin Firth, accompagnato dalla brava Catherine Keener (Capote, Being John Malkovich) e da volti più o meno conosciuti, ma di indubbia bravura, come Hope Davis (American splendour), Wilma Holland (O.c) e la giovanissima Perla Haney-Jardine (Kill Bill vol. 2). Poche le presenze di attori italiani, in particolar modo genovesi, e il film è raccontato attraverso il punto di vista dei protagonisti, che si ritrovano improvvisamente in una realtà nuova che non mancherà di catturarli con la sua magia. Un incontro tra culture in una storia che si rivela carica di idee originali e interessanti, e che mette ancora una volta in mostra il grande tocco emozionale dell'autore, che seppur spaziando su temi sempre diversi, dalla fantascienza (Codice 46) al sociale (The road to Guantanamo), ha sempre contraddistinto le sue storie per una grande attenzione alle sensazioni dell'animo.


Ricominciare a Genova

Joe (Colin Firth) è un professore che rimane vedovo con due figlie, Kelly (Wilma Holland) e la piccola Mary (Perla Haney-Jadine). Quest'ultima si ritiene colpevole della morte della madre Marianne (Hope Davis), avvenuta per una tragica fatalità in un incidente d'auto. Per cercare di dimenticare il passato, la famiglia si trasferisce a Genova, dove vengono aiutati a inserirsi da Barbara(Catherine Keener), vecchia amica di Joe. L'uomo comincia a insegnare all'università e instaura un buon rapporto con una sua allieva, mentre Kelly si fa dei nuovi amici e trova un fidanzato. Mary invece continua a sentirsi in colpa, e assiste a delle apparizioni della madre che cerca di rassicurarla. La famiglia cerca così di ambientarsi nel migliore dei modi alla nuova vita.

La vera protagonista, quasi una musa a cui il regista ha dedicato ogni singola particella di celluloide, è proprio Genova. La camera sembra quasi rubare i più intimi e nascosti vagiti di vita che emergono da ogni vicolo, dalle antiche mura o le piccole chiese, da quella miriade di stradine che formano il centro storico più grande d'Europa. Chi ci vive o ha visitato almeno una volta la Superba non potrà che lodare la grande maestria con cui Winterbottom ha saputo catturare l'essenza più viva e pulsante di una città sempre in movimento, divisa tra il fascino arcano del passato e il moderno incrocio tra culture ed etnie che la contraddistingue oggi. Non mancano nemmeno gli splendidi scorsi naturalistici, con un'affascinante excursus in quel di Camogli. Il vero rischio era quello di far passare in secondo piano la storia e i suoi personaggi, rischio solo in parte scongiurato. Se infatti grande attenzione è stata data ai rapporti emotivi che legano il padre e le due figlie, con tanto di platoniche avventure amorose, non manca una certa mancanza di ritmo che pur senza arrivare mai alla noia può annoiare gli spettatori più esigenti. La mancanza di personalità della narrazione è in parte risollevata dalle ottime prove degli attori, su cui spiccano un intenso Colin Firth e una strepitosa Perla Haney-Jadine, che riesce a commuovere in più occasioni con la sua ingenua tenerezza. La tematica "spiritica" è necessaria a raccontare l'elaborazione del lutto, mai affrontata fino ad allora dal nucleo familiare. Genova è insomma non solo l'inizio di una nuova vita, ma anche un sentiero di liberazione dai fantasmi del passato e dai sensi di colpa, dalle cose non dette che ancora impediscono un completo ritorno alla normalità. I caratteri dei personaggi sono saggiamente tratteggiati con una sobrietà e una finezza tipici dell'autore, e pur non condividendone tutte le scelte è facile immedesimarsi nelle loro tribolazioni.

In definitiva Genova è un film raffinato, non adatto a tutti i palati ma capace di toccare i cuori più sensibili, e mostrare i mille volti di una città che è insieme croce e delizia.


Genova Winterbottom continua il suo percorso con un cinema emozionale e intenso, che l'ha reso un autore di grande personalità. Con uno stile tipicamente britannico dipinge un ritratto drammatico e fascinoso di una crisi familiare, sullo sfondo di una città magica e ricca di fascino, osservata con un occhio attento e innamorato. In fondo è proprio Genova al centro del film, che col suo innato fascino sovrasta gli stessi personaggi, più osservatori che protagonisti. Una visione che comunque non lascia indifferenti.

6.5

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