Recensione Generazione 1000 Euro

Il precariato secondo Massimo Venier

Recensione Generazione 1000 Euro
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Co. Co. Co.

Matteo (Tiberi) ha una laurea in Matematica e un dottorato in Statistica avanzata. Ma lavora nel reparto marketing di un'azienda milanese che si occupa di copricellulari. Ovviamente con un contratto a progetto. Il suo coinquilino Francesco (Mandelli) ha studiato cinema e passa le sue giornate tentando di sconfiggere il Brasile a PES 2008 usando la nazionale di Andorra. Come se non bastasse il loro appartamento cade a pezzi e il padrone di casa comincia a non tollerare più i continui ritardi nel pagamento dell'affitto. Proprio quando Matteo sembra essere sul punto di crollare accadono due cose che ribalteranno totalmente la vita del protagonista: nella sua azienda arriva una nuova manager, Angelica (Crescentini) che si invaghisce di lui e cerca di aiutarlo a fare carriera, contemporaneamente, gli piomba in casa una terza coinquilina, Beatrice (Lodivini), insegnante (precaria pure lei) con cui instaura subito una tenera amicizia. Inutile dire che il triangolo amoroso avrà risvolti del tutto inaspettati e Matteo dovrà, in poche settimane ripensare completamente la sua vita.

1000 euro

Se c'è una cosa che noi italiani abbiamo sempre saputo far bene è la commedia brillante, tanto da averla elevata a genere, la commedia all'Italiana appunto, che ha permesso al nostro cinema di farsi conoscere a livello mondiale, contrapponendosi al più serio, ma anche più complesso, cinema neorealista. Con il passare degli anni però il sottile equilibrio fra ironia, satira sociale e fiaba borghese, raggiunto da maestri come Risi o Comencini, ha cominciato a latitare: i registi di seconda generazione hanno spinto sempre di più sul volgare, quando non sullo scatologico. Alcuni autori, tuttavia, si sono opposti a questa deriva artistica e, seppur con risultati alterni, hanno cercato di tener viva la grande tradizione comica italiana; il più noto fra questi è di certo Paolo Virzì che, con Ovosodo, Caterina va in Città e il recentissimo Tutta la vita davanti, ha saputo tratteggiare il ritratto di una certa Italia investita dai venti della globalizzazione e del mondo post - industriale. Massimo Venier, regista di Generazione 1000 Euro, invece ha seguito un percorso diverso, ma in qualche modo complementare a quello di Virzì; dopo aver lavorato ai primi film di Aldo Giovanni e Giacomo (ha firmato Tre uomini e una gamba, Così é la Vita, Chiedimi se sono felice e La leggenda di Al, John e Jack) ha alternato alcune regie televisive al lavoro come autore per la Gialappas. Dei grandi classici Venier ha ereditato la capacità di scrivere sceneggiature lievi senza mai scadere nel banale e, soprattutto, la ricerca di grandi caratteristi che facessero da supporto agli attori principali.Lo schema di base di Generazione 1000 Euro è classicissimo, lui si innamora di lei, poi arriva l'altra e lui deve scegliere. Il finale è scontato, così come lo svolgimento di massima, la riuscita del film è tutta sulle spalle dei protagonisti e delle situazioni che vengono a crearsi, se queste funzionano allora anche il resto viene di conseguenza. In quest'ottica lo scrpt è fondamentale ed è proprio qui che Venier da il meglio di sé, non nella regia, priva di qualsiasivoglia tentativo artistico, ma nella sua grande capacità di fotografare i cliché della sua Milano e i piccoli cortocircuiti che si creano nei rapporti di coppia, intesa non solo in senso sentimentale, ma anche fra migliori amici. Generazione 1000 Euro non ha nessuna velleità realistica o sociologica, la vicenda è in bilico fra la favola a lieto fine e la caricatura mischiando situazioni al limite del cartone animato (come la riuscitissima Gag della poltrona) con altri momenti più satirci (la taglientissima battuta di Francesco "Ma ci rendiamo conto che questa è l'unica epoca della storia dell'umanità dove la gente TORNA in Molise?!" fotografa la nostra Italietta meglio di cento editoriali di Alberoni) senza però lasciare che una componente soffochi l'altra. Il resto è, come già detto mestiere, qualche scorcio patinato di Milano e Barcellona, un paio di scene romantiche alla Malpensa e degli interpreti brillanti, il tutto condito da una certa "epica" italiana fatta di piccole soddisfazioni e elogio della mediocrità, non intesa nel senso spregiativo del termine, ma come "quieto vivere" lontano dagli intrallazzi del potere e al riparo da un mondo percepito come ostile e pericoloso. A qualcuno potrebbe non piacere, ma è innegabile che i sentimenti profondi del nostro paese siano sempre gli stessi da cinquant'anni a questa parte e il cinema, soprattutto quello di genere, si limita a fotografarli, senza dare giudizi.

Conferme e Rivelazioni

La scelta del cast, che vede quattro protagonisti giovani ma già affermati, è quanto mai azzeccata, la Crescentini (che fino ad ora non aveva dato grandi prove attoriali, almeno al cinema) per una volta recita più con la testa che con il corpo, mentre Tiberi e la Lodovini si confermano due promesse del nostro cinema. Straordinario invece Francesco Mandelli che, dopo Mtv e le esperienze in radio, mostra tutto il suo talento comico costruendo quello che, forse, è il miglior personaggio di tutto il film. Molto simpatici anche i camei di Lucia Ocone (irriconoscibile nei panni di una petulante impiegata) e Paolo Villaggio che porta molto di se stesso nel personaggio del professore di Matematica deluso dalla vita che fa da padre putativo a Matteo.

Generazione 1000 Euro Generazione 1000 Euro recupera le atmosfere della commedia all’italiana e le aggiorna agli anni duemila, con cellulari, lavoratori precari e piccole, grandi idiosincrasie di un’Italia ancora incredula davanti alle grandi sfide del mondo moderno. Per una volta si ride senza bisogno di parolacce e, finalmente, il cinema italiano sembra aver trovato la giusta via di mezzo fra le opere d’impegno e il becero populismo di Vanzina e compagnia. Uno sforzo encomiabile, che va premiato.

6.5

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