Gantz: O, la recensione del film in CG dell'omonimo manga Recensione

Un gruppo di individui riportati in vita da forze misteriose deve affrontare orde di creature mostruose in Gantz: O, film in CG tratto dall'omonimo manga.

Gantz: O, la recensione del film in CG dell'omonimo manga Recensione
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Tra i manga più venduti di sempre in Giappone e vera propria opera di culto anche al di fuori dei confini nipponici, Gantz ha invaso dalla sua nascita anche altri media come il mondo degli anime (una serie televisiva in 26 episodi) e quello delle light novel. Non poteva naturalmente mancare il cinema e dopo il dittico in live-action realizzato nel biennio 2010-2011 ne è stata realizzata negli scorsi mesi una trasposizione in computer grafica, sulla scia stilistica del recente Kingsglaive: Final Fantasy (2016). Questo nuovo film prende spunto dall'arco narrativo ambientato a Osaka, come già presumibile dal titolo Gantz: O, e porta sul grande schermo alcuni degli storici personaggi: la vicenda ha inizio con il Giappone che è vittima di attacchi notturni da parte di potentissime e inquietanti creature mostruose; gli unici ad opporsi sono le cosiddette "tute nere", individui misteriosi in possesso di armi in grado di sconfiggere i sovrannaturali nemici. I membri di questa élite sono in realtà degli individui che sono stati uccisi e poi riportati in vita, destino che è toccato anche all'ultimo arrivato Masaru Kato, assassinato da uno psicopatico in metropolitana e risvegliatosi all'interno di una stanza insieme ai suoi compagni di battaglia e costretto ora da forze aliene a partecipare alla sua prima missione.

Tutto in una notte

Un'operazione chiaramente fanservice quella di Gantz: O (disponibile su Netflix), visto che la condensazione in novanta minuti e rotti di una vicenda così intricata e dalle diverse sfumature etiche e morali non può che poggiare su una sceneggiatura che va di corsa, catapultando il neofita in un microcosmo affascinante ma sin troppo velocizzato per chi non sia già a conoscenza delle storie originarie. I registi Keiichi Sato e Yasushi Kawamura, quest'ultimo proveniente dal mondo dei videogame, si concentrano perciò prettamente sul lato ludico e visivo, offrendo uno spettacolo più divertente del previsto, con mostri di ogni risma e grandezza che devastano le strade di Osaka aggredendo i malcapitati protagonisti, e sono proprio le scelte di design, con creature gigantesche che omaggiano volutamente il filone kaiju-eiga (Godzilla & soci, per intenderci) e trasformazioni via via sempre più disturbanti (in un contesto in cui la violenza non è per nulla estranea), a caratterizzare piacevolmente il versante action-horror dell'operazione. Operazione che appunto sacrifica la caratterizzazione dei personaggi, principali e secondari, in risvolti e battute improbabili nella loro rapida evoluzione, in favore di uno spettacolo fracassone che sfrutta l'efficacia della computer grafica nelle sequenze più movimentate salvo non eccellere nella cura espressiva delle figure umane.

Gantz: O Un gruppo di individui defunti e riportati in vita da forze aliene si trova costretto a partecipare ad un folle gioco nel quale uccidere in un tempo limite una miriade di mostri che sta realmente infestando le strade di Osaka: una trama ben conosciuta agli amanti del manga che viene gettata senza una corretta introduzione al background nei confronti del pubblico neofita è il peggior difetto di Gantz: O, prima trasposizione in computer grafica dell'opera originaria. Se la sceneggiatura e conseguentemente i personaggi pagano dazio a questa struttura da videogioco iper-veloce, lo spettacolo visivo è comunque garantito da un'efficace resa stilistica delle numerose creature, alcune gigantesche, che scorrazzano per le vie cittadine, dando vita ad una serie di combattimenti senza sosta che, pur nella sua gratuità, riesce a divertire e avvincere al punto giusto.

6

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