Recensione Gangs of Wasseypur

Anurag Kashyap come Francis Ford Coppola?

Recensione Gangs of Wasseypur
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Classe 1972, il regista Anurag Kashyap inizia la sua carriera come sceneggiatore a soli venticinque anni, per poi finire dietro la macchina da presa nel 2003 al timone della sua prima pellicola Paanch, film che non è mai uscito nelle sale e che rimane tuttora in cerca di un distributore. La sua passione per la scrittura è continuata negli anni con alcune produzioni di grande rilievo come la pellicola nominata ai premi Oscar Water di Deepa Mehta, e la scomoda ricostruzione degli attentati bombaroli del 1993 a Bombay, Black Friday, che lo ha visto anche nel ruolo di regista. Appassionato di cinema italiano, soprattutto di Vittorio De Sica e del suo Ladri di Biciclette, Anurag Kashyap ha presentato in prima persona al pubblico del River to River - Florence Indian Film Festival il suo ultimo lavoro, l'eccezionale Gangs of Wasseypur. Girato inizialmente come un unica pellicola di ben 318 minuti e presentato al Festival di Cannes nella sezione Quinzaine des Réalisateurs, il film è stato in seguito suddiviso in due parti di rispettivamente 160 e 158 minuti, vista la ritrosia di molte sale indiane a proiettare un film così lungo.

Gangs of Wasseypur - Parte uno

Sul finire della dominazione britannica in India, Shahid Kahn sbarca il lunario assaltando i treni inglesi spacciandosi per il leggendario brigante Sultana. Scoperto dal clan Kureshi, di cui Sultana fa parte, viene cacciato, insieme alla moglie incinta, dalla città di Wasseypur e comincia a lavorare come minatore per gli inglesi. Caduto il governo inglese a seguito dell'indipendenza indiana, queste miniere vengono criminosamente acquisite da personaggi loschi tra cui spicca il nome di Ramadhir Singh che, affascinato dalle capacità di Shahid, decide di prenderlo sotto la sua ala protettiva e fare di lui il suo braccio destro. Ma la sete di potere di Shahid è senza fondo, oltre che ingenua e disattenta.

Confidando al socio e amico Nasir di voler uccidere il suo capo per prenderne il posto, Sahid viene inavvertitamente scoperto da Ramadhir, che decide di inviarlo a Varansi per lavoro e lo fa uccidere. La sentenza di morte viene diramata anche per la famiglia che però viene portata in salvo da Nasir. Con il corpo di Shahid sotto terra e credendolo senza eredi Ramadhir si sente al sicuro e pronto a continuare la sua scalata al potere, gestendo tutto il settore minerario attraverso i sindacati e creando un regno di terrore in tutta la regione di Dhanbad.
Passano gli anni e Sardar, il figlio di Shahid, venuto a conoscenza dell'omicidio del padre, decide di avere la sua vendetta, iniziando così la sua carriera criminale derubando i mezzi di Ramadhir e assemblando una sua banda criminale con cui comincia a scalare a sua volta le vette del mondo criminale.
Sposatosi con Nagma e avuti due figli, Danish e Faizal, Sardar decide di cercare una donna con cui poter sfogare le proprie frustrazioni sessuali. Si innamora così di Durga, giovane ragazza bengali che decide di sposare contro il parere della prima moglie. Le due donne inizieranno così una faida interna che porterà la famiglia a dividersi ulteriormente lasciando Sardar a gestire contemporaneamente la propria vita criminale e quella privata, con risultati che saranno fatali.

Gangs of Wasseypur - Parte due

Sono gli anni Novanta e Sardar è morto, ucciso in un agguato degli scagnozzi di Sultan, nipote del brigante Kureshi Sultana e alleato di Ramadhir, vera e propria eminenza grigia di tutta la regione. La città di Wasseypur non è più quella di una volta e, come la sua popolazione, è stata consumata dalla violenta guerra tra Sardar Khan e Ramadhir Singh. Ma i figli sono pronti a prendere il posto dei padri nella faida e a Sardar succedono i tre figli di primo letto, Danish, il primogenito, Faizal, giovane disinteressato agli affari di famiglia e che vive la propria esistenza tra droga e feste, e infine il quindicenne Nawab, detto Perpendicular per la sua abilità con le armi da taglio e per la folle violenza di cui è capace. La seconda moglie di Sardar, ripudiata dalla famiglia, lavora come donna di casa per Ramadhir Singh e cresce il figlio Definite Kahn alimentandolo con il proprio odio per Sardar. Questi, dopo aver giurato vendetta sulla propria famiglia, inizia a sua volta la carriera criminale.
I profitti diventano sempre più alti mentre il racket passa dal carbone, al legno fino agli scarti metallici e basta una piccola scintilla per riaccendere la vecchia faida che marchierà la città in modo indelebile con una guerra violenta e sanguinosa. Danish viene ucciso da Sultan lasciando il posto di capofamiglia a Faizal che si riscoprirà assetato di vendetta e capace di terribili atrocità.
Nello scontro per il dominio della città di Wasseypur solo una famiglia potrà uscire vincitrice e, tra politica, corruzione, sparatorie e attentati, questa faida che continua da oltre sessant'anni arriverà finalmente alla sua sanguinosa conclusione.

Ray-Ban, coltelli e mitragliatori

Si inizia alla grande una pellicola che vuole raccontare mezzo secolo di storia indiana attraverso gli occhi di tre generazioni di mafiosi in lotta per il controllo della città di Wasseypur: un flashforward in piano sequenza in cui uno squadrone della morte assalta la casa del boss Faizal Kahn. Una scena di diversi minuti che dimostra fin da subito tutte le capacità tecniche e stilistiche del regista Anurag Kashyap. Capacità che verranno impiegate al meglio per tenere insieme una pellicola di oltre cinque ore, suddivisa in due parti fortemente legate tra loro.
Partito con la volontà di raccontare l'epopea di una regione dell'India nordorientale, il Bihar, Anurag Kashyap è rimasto folgorato dall'idea di Zeishan Quadri alla base di Gangs of Wasseypur. Si cambia il tema alla base della pellicola ma non la messa in scena perché sempre di epopea si tratta. Nel vero senso di epos si racconta la storia di tre anti-eroi, tre generazioni di una famiglia consumata da una sete di vendetta e di potere senza pari, ma si narra anche la storia di una regione intera, quella del Dhanbad, e ancora più in grande di tutti i cambiamenti storici che hanno segnato l'India negli ultimi settant'anni. Quello che in fondo il film ci racconta è proprio la storia di un'India segreta, l'India della malavita, ideologicamente così lontana da questa nazione ma fortemente radicata al suo interno.

Una saga mafiosa che ricorda in molti punti quella più famosa di Francis Ford Coppola e che riesce a raggiungere vette assolutamente notevoli, seppur rimanendo al di sotto di uno dei film più belli della storia del cinema. Dove là stava al riluttante Michael Corleone prendere le redini della famiglia e scoprirsi spietato boss mafioso, qui sta al giovane Faizal, tenuto al di fuori degli affari di famiglia per la sua dipendenza dalle droghe, trasformarsi in brutale angelo della morte e portare avanti la faida interminabile che ha reclamato la vita del padre, del nonno e dei due fratelli. La sua sete di sangue lo farà incamminare sulla strada per l'autodistruzione come un eroe romantico del cinema di Bollywood. Perché è proprio il Cinema, quello con la C maiuscola, ad accompagnarci lungo tutta la storia di Gangs of Wasseypur, con gli occhi di Faizal scopriamo il fascino dei sogni di celluloide e di come nasca la passione per la musica e lo spettacolo di un intero popolo, quello indiano, che vede nel cinema l'unico modo per sfuggire ad una vita di squallore e sofferenze. Per puro spirito di emulazione il giovane inizierà ad indossare occhiali da sole e ad atteggiarsi ad eroe dannato fino a trasfigurare sé stesso in un vero e proprio personaggio filmico, un anti-eroe su cui si comporranno canzoni.
Dopo una prima parte tutto sommato debole che si dilunga nel raccontare le radici di una faida che coprirà più di mezzo secolo, il film esplode con tutta la forza di una bomba ad orologeria. Con l'arrivo sul territorio delle armi da fuoco cambia tutto: gli scontri all'arma bianca che conservavano ancora un minimo di onore scompaiono lasciano spazio a brutali agguati, che risultano però più distaccati, allontanando il concetto di morte dalla mano che schiaccia il grilletto. Anche i diversi protagonisti passeranno così dall'intima violenza delle armi bianche all'asettica pulizia delle armi da fuoco perdendo di vista ogni contatto con la realtà. Solo una brutale sparatoria ravvicinata, che ricorda da vicino la scena dell'ospedale di Hard Boiled di John Woo, riuscirà a dare a Faizal la sensazione di aver finalmente raggiunto il proprio obbiettivo.
Magistrale infine la chiusura con un finale dove tutto deve cambiare affinché nulla cambi. Nel momento in cui tutte le vendette si sono concluse nel sangue e non rimangono che i vincitori rimane il dubbio se il figlio di Faizal resterà immune al richiamo del sangue oppure si incamminerà a sua volta sulla strada della vendetta.

Gangs of Wasseypur Gangs of Wasseypur è un affresco eccezionale di un mondo, quello del crimine organizzato, da cui l'India si credeva immune. Con una messa in scena di grande qualità, pulita e al contempo brutale, Anurag Kashyap riesce a raccontare una saga familiare fatta di sangue e bossoli, riuscendo a regalarci alcune scene davvero grandiose, come il piano sequenza di apertura che si ricollegherà nella seconda parte del film ad un'altra sequenza parallela. Sebbene derivativo in alcune sue parti - si vedano tutti i rimandi alla saga del Padrino, come pure quelli a Omicidio in Diretta di De Palma per i piani sequenza - il film di Kashyap riesce ad essere uno dei punti più alti del cinema indiano degli ultimi anni, dimostrando la grande maturità raggiunta da questa cinematografia che oramai da anni ha superato come quantità le produzioni occidentali.

8

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