Recensione Fuorigioco

Carlo Benso racconta la triste quotidianità di un italiano comune licenziato e non più giovane, oltre che costretto a vivere in un mondo scaraventato nella violenza dalla disperazione di una crisi sociale e politica ormai inarrestabile.

Recensione Fuorigioco
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Con le fattezze del figlio d'arte Toni Garrani, Gregorio Samsa è un uomo sui cinquantacinque anni di bell'aspetto, ossessivo, tenace, abituato al comando e poco incline ai compromessi, il quale, consapevole della sua figura, manifesta un comportamento risoluto e schietto.
Un uomo di cui Carlo Benso, regista di Fuorigioco, dice: "Gregorio Samsa, la metamorfosi di un uomo che, perdendo il proprio lavoro, il proprio ruolo nella società, perde se stesso. Nessun appiglio a cui aggrapparsi mentre precipita nel vuoto schiantandosi nella follia più insensata. La sua capacità di reagire ad una contingenza drammatica, il non sapersi reinventare un'alternativa esistenziale che possa ristabilire una convivenza con la realtà, rende il personaggio di Gregorio metafora di un mondo impreparato a uscire dalla propria crisi. Un mondo che, invece di creare alternative politiche, economiche e culturali in grado di ridare stabilità e sicurezze sociali, tiene in vita un sistema ormai obsoleto e morente con la gigantesca paranoia delle leggi di mercato. Il mercato che, in realtà, non è altro che un postribolo virtuale per una banda di speculatori che giocano sulla vita degli altri come su una PlayStation".

Tutta la vita davanti?

Un uomo che, come ogni mattina, si sveglia spaventato dagli incubi che lo tormentano nel sonno e dalla nuova, vuota giornata che lo attende, senza alcun impegno od appuntamento da quando l'azienda per cui lavorava lo ha fatto fuori, portandolo a considerare sempre più il suo licenziamento un errore madornale e a rafforzare l'ossessione di essere vittima di un complotto.
Perché, man mano che viene osservato che siamo tutti bersagli di un sistema impazzito in cui non c'è più sicurezza e che, con ogni probabilità, saranno gli immigrati a fare la rivoluzione in Italia, gli ottantasette minuti circa di visione non intendono affrontare il tema della crisi, ma fotografare la depressione di un individuo comune per porre all'attenzione dello spettatore persone spesso invisibili e caratterizzate da un'esistenza destinata a sfociare, in molti casi, in suicidi e tragedie familiari.
Ed è con un cast comprendente, tra gli altri, Crescenza Guarnieri e Nicola Pistoia che viene raccontata la monotonia quotidiana che affligge il protagonista, disposto a fare qualsiasi cosa pur di riavere il proprio posto e che si mostra attratto dal corpo sinuoso e seducente di una ragazza che spia continuamente dalla finestra e che presenta i connotati di Azzurra Rocchi.
La stessa ragazza insieme a cui condivide un momento in casa alla Halloween - La notte delle streghe (1978) che, come pure una improvvisa allucinazione sadomaso, rischia, però, di apparire piuttosto ridicolo.
Incarnando uno dei difetti che, tra fotografia non priva di pecche e lento ritmo narrativo più volte tendente alla fiacchezza, testimoniano quanto il bassissimo budget avuto a disposizione abbia penalizzato la resa generale di un'operazione dalle intenzioni decisamente lodevoli al cui interno, oltretutto, gli attori ce la mettono davvero tutta.

Fuorigioco È vero che oggi la competizione non è più sulla qualità, ma sul costo? Carlo Benso, assistente alla regia per Claudio Fragasso, nel 1993, nel suo Teste rasate, prova a risponderci attraverso Fuorigioco, storia di un individuo attorcigliato nella propria angoscia e paranoia e deciso a convincere amici ed ex colleghi di lavoro ad aiutarlo a smascherare il complotto contro di lui per poter ricattare l’azienda da cui è stato sbattuto fuori e riavere il suo posto. Il cast ce la mette tutta e l’impegno sociale dell’operazione è lodevole, ma non si può fare a meno di intuire la resa quasi amatoriale di un insieme penalizzato, senza alcun dubbio, dai ristrettissimi mezzi avuti a disposizione per concepirlo.

4.5

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