Recensione Funeral Party

Quando si dice "morire dal ridere"

Recensione Funeral Party
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Funeral Party

Immaginatevi un classico funerale, con tanto di cerimonia alla quale sono invitate decine di amici e parenti del defunto. Ecco, ora inserite, in questo contesto infelice, situazioni e personaggi imbarazzanti, con veri e propri picchi di paradossale humour inglese. Il risultato di tale cocktail sarà Funeral Party, commedia dello specialista Frank Oz, già visto in ambiti comici per il successo internazionale di una commedia come In & Out, ma anche regista di prodotti più ambiziosi quale The Score col trio delle meraviglie Norton - Brando - De Niro. Dopo il non entusiasmante La Donna Perfetta, eccolo di nuovo all'opera nel raccontare una storia tanto folle quanto esilarante, che non mancherà di provocare risate al pubblico. Pur essendo a tratti volutamente stupida, la pellicola non raggiunge però mai il basso livello delle commedie becere e volgari tipiche degli ultimi anni, ma riesce sempre a proporre un'idiozia ragionata, di classe, che se a tratti può apparire stereotipata e già vista, soprattutto nei suoi eccessi verbali, altrove regala momenti di puro e schizzato divertimento. La storia parte come detto da una base semplice: nel luogo dell'ultimo saluto al morto, si ritrovano personaggi insoliti, che finiranno per trasformare un momento di apparente sofferenza in novanta minuti di puro spasso. Sono le piccole coincidenze a creare equivoci, come lo scambiare degli acidi allucinogeni per del valium, o l'incontro tra un nano e uno dei figli del dipartito. Il cast è variegato, e vede attori già visti in altre produzioni, soprattutto di marchio inglese. Da Matthew MacFadyen (visto nel recente adattamento cinematografico di Orgoglio e Pregiudizio) a Rupert Graves (V per Vendetta) fino a Spud di Trainspotting, il bravo Ewen Bremmer, passando per svariati altri volti noti. Ma su tutti forse spicca il nano Peter Dinklage, che sopperisce alla sua bassezza fisica con un'alta prova recitativa. Il film di Oz ha anche vinto il premio del pubblico all'ultimo Festival di Locarno. Una volta tanto, si riescono ad unire plausi sia dalla massa che dalla critica, impresa molto più ardua di quanto possa sembrare.

Morire dal ridere

Quante volte si è sentito abusare di questa frase, per produzioni più o meno riuscite. In questo caso si può usare tranquillamente, tanto per il risultato ottenuto, quanto per le tematiche trattate. Si riesce a rendere leggero un tema solitamente triste, rischiando anche di andare incontro a polemiche più o meno velate. Non manca neanche qualche sottile, mai però velenoso, riferimento alla religione. Ma vi è spazio per molte trovate, che siano intrighi, rivalità familiari o vecchi amori non corrisposti. Il bello di Funeral Party è che non vi è un protagonista predestinato, ma tutti diventano parte integrante della trama. Un prodotto corale, che vede sfidarsi in una gara di bravura tutti gli interpreti, nonchè un botta e risposta di gag senza fine. E non è avaro neanche di temi già cari a Oz in passato, quali l'omosessualità, che fa capolino in maniera macabra e alquanto insolita, ma che procura una delle scene più divertenti del film. A tratti si abbandonano i lidi della dark comedy, e si scade in una sorta di vera e propria farsa, il che permette di godersi nel migliore dei modi la surreale astrazione comica che fa più volte capolino. D'altronde non ci troviamo davanti né a una classica commedia romantica di stile francese, e nemmeno alle stupide produzioni americane adatte ad un pubblico di lobotomizzati in cerca solo di sesso e volgarità. Qui si percorrono i passi della risata più genuina, non avendo nessuna ambizione di sorta se non quella di far ridere, con garbo e raffinatezza, pur non eccedendo nello snobismo di alcune produzioni che aspirano a tanto centrando però difficilmente il bersaglio. Funeral Party unisce il classico humour inglese alla farsa più esasperata, cogliendo in pieno così il suo, semplice e diretto, obiettivo: divertire. Non sarà un capolavoro, ma per una serata dove non si vuole impegnare troppo il cervello, è più che adatto.

Funeral Party Si ride, e questo è l'importante. Ma si ride con situazioni che per, quanto esilaranti e surreali, non scadono mai nella volgarità. Non era facile realizzare una commedia su un tema così delicato senza cadere in banalità o in scelte di cattivo gusto: impresa che invece a Frank Oz, già al successo per In & Out, è riuscita in pieno.

7

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