Fuga Da Reuma Park, la recensione

Aldo, Giovanni e Giacomo in versione anziana s'immergono in Fuga da Reuma Park in quella che è la loro avventura cinematografica più surreale.

Fuga Da Reuma Park, la recensione
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Coinvolti in una amichevole partecipazione, i primi che vediamo in scena sono i comici siciliani Salvatore Ficarra e Valentino Picone, impegnati ad accompagnare l'anziano padre Aldo presso il Reuma Park, casa di ricovero costruita in un vecchio luna park in cui le attrazioni sono ancora funzionanti e a disposizione degli ospiti. L'Aldo che, ovviamente, è l'Aldo Baglio che non tarda a ritrovare nel posto anche i due compagni di avventure nel mondo dello spettacolo Giovanni Storti e Giacomo Poretti, il primo alle prese con una memoria che fa cilecca e che parla ai piccioni e ai pesci rossi, il secondo che trascorre le giornate su una sedia a rotelle attaccato a flebo di Barbera (!!!), armato di pistola giocattolo e manifestante odio nei confronti di chiunque. Perché, se pensate che Il cosmo sul comò possa aver rappresentato il massimo del surrealismo per il trio che, tra l'altro, mosse i primi passi televisivi nell'ambito della trasmissione Mai dire gol, non avete ancora fatto i conti con Fuga da Reuma Park, diretto dagli stessi insieme al Morgan Bertacca che già li aveva affiancati al timone di regia del precedente Il ricco, il povero e il maggiordomo.

Odissea nell'ospizio


Gli stessi che, come accennato, si trovano in una situazione di partenza in un certo senso vicina a quella che toccò ad Ugo Tognazzi e colleghi di zingarate in Amici miei atto III, ma qui destinata ad evolversi - come il titolo suggerisce - attraverso una fuga escogitata dai protagonisti, la notte di Natale, dal parco che sembra, in realtà, un carcere di massima sicurezza con tanto di cecchini pronti a sparare a chiunque tenti di scappare. Parco in cui non mancano neppure vecchiette imbottite di Prozac a bordo di autoscontro e che, con la temibile infermiera russa taglia XXL Ludmilla alias Silvana Fallisi a fare da aguzzino, finisce quasi per rappresentare l'unica location di una produzione probabilmente votata al risparmio. Aspetto che non manca di conferire alla circa ora e mezza di visione di Fuga da Reuma Park un look piuttosto teatrale; man mano che il visionario e quasi onirico universo portato in scena sguazza tra defibrillatori, lanciarazzi e fuochi d'artificio. Senza contare un'escursione all'interno della casa dell'horror, una gag demenziale con ombre ed un'altra atta a tirare addirittura in ballo un paio di gambe staccate e camminanti, un po' come avveniva nei lavori dei Sam Raimi e Peter Jackson prima maniera. Ma, nonostante la buona volontà di tentare di regalare qualcosa di diverso al pubblico dei cinepanettoni quasi sempre indistinguibili l'uno dall'altro, risulta decisamente impresa difficile (se non impossibile) provare la sensazione di divertimento. E l'inserimento di filmati provenienti da precedenti spettacoli di successo dei tre non aiuta davvero a risollevare le sorti dell'insieme, rivelandosi soltanto un espediente piuttosto trash per poter camuffare inutilmente l'incapacità di rinnovarsi e continuare a far ridere lo spettatore dopo venticinque anni di carriera.


Fuga Da Reuma Park Per celebrare il venticinquesimo anniversario della loro carriera, Aldo, Giovanni e Giacomo invecchiano di brutto in Fuga da Reuma Park per regalare un pianeta Terra che non è il nostro ai giorni d’oggi, ma il loro tra trent’anni. Un pianeta Terra in cui improvvisano la rocambolesca evasione suggerita dal titolo nel tentativo di raggiungere Rio de Janeiro imboccando i Navigli di Milano. Ma, in mezzo a balli con anziani, gag altamente surreali (si pensi solo a quella con la morte) e battute decisamente da dimenticare (con tanto di insulsa citazione verbale per Triangolo di Renato Zero), quello che mettono in piedi è, senza alcun dubbio, il loro lungometraggio cinematografico meno riuscito. E le cause vanno ricercate soprattutto in una tipologia di comicità risalente addirittura ai tempi del muto che, rientrante tra quelle da sempre rispolverate dal simpatico trio, non viene stavolta aggiornata nella giusta maniera, apparendo soltanto eccessivamente datata e incapace di strappare risate allo spettatore del XXI secolo.

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