Recensione Festival Internazionale del Film di Roma - panoramica sezioni collaterali

Una manciata di film meritevoli visti nelle sezioni collaterali del Festival di Roma 2011

Recensione Festival Internazionale del Film di Roma - panoramica sezioni collaterali
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I film delle sezioni collaterali del Festival di Roma sono per certi aspetti più interessanti di quelli della sezione principale, perché è lì che a volte si nascondono dei piccoli, quasi invisibili gioielli di cinema. Alice nella città, ad esempio, è una cassa di risonanza per quelle pellicole che hanno protagonisti i più giovani, o che più semplicemente sfruttano, per analizzare il mondo che ci circonda, il loro sguardo. Si tratta di una sezione spesso penalizzata (come del resto accade anche per le altre sezioni collaterali) per via dell'attenzione che solitamente calamitano i film in concorso. Ciò non toglie che, specie nelle ultime edizioni del festival, questa piccola grande finestra sul (e del) mondo dei più giovani, abbia regalato notevoli sorprese, piccoli film di cui fare tesoro e che sottolineano come spesso gli occhi dei più piccoli siano in grado di penetrare e filtrare la realtà con una consapevolezza che gli adulti (pur nella loro maturità) non hanno, o hanno perso. Qui di seguito mettiamo a confronto due pellicole (francese la prima, ecuadoregna la seconda) appartenenti alla sezione Alice nella Città molto diverse tra loro per temi trattati e stile registico, ma accomunate dallo sguardo sincero e rivelatore dei loro protagonisti di cui parlavamo sopra.

La Brindille - Voto: 7 - Vincitore del premio esordienti

La Francia fa scendere in campo un'altra promessa femminile, Emanulle Millet, che debutta alla regia con un'opera fresca e (come molto bene sa fare il cinema francese indipendente) vicina alle difficoltà degli adolescenti, sempre troppo in balia di loro stessi ma nel contempo estremamente capaci di trarre dal loro cammino di ‘difficoltà' i semi di una precoce maturazione. Non fa eccezione La Brindille (letteralmente, il fuscello), storia di una diciannovenne alle prese con una gravidanza invisibile (il suo corpo acerbo sembra infatti nasconderne ogni prova) e indesiderabile (è il sogno di realizzarsi nell'arte e nella vita quello della giovane Sarah Dol che si scontra con la gigante responsabilità di avere un figlio). Eppure un giorno, colta da un malore durante l'orario di lavoro nel museo in cui fa la stagista, viene sottoposta a delle analisi che le riveleranno di essere al sesto mese di gravidanza, nonostante il suo addome non mostri alcun segno di questa gestazione. Assolutamente decisa a non avere il bambino, e colta da un senso di rifiuto per quella vita che porta in grembo, dovrà pian piano arrendersi all'evidenza dei fatti e accettare, suo malgrado, il fardello e il privilegio di essere madre. Un'opera caratterizzata dalla delicatezza con cui il cinema francese sa guardare al mondo dei più giovani, arricchita dalla prova di una giovane attrice magnetica nello sguardo e nel portamento, capace di ricostruire con una poliedrica mimica facciale i mille, instabili stati di un'adolescente come tante, stretta tra il dramma di una precoce e inattesa maternità e la spensieratezza di un'età estremamente volatile. Una storia che la regista rende unica e universale, concedendo a quel ‘simbolico' parto l'universalità dello sforzo sovraumano che tutti gli adolescenti, in ogni caso, devono compiere per uscire dalla gabbia dorata del bambino e affrontare la giungla selvaggia dell'età adulta (invidie, licenziamenti e gravidanze incluse). Voto: 7

Un film di Emmanuelle Millet.

Cast: Christa Theret, Johan Libéreau, Anne Le Ny, Laure Duthilleul, Maud Wyler.

Titolo originale: La Brindille.

Genere: Drammatico

Durata: 85 min.

Paese: Francia 2011


En el nombre de la Hija - Vincitore sezione "Alice nella città under 13"

Davvero splendido il ritratto (parzialmente autobiografico come ha precisato la stessa regista Tania Hermida P.) di due mondi distanti (da una parte bambini istruiti in nome di un cieco cattolicesimo, dall'altra i semi di un socialismo bambino) che s'incontrano/scontrano tramite gli occhi della piccola Manuela (la straordinaria Eva Mayu Mecham Benavides) e di suo fratello Camilo (l'adorabile Markus Mecham Benavides), cresciuti in Inghilterra e che durante le vacanze estive (del 1972) senza i genitori (partiti per una misteriosa missione-la specializzazione medica del padre) nella fattoria delle Ande dell'Ecuador si troveranno a interagire con i loro (più o meno coetanei) cugini, educati nel nome di un cattolicesimo imperante e di un atteggiamento razzista-borghese che impedisce loro di giocare con il figlio della governante e di credere a un mondo privo di inferno e paradiso. Attraverso il carattere ribelle, nel suo rifiutare divisioni di classe e schemi imposti da uno stile di vita sottomesso agli imperativi religiosi, Manuela insinuerà negli altri bambini (in primis suo fratello minore) il seme di una rivolta che si aggrappa ai valori liberali ed egualitari che le hanno trasmesso i suoi genitori. Dopo aver sfidato le regole di casa per includere nei giochi e far integrare l'escluso figlio della domestica (ribattezzato 'pidocchio' dai cugini borghesi) si batterà a difesa del suo nome, che la nonna conservatrice vorrebbe cambiare - in concomitanza con il battesimo - con quello da generazioni imposto alle primogenite di famiglia. Dialoghi brillanti messi in bocca a bambini che bucano lo schermo (in primis la protagonista e il suo adorabile fratellino) tramite i quali s'indaga il rapporto tra realtà e immaginazione, mistero e imposizione, che convergono in un finale fiabesco in cui la chiave di lettura sta nella vivida immagine di parole che verranno 'liberate' dai costrittivi significati attribuiti loro dalla società circostante e che ritroveranno quella libertà di senso tanto ricercata dalla fame di giustizia di Manuela, una moderna Alice alla ricerca del mondo reale che riuscirà a stravolgere il punto di vista di grandi e (soprattutto) bambini. Peccato solo che questi film non ricevano (quasi mai) l'attenzione che meriterebbero e che in ambito festivaliero qualche volta arriva, sottoforma di un sonoro scroscio di applausi (davvero meritati). Voto: 8

Un film di Tania Hermida P.

Cast: Eva Mayu Mecham Benavides, Markus Mecham Benavides, Juana Estrella, Martina Leòn

Titolo originale: En el nombre de la Hija

Genere: Drammatico

Durata: 100 min

Paese: Ecuador 2011


Lo special continua a pagina 2!

Circumstance - Vincitore Premio esordienti

Alla sezione Extra appartiene invece Circumstance della regista iraniana Maryam Keshavarz, che si è aggiudicato (molto meritatamente) il premio esordienti Ex aequo con La Brindille (di cui abbiamo parlato nella pagina precedente).

Un nuovo piccolo gioiello di cinema che ci arriva dall'emotivamente e socialmente represso Iran è firmato da Maryam Keshavarz, la sorella dell'Hossein regista del sorprendente Dog Sweat. Una storia che parla attraverso il cuore spezzato di due ragazze belle e vitali che determinate circostanze (fra tutte quella di vivere in un Paese profondamente repressivo come l'Iran) possono determinare. Atafeh e Shireen sono infatti due adolescenti iraniane, costrette come tutte le altre loro coetanee a rispettare le ferree regole comportamentali imposte dal regime, sulla cui attuazione vigilano i terribili commissariati. Ma l'esuberanza (fisica e mentale) di queste due anime gemelle (unite da un rapporto che sconfina la linea dell'amicizia contemplabile in Iran) diventerà il loro più grande ostacolo alla possibilità di vivere un'esistenza felice, libera dall'occhio vigile dei commissariati. Ancora non disposte a far sì che la repressa società cui appartengono possa decidere per la loro vita, dovranno pagare con i loro sentimenti il prezzo di una vita che non scende a compromessi, maledettamente disinteressata ad accogliere ciascuno per quello che è. Delicato, poetico, e anche terribilmente realistico l'occhio filmico di cui si serve la regista iraniana Maryam Keshavarz per ritrarre la storia (ancora una volta) di un Iran carnefice che sacrifica la libertà dei propri cittadini in nome di un rigore irrazionale, figlio della paura di perdere il potere. L'intimità, ancora ingenua e curiosa, racchiusa nella voglia di scoprire e scoprirsi di due ragazze belle, sensibili e intelligenti s'infrange così contro il muro di dolore che dovranno affrontare, osteggiate nel loro (speciale) volersi bene da amici, parenti e istituzioni che mutano la loro presenza nell'inquietante occhio di un Grande Fratello del terrore. Una storia toccante raccontata con una regia che alterna in modo funzionale il contatto cerebrale e quello fisico tra Atafeh e Shireen, i cui corpi al pari delle loro anime tenderanno a sovrapporsi (come accade ai loro lunghi capelli mescolati in un inscindibile amalgama sul letto) fino a divenire un'entità sola. Un sorprendente esordio che sancisce ancora una volta la tenacia e la profondità d'espressione con cui il cinema iraniano è capace di guardare sé stesso e le controversa società dalla quale sorge. Voto: 8

Un film di Maryam Keshavarz

Cast: Nikohl Boosheri, Sarah Kazemy, Reza Sixo Safai, Soheil Parsa

Titolo originale: Circumstance

Genere: Drammatico

Durata: 107 min

Paese: Francia, USA 2011

 


Festival del Film di Roma 2011 Si chiude qui la nostra breve incursione nelle sezioni collaterali del Festival, felici di aver avuto la possibilità di conoscere tre piccole gemme del cinema giovane che meriterebbero maggior attenzione da parte di pubblico e distribuzione. Speriamo, un giorno, di poter ritrovare questi film in tutte le sale italiane.

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