Recensione Exiled

Onore e amicizia in un capolavoro d'azione

Recensione Exiled
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Quando ormai ogni speranza sembrava vana, ecco accadere il miracolo: a tre anni dalla sua presentazione al Festival di Venezia, ecco giungere nelle sale italiane Exiled di Jhonnie To. Nonostante l'infelice collocazione estiva, che farà passare inosservata la pellicola alle grandi masse, è comunque da plaudire la scelta di Ripley's video di distribuire questo piccolo gioellino del regista di Hong Kong, considerato non a torto il vero erede di John Woo. Exiled è un film che colpisce per la sua nuda crudezza, per l'alchimia perfetta che fonde violenza e poesia in un vortice di emozioni e azione, dolore e malinconia. Una storia tanto semplice quanto complessa, che vede al centro della vicenda la profonda amicizia che lega cinque killer, messa a dura prova dal tradimento di uno di loro, e di cui il nuovo boss giunto da Hong Kong richiede l'esecuzione. Due degli assassini, seppur riluttanti, hanno il compito di eliminare il "rinnegato" (sposato e con un figlio), ma sulla loro strada trovano la netta opposizione degli altri due compagni, pronti a tutto pur di evitarne l'assassinio. Dopo un contrasto iniziale, i cinque uomini decidono di unire le loro forze per opporsi al volere del boss, e rinsaldare così il loro profondo legame. Ora si trovano da soli a lottare, cavalieri erranti, di nuovo fratelli in una lotta impari contro il potere delle triadi. Ma la lealtà e il senso dell'onore rende epica la loro battaglia, il grido lancinante e acuminato di un poker di antieroi dannati.

Quando la violenza diventa Poesia

Dopo le atmosfere oscure e "diplomatiche", pur negli eccessi brutalmente estremi, dell'affascinante dittico di Election, Jhonnie To torna all'azione più pura e spettacolare, memore di A hero never dies, uno dei suoi primi capolavori. Anche qui troviamo un'amicizia profonda, un legame virile che lega i protagonisti in un'impresa assurda quanto inesorabilmente votata alla disfatta, condotta solo in nome di vecchi valori ormai decacuti all'alba del nuovo secolo. Un codice d'onore più connesso forse allo spirito dei samurai, e i cinque killer finiscono per diventare come ronin, guerrieri senza padrone, pronti al sacrificio estremo. Attratti dall'incoscienza, sublimi nel mascherarsi da cowboy dagli occhi a mandorla, in una Macao più simile al far west che alle sua controparte reale. Ed è del proprio dal western, come del resto il suo maestro e predecessore John Woo, che To recupera gli archetipi classici della frontiera americana, contestualizzandola ai lidi d'oriente. La violenza assume forma atta non alla mera crudeltà, ma diventa il mezzo per trovare lo scopo. Incapaci di trovare la felicità che solo uno di loro ha saputo raggiungere abbandonando il mestiere, decidono di porre le loro vite in gioco per poter regalare un barlume di speranza. Uno per tutti, tutti per uno, fino alla fine.Una delle più grandi qualità del regista è quella di rendere la violenza sublime. Meno pirotecnico di Woo, ma più ossessionato da una ricerca stilistica totale, To ci consegna un lavoro visivamente splendido e intenso, laddove ogni pallottola vagante non passa inosservata. I suoi giochi di inquadrature, laddove specchi umani si fondono al contesto, o quando i rallenty si soffermano su piccoli ma prodondi particolari, sono una vera manna dal cielo per gli appassionati degli Action movie con la a maiuscola. Ma se l'azione è certo parte fondamentale e imprediscindibile del suo Cinema, non va considerata minore la carica malinconica di cui è maestro. Il fattore nostalgico, il ricordo del passato è sempre acceso, come una fiammante torcia che arde sempre nel cuore dei protagonisti. La foto che li ritrae da giovani, è l'esempio più calzante per descrivere al meglio l'essenza della pellicola. Un toccante affresco dell'amicizia nel senso più profondo del termine, di una fratellanza impossibile da sciogliere, nonostante le più ardue circostanze. Maestro tanto nelle splendide scene d'azione, coreograficamente spettacolari, quanto nel dipingere l'umanità dei suoi protagonisti, l'autore di Hong Kong si conferma tra i più grandi maestri d'Oriente . Ottimo il cast, che vede la presenza di attori ben noti agli appassionati del cinema orientale: dal feticcio di To, Simon Yam , ad Anthony Wong e Nick Cheung. Una prova corale e appassionata, che regala anima e cuore ai personaggi, e coinvolge lo spettatore fino alla concitata sparatoria finale, tra i momenti più grandiosi e struggenti del cinema d'azione recente.

Exiled Sono passati tre anni dalla sua presentazione sul Lido, ma finalmente Exiled gode di una distribuzione nel Belpaese e anche il pubblico italiano può godersi questo capolavoro di azione e malinconia, marchiato a fuoco dall'inconfondibile timbro di Jhonnie To. Una poesia immersa nel sangue e nella violenza, pregna di un fascino arcano e intenso, che accompagna suademente l'eroica impresa di cinque uomini d'onore. Tra i picchi più alti del cinema orientale, e non solo, degli ultimi anni.

8.5

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