Recensione Eva no duerme

Il regista argentino Pablo Agüero ripercorre il controverso 'viaggio' di Evita Peron nel suo post mortem: un film dallo stile forte e rigoroso in cui forma e contenuti non sembrano viaggiare sempre sulla stessa frequenza.

Recensione Eva no duerme
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Eva (detta Evita) Perón, uno dei personaggi più osannati e al contempo bistrattati della storia d'Argentina, diventa First Lady a soli 27 anni e muore precocemente a 33 per un tumore. Vera guida spirituale del Paese in quegli anni, ovvero durante il governo del marito - Presidente Juan Domingo Perón - Evita Perón rappresenta uno di quei personaggi così carismatici, dallo spirito permeante, che nemmeno la morte potrà scalfire. Al decesso, le sue spoglie verranno affidate alle mani di un imbalsamatore esperto (dottor Pedro Ara) perché il suo copro resti immortale al tempo, e poi poste in una bara chiusa da un vetro trasparente ed esposte alla Segreteria del Lavoro. In suo onore, la fila di cittadini mobilitatisi per l'ultimo commiato all'ex first lady sarà infinita. In un secondo momento, in seguito alla deposizione di Peron dalla carica di Presidente, il cadavere verrà sequestrato e girerà per mesi attraverso gli edifici militari prima di sparire definitivamente in Europa (ed essere poi seppellito al cimitero Maggiore di Milano), in modo da scampare il pericolo paventato dai militari di "Revolución Libertadora", ovvero che qualsiasi fosse stato il posto destinato a ospitare quei resti si sarebbe trasformato in un luogo di culto. Tra i più ossessionati dall'eliminazione del corpo della ex first lady c'era l'ammiraglio Emilio Massera (interpretato in questo Eva no duerme del regista Pablo Aguero da Gael Garcia Bernal), legato alla donna da un odio così radicato, da volerla a tutti i costi fuori dal Paese. Solo ventisei anni dopo, nel 1974, dopo una lunga battaglia di recupero del corpo, Evita Peron tornerà finalmente in Argentina, proseguendo almeno idealmente quel ruolo di guida spirituale che le era stato assegnato tanti anni prima.

Evita Perón

Il cinema argentino riflette su uno dei personaggi più influenti nella storia del paese con il film Eva no duerme del giovane regista Pablo Aguero (classe 1977). Il secondo lungometraggio del regista argentino è un film cupo, a tratti gotico, che ripercorre le vicende della Peron all'indomani della sua morte. Suddiviso in tre capitoli e strutturato in una dimensione fortemente teatrale dove ogni episodio è uno scambio fitto di dialoghi sullo sfondo di un'unica location. L'imbalsamatore, il trasportatore e il dittatore sono i tre momenti chiave nel viaggio di Evita Peron post-mortem. Un corpo bellissimo, cristallizzato nella sua eterea serenità, si muoverà attraverso i cunicoli bui del suo Paese e portandosi dietro un fitto senso di sacralità. Aguero sceglie uno stile austero e rigoroso rievocato da una fotografia cupa e dialoghi serrati, per ripercorrere le tappe di questa storia, mostrando la duplice di una donna al tempo stesso osannata e odiata. Il viaggio di Evita è e assume il valore simbolico di un intero Paese, incarnandone follie e aspirazioni, non solo in vita ma anche in morte. Un'opera di un estetismo estremo e anche di grande forza comunicativa di cui però, sfugge, a un certo punto il nesso funzionale tra forma e contenuto. Una pagina di storia fortissima, interessante raccontata attraverso una caratterizzazione esemplare ma che avrebbe forse potuto trovare il suo corridoio narrativo in tanti altri modi, meno estetici ma più diretti, ‘comprensibili'. Restano comunque dei frangenti filmici realmente degni di nota, come la breve apparizione di cornice di un Gael Garcia Bernal in divisa, avvolto in una fitta penombra e dal fumo, intento a ricordare il suo odio profondo per quella ‘stronza', ‘puttana' di donna.

Eva no duerme Pablo Aguero racconta una pagina di storia dell'Argentina, ripercorrendo le vicende di Evita Peron nel suo post mortem. Un film con un impostazione teatrale e dallo stile assai accattivante di cui si percepisce, però, il sottile scollamento tra forma e contenuti.

6.5

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