Dragon Ball Z: La Battaglia degli Dei, la recensione del film Netflix

Dragon Ball Z: La Battaglia degli Dei ha dato il via ai nuovi archi narrativi della serie Super. Ecco perché recuperarlo su Netflix.

Dragon Ball Z: La Battaglia degli Dei, la recensione del film Netflix
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Se, da un lato, l'Italia ha conosciuto Dragon Ball Super (sia in versione cartacea che televisiva) soltanto nell'ultimo anno, dall'altro la storia che vede frapporsi il leggendario Son Goku al Dio della distruzione Beerus è nota ai più già da un paio d'anni. Questo grazie a Dragon Ball Z: La Battaglia degli Dei, lungometraggio arrivato nelle sale italiane nel 2014 e che ha anticipato di circa un anno il primo arco narrativo di Dragon Ball Super, raccontandone di fatto la stessa trama. Il film è attualmente disponibile nella sezione anime di Netflix e, peraltro, sarà trasmesso su Italia 2 nella serata di martedì 12 settembre. L'importanza di Dragon Ball Z: La Battaglia degli Dei, all'epoca, è stata notevole, in quanto ha rappresentato un ritorno prestigioso in sala dello storico franchise dopo diversi anni.


Nuove entità

Esattamente come nella serie TV anime, attualmente in corso sui canali Mediaset, Dragon Ball Z: La Battaglia degli Dei è ambientato qualche tempo dopo la sconfitta di Majin Bu a opera di Goku, che è riuscito a salvare l'intero universo dalla minaccia del demone e a riportare la pace. I Guerrieri Z vivono un periodo di tranquillità, durante il quale il protagonista continua ad allenarsi sul pianeta di Re Kaioh mentre la vita sulla Terra va avanti. Il film ha introdotto per la prima volta l'avvento di nuove entità divine, come il Dio della distruzione Beerus (che nel film conserva la nomenclatura originale, Bills) e il suo assistente, l'angelo Whis. La storia del lungometraggio, il 14esimo nell'intera filmografia dedicata a Dragon Ball Z, è più o meno nota a tutti gli appassionati, ma la riassumiamo in breve per tutti coloro che non si sono ancora approcciati alle nuove trame imbastite da Akira Toriyama: Beerus, il Dio della distruzione che mantiene intatti gli equilibri dell'universo, si risveglia da un sonno durato ben trentanove anni. La divinità ha sognato per lungo tempo una figura misteriosa e leggendaria, nonché l'unico guerriero che riuscirà a rivaleggiare con lui: il Super Saiyan God. Venuto a conoscenza che sulla Terra sono presenti gli ultimi Saiyan sopravvissuti al genocidio di Freezer, Beerus e Whis si mettono alla ricerca del leggendario combattente. Ai Guerrieri Z, e in particolare a Goku, il compito di fronteggiarlo per evitare che la sua smania di distruzione coinvolga il pianeta Terra - appena ripresosi dalla minaccia di Bu. Senza aver paura di fare troppi spoiler, anche perché si tratta di una figura presente finanche sui poster del film, ovviamente il Super Saiyan God si rivelerà essere Goku, che potrà raggiungere questo nuovo stadio di trasformazione e combattere alla pari con Beerus.

Meglio dell'anime?

Dragon Ball Z: La Battaglia degli Dei sviluppa, nel corso di circa un'ora e mezza, una trama interessante che regala una ventata d'aria fresca al franchise evergreen che ha accompagnato le ultime generazioni a partire dagli anni '80. Espandendo la lore con una figura dall'incredibile potenziale come Lord Bills e Whis, ma anche introducendo la nuova trasformazione di Goku, il film si ricollega vagamente anche al vero finale di Dragon Ball Z (quello relativo all'incontro tra il protagonista e Ub durante il nuovo torneo di arti marziali) con alcuni, piccoli dettagli come il futuro arrivo della piccola Pan - ma pone anche diversi problemi di continuity con Dragon Ball GT, che comunque non è mai stato canonico. In ogni caso figure come il Super Saiyan 4 sembrano essere destinate a soccombere di fronte alla dimensione divina del Super Saiyan God. Il lungometraggio riesce a condensare in meno di due ore la stessa trama dell'anime, con qualche piccolissima differenza narrativa, ma facendo ampiamente a meno di parti di storia superflue che ci vengono invece propinate nella versione seriale. Ecco che veniamo subito catapultati, già all'inizio del racconto, nell'allenamento di Goku e nel successivo, primo confronto con Beerus, con uno scontro finale alla fine del film molto più sbrigativo ma eccezionalmente trasposto in termini puramente visivi e sonori.

Forte anche di un comparto visivo rinnovato rispetto al tratto di disegno cui ci ha abituato l'anime originale, ma non per questo meno dettagliato, Dragon Ball Z: La Battaglia degli Dei è un vortice di colori e disegni misti all'utilizzo delle moderne tecniche di computer grafica, che rendono al meglio le dinamiche di uno shonen del calibro di Dragon Ball e pongono il lungometraggio diverse spanne al di sopra delle tanto discusse animazioni della serie televisiva. Un appunto finale riguardante le voci dei personaggi, che pur accantonando quelle classiche e storiche della versione Mediaset riesce a fornire un doppiaggio di ottimo livello grazie allo studio di Fabrizio Mazzotta.

Dragon Ball Z: La Battaglia degli dei Pur mischiando non poco le carte in tavola rispetto alla lore classica del manga, al finale dell'opera e al prosieguo non canonico della saga, Dragon Ball Z: La Battaglia degli Dei offre una piacevole ora e mezza in compagnia dei Super Saiyan e di nuove, inedite entità divine: un mosaico di personaggi e nuove situazioni che fanno da apripista alla nuova serie Dragon Ball Super e che potrebbe rappresentare, grazie alla sezione Anime di Netflix, un'occasione per recuperare il primo arco narrativo dell'anime e poter approcciare tranquillamente i nuovi episodi su Italia 1.

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