Recensione Dracula di Bram Stoker

Francis Ford Coppola dirige un'originale e visionaria rivisitazione del classico di Bram Stoker, con un conte raffinato ed inquietante cui presta le sembianze un magnetico Gary Oldman.

Recensione Dracula di Bram Stoker
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Il mito di Dracula ossessiona la Settima Arte sin dai suoi albori: non è un caso che tra le migliori trasposizioni dell'omonimo romanzo di Bram Stoker vi sia proprio il Nosferatu di Murnau datato 1922. Una lunga carriera cinematografica per il vampiro più famoso di tutti i tempi, lunga quasi un secolo e solcata da volti cardine dell'iconografia horror: da Bela Lugosi a Boris Karloff, da Christopher Lee a Klaus Kinski, sono in tanti ad aver prestato le sembianze al leggendario succhiasangue. Una delle interpretazioni più atipiche e memorabili rimane proprio quella di Gary Oldman nell'originale versione del mito letterario firmata nel 1992 dal maestro Francis Ford Coppola, film che oltre ad esser entrato negli annali del genere gotico ha anche salvato la casa di produzione dello stesso regista dal fallimento. Dracula di Bram Stoker, dal titolo controverso viste le molte libertà che si prende rispetto alla fonte originaria, ha infatti incassato worldwide oltre 200 milioni di dollari a dispetto di un budget di soli 40, trovando un sostanziale apprezzamento sia di pubblico che di critica.

"Ho attraversato gli oceani del tempo per trovarti"

Costantinopoli, 1462. In seguito alla tragica scomparsa dell'amata moglie, Vlad Tepes (un cavaliere cristiano che si era erto al comando del suo esercito a difesa della Transilvania dall'invasione turca) rinnega il proprio dio scatenando i poteri oscuri, che lo trasformano in una creatura del male. Nel 1897 a Londra il giovane avvocato Jonathan Harker, in procinto di sposarsi con la fidanzata Mina, è incaricato dalla sua società di concludere un affare riguardante acquisti immobiliari da parte del conte transilvano Dracula. Giunto nell'isolato castello del nobile (che in realtà è lo stesso Vlad, sopravvissuto nei secoli poiché divenuto un vampiro), Harker viene trattenuto contro la sua volontà nella dimora da tre spose demoniache, mentre Dracula è in procinto di partire per la capitale inglese: egli ha infatti riconosciuto in una foto di Mina, che il legale portava con sé, l'identico volto della moglie scomparsa da oltre quattro secoli.

Il tempo del ritorno

Romantico e lugubre in un kitsch elegante che ambisce ad una visionarietà potente e luciferina. Dracula di Bram Stoker non è forse la miglior versione del romanzo, ma rimane senza dubbio tra le più originali dal punto di vista stilistico. Coppola permea ancora una volta la narrazione con tocchi sperimentali, passando da impressioni fumettistiche (nel carminio prologo) ad atmosfere magneticamente gotiche, sfruttando al meglio, e senza risparmiarsi, calde ventate di tensione erotica, ben espresse dalle pulsioni sessuali di Mina e Lucy e dalle tre spose vampire (tra le quali anche una giovane Monica Bellucci) che tengono incatenato in un mare di sanguinosa lussuria il giovane Harker. Il tutto solcato da imperiose tonalità dark che esplodono macabramente negli ottimi effetti speciali, con il protagonista che appare in svariate, mostruose, incarnazioni. In questa tetra e decadente love-story che attraversa lo scorrere dei secoli, la sceneggiatura di James V. Hart (già al lavoro su un altro grande classico come Peter Pan nell'Hook di Spielberg) osa fino all'eccesso, deformando alcuni personaggi (un Van Helsing così "insolito" non si era mai visto) e alcuni passaggi chiave e puntando ad un gusto di costante ed orrorifica meraviglia, gestito al meglio dal regista di Detroit. Che nella sua mistica rappresentazione riesce a forgiare ambientazioni affascinanti, dall'oscuro castello del Conte alla frenetica e moderna Londra di fine XIX secolo (con tanto di citazione anacronisticamente forzata del cinematografo), che guardano sia a trasposizioni passate che a ruggenti eccessi emoglobinici più attigui al contemporaneo. E un Dracula così sensuale e chic (come affermato da Coppola, sulla scia del Kinski di Nosferatu, il principe della notte di Herzog) nella sua veste ringiovanita è pregno di tutta quella malia che ai tempi Oldman era in grado di trasmettere.

Dracula di Bram Stoker Un'epica kitsch e rivoluzionaria caratterizza la versione del classico romanzo horror firmata da Francis Ford Coppola. Con un cast "in parte" (a cominciare da Oldman e la Ryder, passando per uno schizzato Tom Waits) e una regia ambiziosa che sperimenta diversi stili su un'impalcatura gotica di gran fascino, Dracula di Bram Stoker rivitalizza il mito del conte Vlad, a tratti eccedendo in virtuosismi imperfetti ma comunque sempre pregni di un potente impatto immaginifico solcato egregiamente dal dandy e luciferino protagonista.

8

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