Recensione Dorme

Il ritorno in sala del film-cult firmato Eros Puglielli

Recensione Dorme
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Girato nel 1993, con una SuperVHS, trasferito poi su pellicola 35mm grazie alla Indigo (allora al suo - profetico - debutto produttivo) e distribuito da Lucky Red solo nel 2000, torna oggi nelle sale (sul circuito di Distribuzione Indipendente) il folgorante, ed è proprio il caso di dirlo, esordio alla regia di Eros Puglielli, dal titolo Dorme. Realizzato dal regista romano a soli diciannove anni per poter essere ammesso ai corsi del Centro Sperimentale di Cinematografia, Dorme rappresenta lo psichedelico viaggio di un ragazzo come tanti nei labirinti mentali della propria inadeguatezza, in una società il cui occhio conformista provoca reazioni di deformazione percettiva, trasformando i bassi in nani da giardino, le ragazzotte boriose in orripilanti mostri mono-oculari e i bulli di quartiere in micidiali avversari sdoppiabili. 75' di pure follia visiva e una narrazione sporca, sconnessa, sovraesposta, eppure ritmica e ossigenata con un ritmo incalzante, inaspettatamente efficace nel seguire l'epicamente ridicolo processo di metabolizzazione di un sentirsi inadatto mentale che diventa stato fisico. Un rimpicciolimento percettivo che sfiora lo zero (la festa vissuta ad altezza acaro) per poi risalire verso una presa di coscienza che lavori nel senso di una conquistata autostima (la proiezione di un io-Mazinga vista nello specchio della mente). E a un certo punto la qualità di un'immagine rudimentale e i graffi sonori non contano più, surclassati da un'idea di cinema, che si anima fotogramma dopo fotogramma, davvero e sovversivamente geniale.

Ruggero alias 'Il ragazzo basso'

Ruggero è un ragazzotto di periferia dalla faccia pulita e piuttosto basso che vive un vero e proprio trauma quando la sua ragazza, Anna, decide di lasciarlo proprio a causa della sua modesta statura, nonostante il suo sforzo di nutrirsi di sola e ributtante carne cruda come il padre lo esorta a fare da una vita. Ma l'impavido Ruggero non s'arrende e continua a telefonare a casa della sua ex in attesa di un ulteriore confronto che non arriverà mai, perché a ostacolarlo interverrà ogni volta puntuale la madre di lei, con un sempre più esasperante "Anna dorme". A quel punto, l'unica alternativa sarebbe recarsi direttamente presso le case popolari in cui Anna vive, se non fosse che l'accesso ai caseggiati è reso impraticabile dalla inquietante presenza dei fratelli Riccio, una sorta di ragazzone psicopatico che raddoppia la sua ‘pericolosità' nella convinzione di incarnare anche il fratello gemello. In soccorso di Ruggero arriverà però l'amico fidato, munito di una prodigiosa pillola dal potere rinvigorente (il Monaco 2) che trasformerà (almeno nelle intenzioni) il pauroso Ruggero nel suo alter-ego 'mazinghiano', pronto perfino a sfidare la follia dei temibili fratelli Riccio.

Sognando (la) California

La genialità di Dorme sta nel suo essere invecchiato rimanendo giovane (vent'anni che affiorano solo nostalgicamente dai telefoni a gettoni, dalle riviste di Beverly Hills 90210 e dall'assenza dell'oramai galoppante iper-comunicazione), senza perdere la freschezza di una sgrammaticatura registica che narra fin troppo bene il disagio adolescenziale di un ragazzo che solo per il suo suo essere un po' fuori dai canoni estetici viene considerato, perfino dagli amici del calcetto, un mezzo-uomo. Riprese in soggettiva, inquadrature deformanti, luci bruciate, tutto concorre (coscientemente o casualmente) ad alimentare il tono caustico e grottesco eppure straordinariamente fantasy delle proiezioni di Ruggero verso una California sognata che non esiste. Lo stato di alienazione ed emarginazione è qui reso palpabile dallo stile sottolineato e urlato di una regia sperimentale e fuori dai canoni che registra il dimenarsi di super-eroi e mega-mostri sui generis, tutti facce di un mondo che crea pochi stereotipi e molti fuori misura. Ne viene fuori un lavoro, appunto, fuori dagli stereotipi e per questo di gran lunga più interessante della media che, a distanza di vent'anni, è ancora attuale nel suo essere fuori da ogni tempo.

Dorme Dorme di Eros Puglielli torna in sala a vent’anni dalla sua realizzazione, portando una reale (ri)spolverata di freschezza nel panorama creativo del cinema italiano. Un lavoro folle, insubordinato, senza paura di apparire ma con la volontà di essere qualcosa e che, se visto senza paletti o filtri di sorta, può regalare una sincera ora e mezza di esorcizzazione della realtà. Sarà che il cinema italiano dorme un po’ troppo sugli allori di lavori senz’anima o sarà che Dorme ha una capacità onirica che scuote l’anima (e la risata), comunque, otto al coraggio morale e materiale di una pura e audace espressione filmica.

8

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