Recensione Demolition - Amare e vivere

Davis ha appena perso sua moglie in un incidente d'auto, eppure sembra non esserne turbato... almeno fino a quando comincia a smontare tutto.

Recensione Demolition - Amare e vivere
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C'è una casa di distribuzione che in Italia non sbaglia più un colpo da anni, e quella casa è la Good Films. Tra i film recentemente distribuiti si annoverano il bellissimo Escobar dell'italiano Andrea Di Stefano, il dramma giudiziario-familiare In nome di mia figlia, e il capolavoro grottesco The Lobster. Con Demolition - Amare e vivere la casa di distribuzione romana colpisce di nuovo nel segno: il perimetro questa volta è un delicatissimo dramma narrato in chiave non convenzionale che, di fatto, ci lascia entrare nella testa del personaggio interpretato da Jake Gyllenhaal. Il film rappresenta il ritorno in sala di Jean-Marc Vallée, regista noto ai più per Dallas Buyers Club (che valse l'Oscar a Matthew McConaughey e Jared Leto) ma anche per Wild. Film percettivo che richiama all'istinto più viscerale, animato da percussioni profonde e da una colonna sonora di grande impatto, è la storia dell'elaborazione di un lutto. Ma ve lo diciamo subito: non gioca con le regole tradizionali e non è melodrammatico.

Nobody wants carousels anymore

Davis (Jake Gyllenhaal) vive come in una bolla di sapone, lontano dal mondo, sordo alle sue voci. Si occupa di investimenti finanziari nella società del suocero ed è dannatamente bravo nel suo lavoro, pure troppo: la sua vita è stata rapita da un iPhone e dai bilanci aziendali. La tragedia accade inaspettatamente: Davis è in auto con sua moglie quando restano coinvolti in un incidente stradale. Lei perde la vita, ma Davis non sembra accusare il colpo. Al contrario, accoglie la vita con preoccupante normalità. Il suo massimo problema, nel reparto ospedaliero in cui diventa vedovo, è lo snack che si incastra e non viene erogato dalla macchinetta. Visibilmente infastidito, arriva a contattare il customer care della casa madre e a trovare casualmente un'interlocutrice profonda in un'altra persona dall'esistenza traumatica e dalla sensibilità sui generis, Karen Moreno (Naomi Watts), una donna dai "capelli biondi, occhi castani, ma non ispanica come il nome suggerirebbe". Nel frattempo Davis prosegue la vita come se nulla fosse successo, una tranquillità che insospettisce e indispettisce il suocero e capo Phil Eastwood (Chris Cooper). Prende però vita una nuova abitudine: comincia a smontare oggetti ed elettrodomestici difettosi, perché sa che quando qualcosa non funziona bisogna smontarlo nei suoi piccoli ingranaggi per arrivare a individuare il problema. Lentamente, il principio dello smontaggio e della demolizione si impadronisce di lui a un livello viscerale, in un processo che non è solo esterno: mentre Davis abbatte case, sfascia le pareti, distrugge i tavoli dove si sono consumati interi pasti, sta anche distruggendo tutto il suo involucro cementificato attorno ad una personalità che è stata isolata e disumanizzata, in nome di una società iperfinanziaria in cui le persone tendono sempre più a diventare robot. Demolition è la storia di Davis, di Karen e del figlio Chris: lo scavo nel profondo delle problematiche umane di oggi a furia di picconate e martellate.

Un film ispirato

Nato dalla penna di Bryan Sipe, sceneggiatore pressoché esordiente ad Hollywood, l'intuizione del film, la sua narrazione non convenzionale e l'idea di raccontare un processo interiore attraverso un'esteriorità fatta di corrispondenze con reparti di customer care e lavoro pro bono per ditte di demolizioni arrivano a conferire a questo film una profondità molto più intima, in cui siamo trasportati vicino al cuore dei protagonisti e riusciamo a vivere in misura percettibile quei drammi - come il lutto - che oramai al cinema sembrano raccontati con stereotipati standard melodrammatici fabbricati in serie. Il film di Vallée è innanzitutto ruggente, contraddistinto da un ritmo forte, da una soundtrack ben assortita (su Spotify ci sono già le playlist e sono caldamente consigliate), da personaggi profondi e ben caratterizzati. Non è casuale l'incontro fra Davis e Karen: lui dalla finanza, lei dal servizio clienti, sono le icone esemplificatrici del mondo corporate contemporaneo, disumanizzante e totalizzante (come dice Davis stesso: «Ma perché, il customer care è una professione?»). Demolition è un grande film non solo perché straordinariamente efficace nella resa delle emozioni e della perdita, ma soprattutto perché fortemente empatico e ispirazionale. Dal film di Vallèe si esce rinnovati come solo un grande lungometraggio permette di fare, rinfrescati da un bagno nei sentimenti umani più reali e profondi.

Demolition Consigliato a un pubblico eterogeneo e trasversale, la narratività atipica di Demolition permette al film di empatizzare con ogni audience, toccando registri comunicativi differenti, cadenzato da una colonna sonora fra le migliori dell'anno. Amerete il personaggio di Davis e troverete in lui l'incarnazione della "demolizione" di cui ognuno di noi ha bisogno. Perché ogni tanto fa bene, demolire le mura dietro le quali abbiamo nascosto e soffocato il nostro cuore, e vedere cosa c'è alla base del meccanismo.

8

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