Recensione Dear John

Lasse Hallstrom dirige un dramma sentimentale stanco e banale

Recensione Dear John
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Ed ecco che Lasse Hallstrom torna a commuovere (almeno nelle intenzioni) il pubblico, dopo aver recentemente causato cascate di lacrime con Hachiko e in passato con classici del genere sentimentale come Chocolat e Le regole della casa del sidro. Il regista svedese, trapiantato stabilmente da oltre vent'anni in terra americana, ci riprova in questo inizio 2010 con Dear John, storia d'amore che ha avuto un buon successo nella patria dello Zio Sam, rasentando ottanta millioni di dollari d'incasso. Merito senza dubbio, oltre che della fama del regista, della presenza nel cast di due star giovani (e giovanili) come il sempre più lanciato Channing Tatum (G.I. Joe - La nascita dei Cobra, Step Up) e la bella Amanda Seyfried (Mamma Mia, Jennifer's Body), in grado di attirare orde di ragazzine dagli occhi sognanti, complice anche una storia che più stappalacrime non si può. La ricetta sembra esser perciò destinata solo a una certa tipologia di pubblico, andiamo a vedere se vi sono spunti interessanti anche per chi ha più di quindici anni e/o non è in astinenza da saccarosio.

L'amore diviso dalla guerra

Savannah Lynn Curtis (Amanda Seyfried) e John Tyree (Channing Tatum) vivono in un paesino della Carolina del Nord. Il ragazzo ha un rapporto burrascoso col padre, mentre la giovane è molto devota. Quando si incontrano per caso, si innamorano follemente, ma il destino che li ha appena messi uno di fronte all'altro, è già pronto a giocare il più subdolo degli scherzi: infatti John dopo solo una settimana è costretto a partire per l'esercito, nel quale si era arruolato precedentemente. La lontananza è in parte colmata da un gran numero di lettere che i due si spediscono, e quando il periodo di ferma sembra finito e John potrebbe tornare a casa dall'amata, la più grande delle tragedia sconquassa l'America e il mondo intero: è l'11 Settembre 2001, la data che ha segnato per sempre la storia. In seguito agli attentati, il forte spirito patriottico spinge il ragazzo a rimanere ancora tra le armi, e di partire per l'Afghanistan assieme ai suoi commilitoni. Savannah approva la decisione del compagno, ma ben presto si rende conto di sentirsi sola e, non senza rimorsi, si butta tra le braccia di Tim (Henry Thomas), un suo vecchio amico. Sarà una lettera a svelare al soldato la triste realtà.

Senza mordente

Senza dubbio Hallstrom sa come raggiungere un certo tipo di audience, e di questo bisogna dargliene atto. Dear John è un film perfetto per le ragazzine, cui si devono probabilmente i lauti incassi. Ma è altresì detestabile da tutti gli altri, appassionati di Cinema con la c maiuscola inclusi. Cento minuti di noia, di situazioni strappalacrime che si susseguono incessanti, intervallate ovviamente da classiche love songs, che possono addormentare anche chi soffre di insonnia da anni. Questa volta il regista di Stoccolma non ha raggiunto i picchi di classe che avevano contraddistinto alcuni dei suoi precedenti lavori, offrendo uno spettacolo retorico eccessivamente sentimentale, spinto al dramma in ogni suo fotogramma ed è difficile ricordare almeno un sorriso nell'arco di tutto il film. Questo ovviamente penalizza il ritmo, e la vicenda procede stancamente senza una sceneggiatura che riesca a infondere un minimo di carattere ai suoi personaggi, complice le interpretazioni scialbe e monocorde dei due protagonisti (Tatum è più adatto ai ruoli d'azione, complice il fisico possente), tra cui il feeling sembra non esplodere mai, nemmeno nelle tanto attese (e patinate) scene amorose. Dal punto di vista prettamente registico vi è poco di imputabile ad Hallstrom, che sa indubbiamente come destreggiarsi dietro la macchina da presa, ma il problema più grande è che questo Dear John pecca di personalità, lasciando poco a visione terminata, se non la consapevolezza d'aver assistito, con fatica, alla fiera della retorica tipicamente americana, sia per quel che concerne l'ambito militare che quello prettamente emozionale. Dal surf ,sport dal quale parte l'incipit della trama, allo stereotipo del miglior amico innamorato, osserviamo un ripetersi ciclico di clichè che francamente da un autore svedese, che dovrebbe aver ben impressa la lezione del Cinema di Bergman, non avremmo voluto aspettarci. Lettori (ma soprattutto lettrici) dalla lacrima facile, non temete: gli ingredienti a voi cari qui non mancano, anzi addirittura sono esasperati. Per tutti gli altri l'unico consiglio è quello di girare alla larga, senza se e senza ma.

Dear John Dear John è un film elitario, nell'accezione più negativa del termine. Per chi ha smania di tirare fuori il fazzoletto, è sicuramente un toccasana, mentre un calcio nelle parti basse è più consigliabile per tutti gli altri. Dispiace dirlo, ma questa volta Hallstrom ha fatto un buco nell'acqua (di lacrime).

4.5

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