Recensione Dead Rising: Endgame

Jesse Metcalfe e Meghan Ory tornano ad affrontare i morti viventi nel sequel live-action tratto dalla popolare saga videoludica made in Capcom.

Recensione Dead Rising: Endgame
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Due anni dopo la diffusione del contagio che trasforma le persone in zombie il governo degli Stati Uniti ha istituito zone di quarantena tra cui quella di East Mission, considerata come il luogo più pericoloso al mondo. Proprio lì il reporter Chase Carter e la sua compagna Crystal, sopravvissuti agli eventi di ventiquattro mesi prima, scoprono una losca macchinazione governativa facente capo al General Lyons, loro vecchia conoscenza: se il piano andrà come previsto ogni individuo (approssimativamente un numero intorno al milione e mezzo di persone) dotato dell'apposito microchip sottopelle adito ad evitare la trasformazione morirà improvvisamente nel giro di poche ore. Con l'aiuto di uno scienziato che aveva lavorato ad un segretissimo progetto per cercare di trovare una cura all'epidemia, Jesse e Crystal dovranno cercare di impedire il genocidio di massa.

Chi non muore si rivede

A solo un anno di distanza dal precedente Dead Rising: Watchtower (2015) arriva il sequel della "saga" cinematografica di serie b liberamente tratta dall'omonimo videogioco di culto di Capcom. Ambientato qualche mese dopo l'originale, in una società che è dovuta venire ai patti con la diffusione del morbo, comunque contenuto in qualche modo seppur a fatica, questo secondo capitolo è ancora una volta incentrato sulle personali (dis)avventure del reporter investigativo Chase Carter e della di lui fiamma Crystal, nuovamente interpretati da Jesse Metcalfe e Meghan Ory, in un cast che tra gli altri vede anche il ritorno di Dennis Haysbert nei panni del generale Lyons. Ed è proprio quest'ultimo il villain motore della vicenda che nell'ultima mezzora si trasforma in una vera e proprio corsa contro il tempo, ben sottolineata dal classico countdown in sovraimpressione. La presenza di zombi è, almeno nella prima metà, alquanto parca con una narrazione che si concentra in particolare sullo svelarsi del complotto militare / governativo, ma si rifà con gli interessi nel restante minutaggio, con tanto di sviluppi atti a giustificare una versione di morti viventi più moderna e post boyliana, con gli infetti dotati di corsa e forza sovrumane a dare filo da torcere ai protagonisti, scatenando una scia di sangue e splatter che si fa a tratti, nei suoi chiari istinti citazionisti, dannatamente divertente, grazie anche ad un ritmo forsennato che caratterizza l'ultima mezzora. Gli interpreti funzionano a dovere senza infamia e senza lode (con un Metcalfe leggermente più convincente del recente passato e un irriconoscibile Billy Zane con tanto di pelata), ma il vero problema di Dead Rising: Endgame è una sceneggiatura che, pur distaccandosi ampiamente dalla fonte videoludica, non è priva di buchi ed imperfezioni e ci lascia con un fin troppo insoluto epilogo, aperto con ogni probabilità ad un futuro episodio.

Dead Rising: Endgame Tornano gli zombie e più agguerriti che mai nel secondo capitolo del franchise filmico tratto dal popolare videogioco Capcom, che vede il ritorno di alcuni protagonisti già visti nello scorso episodio. Dead Rising: Endgame è un b-movie ingenuo ma divertente che però si complica fin troppo la vita cercando di narrare una storia inutilmente complessa, peraltro non priva di diversi plot hole. Guardato senza troppe pretese il titolo non delude, potendo contare su una buona caratterizzazione visiva / estetica dei morti viventi e su una serie di uccisioni / maciullamenti realizzati in uno stile splatter piacevolmente citazionista.

5.5

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