Recensione Darkside witches

Il francese Gerard Diefenthal esordisce alla regia scrivendo e interpretando un horror di produzione italiana che, con Barbara Bouchet inclusa nel cast, s'immerge in stregoneria, sesso e antiche maledizioni.

Recensione Darkside witches
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Almeno agli occhi degli spettatori italiani, i nomi di spicco di Darkside witches, lungometraggio d'esordio del francese Gerard Diefenthal, sono quelli del compositore della colonna sonora Claudio"Profondo rosso"Simonetti e della Barbara Bouchet che, rientrante tra i protagonisti, vanta una lunga carriera al servizio del cinema di genere e non solo, grazie a collaborazioni con registi del calibro di Lucio Fulci (Non si sevizia un Paperino), Luciano Salce (L'anatra all'arancia) Martin Scorsese (Gangs of New York) e Fernando Di Leo (Milano calibro 9).
La Barbara Bouchet che veste i panni di Sibilla, la quale, nel 1589, durante il rogo che vide sei donne accusate di stregoneria e bruciate vive senza appello, invocò il demone Pazuzu e siglò un patto con il diavolo che le promise vendetta e ottenne eterna obbedienza e devozione.
Donne che, dotate di malefici poteri, rinascono assetate di sangue ai giorni nostri; mentre, sotto le spoglie del parroco locale, Pazuzu trama per sovvertire l'ordine cosmico tra il bene ed il male ed Il Vaticano, al fine di indagare su strani e inspiegabili accanimenti, invia il coraggioso esorcista Don Gabriele, incarnato dallo stesso Diefenthal.

Le streghe son... pornate!

Un Diefenthal che, tra assurdi omicidi ed energie paranormali, si esprime, però, sfoggiando un grottesco accento non poco simile a quello che caratterizza la parlata del cantante Mal dei Primitives; rappresentando soltanto il primo della sfilza di difetti che, purtroppo, tempestano la quasi ora e mezza di visione.
Perché, già prima dei titoli di testa, abbiamo una ragazza poco vestita che, in fuga nel bosco, viene inseguita da una sorta di lucertolone realizzato attraverso una pessima computer grafica; come pure l'immediatamente successiva esplosione di sangue, alcuni serpenti e le diverse trasformazioni il cui morphing richiama fin troppo alla memoria i primi, mediocri esperimenti in merito a basso costo risalenti agli anni Novanta.
Per non parlare della fotografia da soap opera, che, considerando una piuttosto esplicita fellatio con evirazione a morsi in stile Le notti erotiche dei morti viventi (1980) ai danni del Lorenzo Renzi della serie televisiva Romanzo criminale, l'abbondanza di nudità femminili e la presenza di improbabili vergini dall'aspetto di pornostar (!!!), finisce per far assumere al tutto i connotati di un hard con annesso plot soprannaturale.
Un hard la cui ambientazione spinge quasi a pensare che, prima o poi, spunti da dietro l'angolo il don Matteo di Terence Hill; man mano che, in mezzo a recitazione penosa e dialoghi che definire ridicoli sarebbe riduttivo, trova spazio, addirittura, un chiaro omaggio a L'esorcista (1973) di William Friedkin che si avvicina, però, più a una rivisitazione pseudo-amatoriale della parodia Riposseduta (1990) di Bob Logan.
Insomma, sappiate che qualsiasi produzione Asylum, al confronto, potrebbe tramutarsi in un vero e proprio gioiello della Settima arte.

Darkside witches Desiderosi di trascorrere una serata tra amici tutt’altro che propensi a gustare cinema con la “a” maiuscola ma desiderosi, anzi, di spassarsela dinanzi ad uno spettacolo da schermo talmente brutto e ridicolo da rivelarsi, paradossalmente, divertente? Con la mitica Barbara Bouchet inclusa nel cast, Darkside witches di Gerard Diefenthal è il film che fa per voi, traboccante liquido rosso, sesso e cannibalismo come sempre più raramente si vede nell’universo della celluloide e, allo stesso tempo, caratterizzato da una confezione generale talmente ricca di difetti da rendere decisamente ardua l’impresa di trovarvi un solo pregio. Se qualcuno dovesse riuscirvi, rovinerebbe, di sicuro, il clima da risata trash diffusosi fino a poco prima nell’ambiente di proiezione.

3

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