Recensione Dallas Buyers Club

Matthew McConaughey e Jared Leto in una toccante e appassionante storia vera

Recensione Dallas Buyers Club
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Il primo film in concorso a questa edizione del Festival Internazionale del Film di Roma è di quelli che ti strazia il cuore e l’anima, con una costruzione attenta, mai sdolcinata ed estremamente funzionale. Dallas Buyers Club è essenziale, nonostante si tratti di una storia ricca di sfumature e fronzoli emotivi, contrasti che si compenetrano a costruire qualcosa che ti si infiltra nell’anima, senza chiedere il permesso. Perfetta è la descrizione che ne dà Matthew McConaughey, protagonista del film: “È incredibilmente umana, ma senza sentimentalismi” e noi non potremmo che essere d’accordo.
Ci sono voluti tantissimi anni, quasi venti, per portare sullo schermo la storia di Ron Woodroof, un malato di AIDS morto nel 1992 che, nel pieno degli anni Ottanta, ha creato una vera e propria rivoluzione in Texas sulla malattia. Ma, dopotutto, la storia di Ron ha da sempre avuto i tempi sballati: quando nel 1985 gli è stato diagnosticato il virus, i medici gli avevano detto anche che avrebbe vissuto al massimo per altri 30 giorni. E invece il tenace (e dal carattere incredibilmente difficile) texano è rimasto in giro “a far danni” per altri sette anni. Una evoluzione lenta e corposa, come quella che ha vissuto lo stesso Dallas Buyers Club che, dopo il successo riscosso al Festival di Toronto, arriva anche a Roma, intenzionato anche lui a far danni tra gli spettatori.

Costretto

Ron Woodrood (Matthew McConaughey) è il prototipo dell’uomo texano degli anni Ottanta: maschile e maschilista, dipendente da alcool, droga e donne, non accetterebbe mai di fare qualcosa che lo porti troppo lontano da dove i suoi stivali sono inchiodati. È un elettricista e un cowboy e tutto questo gli calza a pennello, almeno fino al giorno in cui scopre di essere sieropositivo e che la sua vita si riduce a soli 30 giorni. Ron non accetta questa sua condizione e comincia a fare qualsiasi ricerca che riesca a farlo vivere. Dopo i primi rifiuti ufficiali per entrare a far parte delle sperimentazioni per un nuovo farmaco, gli eventi lo portano in Messico, dove esistono medicinali che sembrano avere un qualche effetto sui pazienti. In essi Ron non vede solo la propria salvezza, ma anche un’ottima possibilità di guadagni. Completamente al di fuori della cerchia omosessuale, quella più fortemente colpita dalla malattia, trova un improbabile alleato in Rayon (Jared Leto): per evitare sanzioni e impedimenti governativi, i due fondano il Dallas Buyers Club, un’associazione nella quale i membri, a seguito di una quota d’iscrizione mensile, ricevono gratuitamente tutti i medicinali necessari alla loro condizione. E di qui, inizia la rivoluzione...

Mozzafiato

Nessuna parola può definire davvero quello che ti lascia dentro Dallas Buyers Club: il film di Jean-Marc Vallèe gioca con il lato emozionale dello spettatore, lo rivolta, lo ricostruisce a suo piacimento, senza che lo stesso riesca a rendertene conto. Perché, al contrario di quello che si possa pensare, soprattutto visto l’argomento trattato, non ci si sofferma mai sui facili sentimentalismi di cui tutti abusano. La sceneggiatura è concreta, materiale, si potrebbe definire tangibile. Merito anche dello sguardo di Ron che, nonostante tutte le difficoltà, non smette mai di essere se stesso: “è un bastardo irascibile con un senso dell’umorismo perfido. È un tipo che si odia facilmente, ma che non puoi evitare di amare. Quando una persona resta fedele ai propri principi, ti rendi conto che è proprio così e finisci per amarlo”, racconta Matthew McConaughey che regala una performance impeccabile, appassionata, profonda e commovente. In Dallas Buyers Club l’AIDS è il motivo scatenante che offre la possibilità di parlare di un uomo, non il soggetto stesso della narrazione. Ed è in questo uomo e nel suo scontro con Rayon che si costruisce la bellissima e complessa struttura del film. “Rayon e Ron sono agli antipodi”, commenta Jared Leto a proposito delle dinamiche tra i personaggi, “È questo che rende il tutto interessante: un cowboy e una queen. Coppia sensazionale, in termini di costruzione della storia”. Con il ruolo di Rayon, Jared torna al cinema dopo una pausa di anni e dimostra di essere un artista completo, capace di dedicarsi, ottenendo ottimi risultati, in tutti i campi artistici.
Tutto il cast e la crew si sono immersi completamente nella realizzazione di questo film, studiando a fondo i diari di Ron e sperimentando su loro stessi le conseguenze, per quanto possibili, della malattia. Gli stessi due attori protagonisti hanno dovuto sottoporsi a una notevole perdita di peso che li ha aiutati a esprimere maggiormente la sofferenza fisica ed emotiva dei loro personaggi. Vallèe, per esempio, afferma di non aver “mai conosciuto Jared Leto. Ho incontrato Rayon, ma non conosco Leto. Jared non mi ha mai mostrato il vero se stesso. Durante il nostro primo incontro era Rayon e ha tentato di sedurmi. Era completamente dentro il personaggio ed era anche vestito come lui”.

Dallas Buyers Club L’unico modo per raccontare Dallas Buyers Club è facendo presa sull’impatto emotivo che il film ha sullo spettatore, che abbandona la sala sotto vuoto, compresso in se stesso, emozionato e scosso. Una miscela di emozioni ottenuta con la sola forza delle immagini, estremamente reali nonostante il film si discosti completamente dall’idea di documentario o biografia, e delle interpretazioni, ottime sotto tutti i punti di vista. Un inizio con il botto... che giustifica il successo, del tutto meritato, che il film ha già riscosso alle sue prime presentazioni.

9

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