Recensione Coup de chaud

Coup de chaud del regista francese Raphaël Jacoulot, e in concorso al 33° TFF, è un dramma di forte attualità che mostra il crescente processo di esclusione da una comunità dell'anello più debole, incompreso: un thriller sociale asciutto e compiuto.

Recensione Coup de chaud
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In un piccolo paesino della campagna francese l'estate è più calda che mai. La piccola comunità, fatta perlopiù di agricoltori e allevatori, sta quindi disponendo, con il consenso del sindaco (il sempre ottimo Jean-Pierre Darroussin) la realizzazione di una pompa a pressione che possa sfruttare la sorgente idrica del lago a valle per annaffiare i campi e abbeverare il bestiame. Ma la tensione generata dalle problematiche legate alla siccità è sempre più alta, e in paese tutti sembrano insofferenti al prossimo, specialmente a Josef (uno straordinario Karim Leklou), ragazzo di origini gitane con evidenti disturbi mentali, ossessionato dalle ‘cose' - specie quelle che non riesce ad avvicinare, e ad avere. I suoi atteggiamenti, da sempre non particolarmente ben accetti dalla comunità (lo stereo della minicar sempre a palla, curiosare tra le cose degli altri e non di rado appropriarsene), saranno per via del caldo e della tensione crescente (Coup de chaud ovvero colpo di calore) accolti con crescente intolleranza dalla gente del villaggio. Tutto questo accadrà parallelamente all'arrivo in paese di un nuovo cittadino (interpretato dal bravo Grégory Gadebois, visto di recente negli ambienti festivalieri in Au plus pres du soleil), un artigiano esperto ma non troppo scaltro negli affari con una figlia piccola e una moglie per nulla entusiasta di quel trasferimento. Al salire della temperatura e al crescere delle tensioni, e soprattutto quando la costosa pompa per l'acqua sparirà misteriosamente, l'insofferenza della comunità andrà accumulando il proprio odio verso un capro espiatorio naturale, indiscusso, qualcuno che per sua natura ha il ruolo di chi ‘crea problemi'.

Il crescendo dell'odio verso l'altro

In concorso al 33° Torino Film Festival (e senza dubbio tra i titoli più meritevoli), Coup de Chaud di Raphaël Jacoulot è uno di quei film (molto francesi) che incarna alla perfezione il disagio umano, il conflitto esistenziale, la paura dell'altro e del diverso, il dubbio che s'innesca quando il pregiudizio è già stato creato. Un'opera (assimilabile per la tematica di crescente ostracizzazione comunitaria a Il sospetto o simili) capace di portare a galla l'orrore più recondito e inquietante nascosto in ognuno di noi, ovvero la rabbia e la follia che si sprigionano dalle nostre personali paure più insondabili. Luogo ideale per muovere riflessioni sul senso di appartenenza o di esclusione a un gruppo, il piccolo paesino francese protagonista del film, ovvero un territorio isolato, chiuso, e autoreferenziale, diventa cento nevralgico di un'esasperazione umana che trova nel diverso, nell'incompreso, nel più debole, il capro espiatorio ideale e a portata di mano. Il senso di oppressione maturato in una comunità sempre più ostile e insofferente si muove attraverso tutti i protagonisti di questo piccolo nucleo umano, mostrando l'evidenza di un terrorismo psicologico contagioso che ingloba a macchia d'olio tutti, perfino e soprattutto gli estranei, gli ‘ultimi arrivati'. Gran parte della presa emotiva dell'opera è però data senz'altro anche dalla formidabile interpretazione di Karim Leklou (l'avevamo già visto giovanissimo nel 2011 nell'ottimo Un'estate da giganti) nei panni di Josef. È nei suoi movimenti scoordinati, nel suo sguardo fisso e inquieto, nel suo profondo senso di smarrimento e bisogno d'affetto latente che Coup de Chaud guadagna buona parte della sua credibilità drammaturgica e del suo pathos. Trascinati assieme a tutti i membri della comunità a non vedere di buon occhio il ragazzo, ci ritroviamo senza rendercene conto parte dello stesso diabolico meccanismo psicologico per cui indichiamo al ladro ‘il gitano' per partito preso e senza nemmeno averlo visto rubare. Il nesso logico del pregiudizio è dunque più veloce e più forte della verità provata e questo è il grande, inquietante perno attorno al quale gira l'ottimo ingranaggio di Coup de Chaud.

Coup de chaud Senza dubbio tra i migliori film in concorso al 33° Torino Film Festival, Coup de Chaud del francese Raphaël Jacoulot è l’affresco inquietante e molto attuale di una società disposta a liberarsi dei propri fardelli attraverso il mezzo di un capro espiatorio naturale e ideale, di norma rappresentato dal diverso o dal più debole. Un film che centra alla perfezione il male del pregiudizio e dell’ostracizzazione e che ci trascina nel perverso meccanismo della ‘regola dell’ovvietà’.

8

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