Recensione Cose nostre - Malavita

Una commedia mafiosa da Scorsese e Besson

Recensione Cose nostre - Malavita
Articolo a cura di

"Un uomo che ha costruito la propria vita sulla violenza può mai uscirne e vivere una vita normale?"
E' ciò che il brillante scrittore d'oltralpe - figlio di immigrati italiani - Tonino Benacquista chiede al lettore all'inizio del suo bestseller Cose nostre - Malavita, miscela esplosiva di scrittura sobria e asciutta, dialoghi gustosissimi e tante strepitose trovate inventive che, acclamata dalla critica, trapianta un poliziesco americano nella provincia francese.
Miscela esplosiva su cui sembra aver messo gli occhi lo Steven Spielberg di Francia Luc Besson, il quale, a due anni dall'impegnativo The lady (2011), decide di trasferirla sul grande schermo all'interno di una commedia d'azione di cui osserva: "Principalmente, lo humour del film deriva dalle incomprensioni tra la famiglia Blake e i vicini di casa; c'è, infatti, una certa tensione tra la nuova famiglia e le famiglie del posto. Nella campagna francese, se ti serve un idraulico devi aspettare circa due anni. Questa gente pensa di essere padrona del mondo. Se ti comporti male con loro, aspetti quattro anni. Chiunque, dal prete locale al salumiere, all'idraulico di questo minuscolo paesino, tutti cercano di approfittarsi un po' degli americani, convinti che siano pieni di soldi. Ma non sanno ancora con chi hanno a che fare. Non ti puoi permettere di fare uno sgarbo del genere a Giovanni Manzoni - o Fred Blake che dir si voglia. Se tenti di fregarlo, lui ti ammazza".

Affari di famigghia

Ed è il mitico Robert De Niro a vestire i panni dell'ex boss mafioso che, deciso a collaborare con la giustizia e a denunciare i vecchi compari mafiosi, si trova costretto a trasferirsi con moglie e figli in una tranquilla cittadina francese, sotto la tutela del Programma di protezione Testimoni.
Moglie schietta e franca con le fattezze di Michelle Pfeiffer e figli interpretati dalla Dianna Agron di Sono il numero quattro (2011) e dal John D'Leo di Poliziotti fuori - Due sbirri a piede libero (2010).
Un nucleo familiare che, malgrado l'agente Stansfield alias Tommy Lee Jones faccia il possibile per tenere in riga, non riesce ad abbandonare le vecchie abitudini, continuando a gestire i problemi "a modo suo"; fino al momento in cui i malavitosi amici di un tempo, riusciti a rintracciare i quattro, approdano nel posto, seminando scompiglio e facendo scoppiare il caos.

I signori ammazzatutti

Quindi, sebbene la circa ora e cinquanta di visione apra immediatamente con un massacro, risulta subito chiaro che la pellicola tenda tutt'altro che a prendersi sul serio, complice la venatura di humour sfoderata già a partire dai primissimi minuti.
Humour costruito sulle caratteristiche dei personaggi francesi e americani, caricando le relative idiosincrasie di enorme comicità e del quale il regista precisa: "Non vogliamo prendere in giro nessuna cultura, né quella degli americani, né quella dei francesi. Prendiamo in giro tutti. So com'è fatta la gente in questi piccoli villaggi sperduti e lontani da Parigi. Sono cresciuto in un luogo simile. Certo, ho vissuto anche a New York e Los Angeles, quindi conosco bene anche gli americani e le loro manie. E' stato divertente mettere insieme tutto ciò e vedere cosa succede".
Humour che, sfruttato in mezzo a violente situazioni non prive di spargimenti di cadaveri, ricorda sotto certi aspetti quello del John Waters meno remoto (potremmo citare La signora ammazzatutti); man mano che seguiamo il rapporto tra il protagonista e Stansfield e assistiamo, tra l'altro, alle disavventure scolastiche del saputello figlio e di sua sorella, alle prese con la prima esperienza amorosa.
E, essendo Martin Scorsese qui produttore esecutivo, non manca neppure un esilarante omaggio a Quei bravi ragazzi (1990) nel corso della sufficientemente divertente ma non eccelsa operazione, scandita da un buon ritmo narrativo e destinata a culminare in uno scontro finale volto a tirare in ballo il suo momento maggiormente improntato sull'azione.
Momento che, di conseguenza, si ricollega più degli altri alla filmografia dell'autore di Nikita (1990) e Il quinto elemento (1997), al cui interno questo Cose nostre - Malavita non può fare a meno di occupare il posto di una decisamente atipica parentesi meno seriosa.

Cose nostre - Malavita E’ il mago dei gangster movie Martin Scorsese a figurare in qualità di produttore esecutivo della trasposizione cinematografica del romanzo Cose nostre - Malavita di Tonino Benacquista, che vede dietro la macchina da presa, invece, lo Spielberg d’oltralpe Lucc Besson. Con un cast di star hollywoodiane spaziante da Michelle Pfeiffer ai vincitori del premio Oscar Robert De Niro e Tommy Lee Jones, ciò che ne viene fuori è una non noiosa commedia d’azione che, pur facendo dello humour uno dei suoi ingredienti principali, non lascia affatto a desiderare per quanto riguarda sequenze di violenza. Quindi, può valere tranquillamente la visione, ma solo se siete consapevoli di andare a vedere un prodotto del tutto diverso da quelli sfornati fino a oggi dall’autore di Léon (1994) e Adele e l’enigma del faraone (2010).

6

Che voto dai a: Cose nostre - Malavita

Media Voto Utenti
Voti: 6
6.7
nd