Recensione Coriolanus (National Theatre Live)

Tom Hiddleston diventa il condottiero Coriolanus nell'omonima tragedia politica di Shakespeare

Recensione Coriolanus (National Theatre Live)
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Dell’ambizioso programma Nexo Digital abbiamo parlato a più riprese. Negli ultimi mesi in particolare siamo lieti di osservare l’impegno di Nexo per portare anche in Italia i capolavori confezionati da National Theatre Live: un programma del Royal National Theatre di Londra che riversa in un’accurata costruzione audiovisiva gli spettacoli teatrali e le produzioni artistiche di cui si occupa. In poche parole: la crème de la crème della più celebre stagione teatrale britannica prolunga la sua vita oltre i tempi e gli spazi del palcoscenico, trasformata in una eccellente registrazione video dalla regia dinamica ed elegante, arricchita di numerosi contenuti extra e dalla volontà di entrare in contatto con pubblici diversi e lontani. Per la rassegna del NTLive lo scorso ottobre avevamo parlato di The Audience con Helen Mirren. Ora però siamo entrati nel 2014, ossia nel 450° anniversario dalla nascita di Shakespeare, e NTLive lo celebra con una programmazione di spicco: prima l’Othello, adesso Coriolanus, una tragedia in 5 atti con un eccezionale Thomas Hiddleston, che sarà proiettata nei cinema italiani solo nella giornata di martedì 8 aprile 2014.

The crows to peck the eagles

Roma non è ancora la capitale egemonica che la storia ci ha abituato a conoscere: regione nascente in continuo conflitto con le altre, è impegnata in una serie di campagne militari per salvaguardare la propria esistenza. Il generale romano Caio Marzio (Tom Hiddleston), indomito condottiero capace di fronteggiare da solo un intero esercito, ha portato alla vittoria romana sui Volsci e viene riaccolto in patria con sfarzosi festeggiamenti ed elogi che stanno fin troppo stretti allo stoico e ruvido militare, “uomo di poche parole più avvezzo alle armi che alla democrazia”. Il senato riesce comunque a vestirlo con (l’odiata) tunica da console ed erigerlo a simbolo della Roma trionfatrice. Un’idea poco congeniale ai tribuni della plebe: Sicinio e Bruto temono il potere militare, coercitivo e assai poco diplomatico, del neo-console Caio Marzio, ora noto come “Coriolanus” per via della città che ha conquistato, e incitano il popolo alla rivolta. Gli scontri tra plebe e patrizi e le pressanti esortazioni di Coriolanus a esautorare i tribuni per evitare la rovina (“Before the crows to peck the eagles”) condurranno infine al suo esilio e a una catena di rivoltamenti e capovolgimenti, pericolosi giochi di alleanze e di fronti, in un’amara tragedia politica, attuale ancora oggi.

Muri e barriere

Assai congeniale a questo tipo di tragedia il luogo in cui è inscenata: Donmar Warehouse Theatre è un affascinante teatro no-profit ricavato definitivamente nel 1977 dalla Royal Shakespeare Company (ma già era stato convertito a sala prove nel ’61). Il luogo effettivamente nacque attorno al 1870 come magazzino per un locale birrificio di Covent Garden, dal 1920 è stato usato come studio cinematografico e successivamente di nuovo come magazzino per la maturazione delle banane destinate al Mercato di Covent Garden. Si tratta di un mirabile esempio di recupero a fini artistici che più di altri si presta a sperimentazioni e riadattamenti ricchi di fascino. Tra i suoi direttori artistici ha visto nientemeno di Sam Mendes, ma è da Josie Rourke che ci arriva questa intrigante trasposizione del Coriolano di Shakespeare: la regista ha scelto di recuperare il più cupo intreccio di matrice politica legandolo a doppio filo con l’insidia della psiche umana. Il Coriolano diventa di fatto un commento ai facili populismi e alle coercizioni militari, e più in generale ai movimenti fascisti, alla forza schiacciante che soggioga la società. Non a caso, tutto l’allestimento è giocato su linee, muri e confini. Ci sono barriere scavalcate con la forza dai militari romani e barriere che l’affamata plebe impoverita di Roma non può sperare di valicare. La bellezza dell’esperienza del National Theatre Live al cinema riguarda anche gli ampi spazi introduttivi e gli intermezzi dedicati a backstage, commenti, interviste, considerazioni del cast e pensieri della regista e dello scenografo. Così “masticare” questa piece teatrale diventa esperienza ancora più ricca, come un dialogo continuo e un’esperienza straordinaria, che si apre a partire da un bambino impegnato a tracciare una linea di confine in vernice rossa. Un intelligente recupero e riadattamento della grande tragedia shakespeariana alla luce di un’imperitura analisi sulle costanti politiche e umane, sui nazionalismi e i populismi, sulla forza e le parole, ma soprattutto su muri, confini e frontiere (che richiamano, anche quasi esplicitamente, il Muro di Berlino ma anche quello israelitico).

Coriolanus (National Theatre Live) Al centro di questo mirabile tassello della grande stagione teatrale londinese è Tom Hiddleston: ci siamo abituati a lui soprattutto per il ruolo di Loki negli Avengers e in Thor, ma qua smette le vesti del sobillatore nell’ombra per diventare condottiero romano di cui i muscoli e le ferite sono protagonisti in egual misura, segno della dimensione militare mai esorcizzata. Hiddleston è semplicemente magnifico, ma il vero capolavoro è la scenografia, gli allestimenti del set, le musiche e i movimenti sul palco, che corroborano e amplificano il discorso della scrittura shakespeariana e della regia della Rourke. E’ assolutamente uno spettacolo da non perdere, nonostante le circa tre ore di durata (non vi peseranno, soprattutto se lo vedrete in sala). Momenti top: il combattimento mozzafiato tra Coriolanus e il generale dei Volsci, e la doccia gelida per lavare via il sangue.

8.5

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