Recensione Chernobyl Diaries - La Mutazione

Oren Peli torna a colpire con un horror ambientato nei luoghi del disastro di Chernobyl

Recensione Chernobyl Diaries - La Mutazione
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26 aprile 1986: durante una regolare operazione di manutenzione alla centrale nucleare ucraina V.I. Lenin (impropriamente conosciuta come centrale nucleare di Černobyl') avviene un disgraziato imprevisto, tra i più noti del 20esimo secolo: il reattore numero 4 si scoperchiò a causa dell'eccessiva (e incredibile, per far saltare in aria un disco di copertura saldato del peso di 1000 tonnellate) pressione causata da un surriscaldamento eccessivo, che portò addirittura alla scissione in idrogeno e ossigeno dell'acqua di raffreddamento presente nei condotti di refrigeramento. Per ironia della sorte, qualcosa andò storto proprio durante un controllo di 'sicurezza', dunque, portando ad un violento incendio all'interno del reattore e alla liberazione di una nube tossica sull'area circostante, dispersasi poi tramite le correnti aeree su buona parte dell'Europa. Le conseguenze furono letali, e si riscontrano ancora oggi: nei paesi dell'Est si sono riscontrati centinaia di casi di tumori e leucemie derivate dagli effetti nefasti di questo terribile evento negli anni successivi, anche in paesi relativamente lontani dall'accadimento. Si può solo immaginare quel che successe alle zone immediatamente limitrofe alla centrale, abbandonate in fretta e furia dalla popolazione locale. Parliamo, in particolare, della stessa Černobyl' e di Pripjat', cittadina all'avanguardia e in realtà la più vicina (solo tre chilometri) al luogo del disastro. Quasi 50000 persone evacuate nell'arco di un giorno, lasciandosi dietro ogni cosa. Le proporzioni del disastro non erano inizialmente chiare, tanto da pensare che dopo un'iniziale bonifica si sarebbe potuti tornare ad abitare quelle zone che invece, per motivi di sicurezza, resteranno disabitate per almeno altri cinque secoli.
Pripjat' è così diventata una città fantasma, letteralmente disabitata e inquietante nel suo abbandono. Questo scenario post-apocalittico ha ispirato sia l'indignazione che la fantasia di molti giornalisti, fotografi e scrittori, che ne hanno tratto un forte monito all'umanità sui pericoli del nucleare; e allo stesso tempo, ha fornito da spunto anche per prodotti di fantasia e intrattenimento, pur nella complessità dei temi trattati. Si guardi ad esempio la scena relativa in Transformers 3, o le atmosfere di alcuni videogiochi, tra cui in particolare quelli della serie S.T.A.L.K.E.R.

La città fantasma

Ma l'uomo sembra non imparare mai dai suoi sbagli: l'avventatezza e la spregiudicata supponenza che gli sono propri si manifesta in attività come il 'turismo estremo' che porta i suoi avventori in luoghi pericolosi e densi di mistero, come ad esempio, proprio Černobyl' e Pripjat', non sempre in condizioni di legalità e sicurezza.
È quello che succede ad un gruppo di turisti stranieri nel nuovo film ideato e prodotto da Oren Peli, responsabile del fenomeno Paranormal Activity e ora affermato produttore. Nel suo Chernobyl Diaries vediamo come il giovane Chris (Jesse McCartney), accompagnato dalla bella fidanzata Natalie e dall'amica Amanda, dopo un lungo tour europeo, si fermano dal fratello di lui, Paul, a Kiev, in Ucraina, in vista di un romantico giro a Mosca, durante il quale Chris pensa di chiedere a Natalie di sposarlo. Ma i suoi piani vanno in fumo quando Paul li sorprende con una proposta shock: un giro 'turistico' a Pripjat' organizzato da un ex militare improvvisatosi guida, Uri (Dimitri Diatchenko). Dopo un'iniziale reticenza, il gruppo aderisce alla proposta e parte alla volta della città abbandonata, insieme alla coppietta formata dall'australiano Michael e dalla norvegese Zoe. Una volta nella zona del disastro, lo sgomento dei ragazzi è forte: ma a questo subentra presto la paura e, infine, il terrore puro, quando si rendono conto di essere impossibilitati a tornare a Kiev, bloccati in un luogo lontano dalla civiltà, radioattivo e, a quanto pare, non disabitato come si credeva...

Peli strikes back

Oren Peli colpisce ancora. Dopo Paranormal Activity, ecco arrivare un altro horror realizzato con pochi soldi ma in grado di razzolare un discreto incasso al botteghino (finora il rapporto spese/ricavi, nei soli States, è di un milione di dollari investiti a fronte di 17 guadagnati),fermo restando che quanto realizzato con PA è stato un caso forse irripetibile. In questo nuovo film, affidato alla regia dell'esordiente Bradley Parker, alla paura derivata dalle misteriose creature che braccano i protagonisti si aggiunge il tocco di 'realismo' derivante dal setting, con la consapevolezza che, per certi versi, è più pericoloso questo che tutto il resto.

Il film, per ovvi motivi di sicurezza, è stato in realtà girato nei dintorni di Belgrado e Budapest, ma la ricostruzione della città abbandonata è talmente convincente e simile ai veri resti di Pripjat' da dover rivolgere un plauso allo scenografo Aleksandar Denic, che ha realizzato sicuramente l'elemento più convincente del film, tra palazzi diroccati, automobili abbandonate e un costante senso di rovina che attanaglia i protagonisti anche negli spazi relativamente vuoti.
Saggia l'idea di non ricorrere alla trovata, oramai abusata, del mockumentary: ciononostante lo stile delle riprese, soprattutto nella prima mezz'ora, è molto simile ad uno di tipo documentaristico, riuscendo nell'intento di far 'vivere' agli spettatori la tensione di una gita da incubo come quella vissuta da Chris, Paul e il resto del gruppo. Altrettanto saggia è l'idea di non spingere troppo l'acceleratore sulla tematica fantasy/fantascientifica, rimanendo sul vago delle leggende metropolitane relative a Pripjat' di cui il web è pieno.
Ma se da un lato il 'realismo' del film rende più credibile la vicenda e la conseguente immedesimazione da parte del pubblico, dall'altro, dopo un lungo prologo (della durata di mezz'ora e più simile ad un documentario turistico che ad un film dell'orrore) si entra nel vivo partecipando al caos della vicenda con gli stessi occhi dei suoi protagonisti, senza spiegazioni di sorta su quel che sta succedendo e rimanendo in balia dei momenti più concitati dell'azione, ben poco d'effetto nel loro essere volutamente confusionari per risparmiare su effetti speciali e sceneggiatura.
Sceneggiatura che, difatti, è praticamente inesistente, per stessa ammissione di Peli e del produttore Brian Witten, che affermano che molti dialoghi sono stati improvvisati sull'onda del trasporto emotivo degli stessi attori. E difatti i personaggi sono poco (e male) caratterizzati, e non si riesce a simpatizzare con loro, non fosse per l'eventuale avvenenza fisica di alcuni di essi.

Chernobyl Diaries - La Mutazione Inquietante e disperato, il nuovo film prodotto da Oren Peli dispensa genuini spaventi e angoscia al suo pubblico approfittando di un'ambientazione spaventosa anche senza elementi fantascientifici e sovrannaturali. Se poi ci si mette una dose di leggende metropolitane, ancora una volta, con poco si può far molto in termini di resa, anche se il cast è perlopiù composto di volti sconosciuti (se si eccettua McCartney) e gli effetti speciali sono quasi nulli. La vera protagonista è l'atmosfera, che c'è e funziona decisamente meglio che nel precedente Paranormal Activity: mancano però caratteri distintivi e originali per il genere, spunti interessanti che vadano al di là del setting.

6

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