Recensione Cenerentola (2014)

Carlo Verdone porta al cinema la Cenerentola di Gioachino Rossini, il 23 dicembre nei cinema

Recensione Cenerentola (2014)
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La fiaba di Cenerentola è una di quelle che smarrisce il bandolo delle proprie origini nella notte dei tempi, una storia forse addirittura nata dalla voce dell'antico Egitto e poi tramandata oralmente nei secoli successivi. A oggi, di versioni accreditate della celebre fiaba se ne contano ben 850, di cui ovviamente alcune ben più famose di altre. Ma a portare alla ribalta in occidente la storia dell'orfanella andata in sposa al principe e che portava alti i valori di spiccate bontà e onestà (poi appaiati a una fortuna ricompensatrice), fu in primis lo scrittore francese Charles Perrault (della cui versione si servì nel 1867 il compositore Gioachino Rossini per mutare la fiaba in opera e più tardi anche la Disney per realizzare la celebre versione animata del 1950, forse quella più nota e diffusa al mondo). Anche i fratelli Grimm produssero una loro versione della fiaba, ma quella di Perrault è rimasta comunque nel tempo una delle più sfruttate nelle varie riletture teatrali e cinematografiche. Oggi, entrata di diritto nell'immaginario collettivo come simbolo di mitezza, bontà, remissività o associata a una parabola di inaspettato riscatto sociale (si pensi ad esempio all'uso anglosassone della locuzione cinderella man), Cenerentola rappresenta una delle fiabe più rappresentate e amate al mondo. A breve arriverà al cinema anche l'attesissima versione Disney Live Action diretta dal premio oscar Kennet Branagh e che vedrà nei panni della matrigna niente meno che Cate Blanchett mentre in quelli di Cenerentola la giovane Lily James. Nel frattempo, però, il nostro Carlo Verdone nazionale approda nelle sale con la regia della versione operistica di Cenerentola musicata quasi due secoli fa da Gioachino Rossini su libretto di Giacomo Ferretti. Si tratta di un lavoro progettato da Andrea Andermann la cui versione in diretta era andata in onda su Rai 1 nel giugno del 2012 e che ora arriva dopo un imponente lavoro di post-produzione con un'unica data (quella del 23 dicembre, in piena atmosfera natalizia) in 300 copie nelle sale cinematografiche italiane. Girata nelle lussuose residenze reali di Torino, la Cenerentola di Verdone vede nel ruolo della protagonista il mezzo soprano Lena Belkina, mentre al suo fianco in scena ci sono Edgardo Rocha, Annunziata Vestri, Anna Kasyan, Carlo Lepore, Simone Alberghini e Lorenzo Regazzo.

E vissero felici e contenti...

Si tratta di un progetto ardito e molto interessante quello realizzato da Andrea Andermann e diretto da Carlo Verdone grazie al lavoro di team di un'enorme squadra tra artisti e addetti alla produzione. Aderente alla versione ‘perraultiana' della fiaba e basata sull'omonima opera di Gioacchino Rossini, la Cenerentola di Verdone è animata dai colori accesi dei costumi di scena e inframmezzata da inserti animati che snelliscono e semplificano la struttura operistica quasi a farne un ibrido a metà tra il lirismo dell'opera e la leggerezza della fiaba animata. Sono infatti i titoli di testa immersi in una teoria di bollicine, e nel volteggiare di tanti personaggi con sembianze animali che poi ritornano anche nel corso delle due ore successive, a comporre il tratto stilistico di quest'operazione cinematografica che racchiude fiaba, opera e cinema in un'unica confezione audiovisiva. Un lavoro complesso che arriva al Cinema con le nuove immagini di animazione di Annalisa Corsi e Maurizio Forestieri integrate alle centinaia di inquadrature dei 35 punti di vista delle varie telecamere per un lavoro di montaggio durato circa sei mesi. E in questa complessa operazione artistica la regia, o meglio il tocco di Verdone si rivela capace di seguire la storia in maniera ‘sobria' e funzionale. Attraverso il susseguirsi di primi piani (soprattutto quelli dell'ottima Lena Belkina) Verdone marca stretta la parabola d'ascesa di questa orfanella divenuta principessa, passata dagli stracci alle stoffe setose senza perdere il suo istintivo slancio verso il prossimo e il suo essere radicata nei valori positivi. Un prodotto che dunque attrae nella sua commistione tra fiaba e opera e che funziona nella direzione di quello ‘snellimento' apportato da Verdone e dal suo team. Una fiaba cui forse di base manca un po' il pathos tragico che accomuna la gran parte delle opere liriche, rimanendo un po' meno catartica e struggente per via di quel lieto fine assoluto che suonava 'estremo' perfino nelle parole di Pretty Woman e che ricordavano la fiabesca fortuna della fanciulla (perdonate il "francesismo") con ilare sarcasmo: "quella granculo di Cenerentola".

Cenerentola Carlo Verdone dirige per il cinema La Cenerentola di Gioachino Rossini, celebre fiaba da sempre molto proposta sia al teatro sia al cinema. In questa versione cinematografica che mischia il lirismo dell’opera con la semplicità di un tratto grafico animato che spesso s’inserisce ad arricchire la narrazione. Carlo Verdone segue dunque il filo di una fiaba divenuta nel tempo mitica condensando in un ibrido audiovisivo il lirismo dell’opera con il colore della fiaba animata. Un prodotto senz’altro in grado di mediare tra mondi culturali diversi, avvicinando il grande pubblico all’opera, da sempre territorio culturale ben più ostico di quello della ben più ‘popolare’ fiaba.

6.5

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