Castello di sabbia, la recensione del film con Nicholas Hoult su Netflix

In Iraq un gruppo di soldati è in missione in territorio ostile per riparare un sistema idrico in Castello di sabbia, war-movie disponibile su Netflix.

Castello di sabbia, la recensione del film con Nicholas Hoult su Netflix
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Lo spettro della guerra in Iraq aleggia ancora a quattordici anni di distanza, soprattutto in un periodo storico in cui nuovi conflitti sono potenzialmente alle porte. Anche il cinema, che ne ha indagato in passato in titoli più o meno di peso, torna ad occuparsene e Castello di sabbia si inserisce in quella via introspettiva ed eticamente impegnata sulla scia di suoi alcuni fortunati predecessori: lo script (inserito nella Black List delle migliori sceneggiature non ancora realizzate del 2012) è ispirato ad una storia vera ed è ad opera dell'attore/produttore Chris Roessner, che servì sotto le armi proprio in Iraq. La vicenda è incentrata su un plotone di soldati, guidati dal sergente Harper, che ha il compito di riparare un sistema idrico locale andato danneggiato durante i bombardamenti in un territorio ostile e dove agiscono ancora alcuni gruppi di ribelli indigeni.

Zona di guerra

C'è qualcosa che non convince del tutto in Castello di sabbia (disponibile in esclusiva su Netflix), un senso di incompiutezza che va a penalizzare anche i lati più positivi dell'intero costrutto filmico. Il regista brasiliano Fernando Coimbra, alla seconda prova per il grande schermo, non sembra infatti qui possedere il dono della sintesi, allungando alcuni passaggi oltremisura e facendo così vacillare la coesione narrativa, con sbalzi di ritmo che rendono la progressione degli eventi poco omogenea. Se l'azione non manca, con la parte finale in cui ha luogo una sana escalation di genere, la maggior parte delle due ore di visione optano per uno scavo drammatico nella coscienza del principale protagonista Matt Ocre (un ottimo Nicholas Hoult), un giovane mitragliere arruolatosi più per obbligo che per reale volontà. Una figura discretamente sfaccettata che pone anche la tematica dell'incontro/scontro tra due culture, quella dei soldati americani "esportatori di libertà" e quella dei civili iracheni, che si trovano letteralmente tra due fuochi. Il film si fa interessante nella semplicità con cui rende naturali eventi più o meno spiazzanti (ad esempio quando i militari fanno la foto con il cadavere di un nemico) e rende lo stesso conflitto quale un vero e proprio mondo a parte in cui solo la fratellanza e il cameratismo danno la forza per guardare avanti e sopravvivere, giorno dopo giorno, senza pensare troppo al futuro. E così il finale, all'apparenza liberatorio, rende ancor più palesi tutti i demoni e le ferite interiori che una guerra lascia su chi l'ha combattuta. Con un pizzico di personalità in più Castello di sabbia avrebbe funzionato su più fronti, ma allo stato dei fatti si rivela una produzione media, ben girata ed interpretata (nel cast anche Henry Cavill e Logan Marshall-Green) ma che non aggiunge nulla di realmente nuovo al filone.

Castello di sabbia Ispirato a fatti realmente accaduti durante la guerra in Iraq, Castello di sabbia ha buoni spunti narrativi, non sempre supportati da una regia anonima in più di un'occasione e che, soprattutto nella parte centrale, non viaggia al giusto ritmo. Le due ore di visione sono così a tratti illuminanti e altrove deludenti nel raccontare i solidi rapporti di rispetto e amicizia tra questo gruppo di giovani soldati, costretti ad una pericolosa missione in territorio nemico, trovando, quella sì, la corretta intensità drammatica nelle interpretazioni del solido cast e qualche sprazzo di lucida tensione di genere nella mezzora finale.

6

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