Cars 3 Recensione: Saetta McQueen ritorna sul grande schermo

Sono passati molti anni dal primo Cars della Pixar: e se fosse arrivato il momento per Saetta McQueen di ritirarsi dal mondo delle corse?

Cars 3 Recensione: Saetta McQueen ritorna sul grande schermo
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Sono passati più di dieci anni da quando Cars - Motori Ruggenti ha fatto la sua comparsa nelle sale cinematografiche, divenendo subito uno dei film preferiti dal giovane pubblico Pixar: quelle stesse caratteristiche che erano riuscite ad ammaliare tanto i più piccoli avevano però regalato al progetto anche un poco caloroso riscontro da parte di alcuni adulti, che in Cars non percepivano quelle sfaccettature funzionali a più livelli che tanto avevano reso celebre il cammino artistico Pixar. Saetta McQueen era però riuscito a fare breccia nel cuore del pubblico fondamentale per mandare avanti la saga, permettendo così la realizzazione di un secondo e terzo capitolo.
I tempi sono cambiati, quei ragazzini che avevano amato le macchinine di Radiator Springs sono cresciuti e lo Studio stesso ha affrontato diverse sfide sia sul piano narrativo che tecnico: come avrà influito tutto ciò su Cars 3? Riuscirà il film a dimostrare quanto vale anche a distanza di tutto questo tempo dall'iniziale successo? O sarà soltanto un nostalgico richiamo al passato? La verità, come spesso accade, sta nel mezzo e il nuovo film Disney - Pixar è un po' un mix di passato e futuro, tradizione e assoluta avanguardia.

È arrivato il momento di ritirarsi?

Saetta McQueen corre da più di un decennio e in tutti questi anni si è dimostrato un vero campione, vincendo cinque Piston Cup e confermandosi una delle macchine più veloci in pista. Almeno fino a quando nel circuito non hanno iniziato a inserirsi veicoli di nuova generazione, aerodinamici, scattanti e altamente tecnologici con i quali nemmeno il leggendario Saetta riesce a competere. Così come successo a tanti altri prima di lui, si ritrova davanti alle classiche difficoltà che tutti devono affrontare a un certo punto della propria carriera: è meglio ritirarsi quando si è ancora il numero uno oppure combattere fino alla fine? Non è un mistero che il numero 95 faccia fatica ad arrendersi e non è disposto a farlo nemmeno davanti alla palese supremazia del fenomeno nascente Jackson Storm, abituato ad allenarsi con complicati strumenti di simulazione e sostenuto dalle più moderne innovazioni tecnologiche nel campo delle corse automobilistiche.
Sicuro di potersi battere al suo stesso livello, Saetta decide di sottoporsi al suo stesso tipo di formazione e si reca nel nuovo Rust-eze Racing Center dove viene affidato alla giovane ed esuberante Cruz Ramirez, una delle migliori allenatrici del settore. "In un certo senso Saetta è il suo progetto terza età. Cruz si rivolge a lui con estrema onestà: è vecchio ormai. Saetta non vuole sentirselo dire, ma ha certamente bisogno di sentirselo dire", spiega lo sceneggiatore Bob Peterson. Lo scontro generazionale tra le due auto viene subito messo in evidenza dalle loro sostanziali e oggettive differenze in tutti i campi: caratteriali, di linguaggio, presa di posizione, modo di affrontare i problemi e, ovviamente, dotazione tecnologica dell'auto e conformazione della carrozzeria. Quella di Saetta è un'operazione un po' disperata della cui buona riuscita non tutti sono convinti, soprattutto Sterling, il nuovo proprietario della Rust-eze, che gli propone un patto: permetterà a Saetta di partecipare alla corsa di apertura della stagione alla Florida International Super Speedway, proprio come lui desidera. In caso di vittoria tutto procederà come sempre e potrà decidere autonomamente quando ritirarsi dalle corse, ma il caso di sconfitta Saetta dovrà abbandonarle per sempre e lavorare come sponsor per Sterling, promuovendo il merchandise di Saetta McQueen in tutto il mondo.

Scontro generazionale

Non ci vuole molto per capire quale sia la direzione che vuole prendere il film, che fin da subito mette bene in chiaro le differenze generazionali attorno alle quali si struttura l'intera narrazione. Quando vediamo Saetta messo in difficoltà dalle nuove auto da corsa, assistendo alla progressiva perdita di fiducia e entusiasmo nei suoi confronti da parte di quelli che lo circondano (e che fino a pochi giorni prima lo supportavano pienamente), viene spontaneo schierarsi dalla sua parte, vedendo nel progresso quasi il cattivo della storia e dimenticandoci che nel primo Cars era proprio Saetta a interpretare questo sentimento (dopotutto Jackson Storm è proprio come il Seatta dei primi tempi, non ha bisogno di imparare nulla, perché il talento e la giovinezza sono dalla sua parte). Per illustrare al meglio la complessità di questo rapporto, gli sceneggiatori di Cars 3 hanno creato diverse relazioni, lavorative ed emotive, che si dipanano tra una molteplicità di personaggi appartenenti tutti a una diversa decade, in grado quindi di dare una personale prospettiva della vicenda e aiutare Saetta, ma anche gli spettatori, a capire quale possa essere il modo migliore di agire in questa difficile situazione.
Il loro è un atteggiamento naturalmente riconducibile al mondo delle corse, con i più giovani che amano andare sempre più veloci e spingersi al massimo contro i più esperti che conoscono così bene lo sport da sapere che ci sono delle vie alternative per vincere, ma che può essere facilmente applicato anche al di fuori del contesto originale di Cars. In questo continuo rimando al passato e apparente scontro con il futuro, si percepisce il desiderio degli sceneggiatori di tornare alla struttura e a i sentimenti originali della saga, che un po' si erano persi in Cars 2: i richiami agli avvenimenti e ai personaggi del primo film sono continui, nei flashback così come nei luoghi e nei nuovi e vecchi personaggi con cui Saetta dovrà interfacciarsi. Il tutto è reso ancora più palese dall'importanza massicia che viene data al ruolo del mentore in questo film e che permette loro di "riportare in vita" anche il leggendario Doc Hudson, costruendo quel filo sentimentale che permette all'intero progetto di tenersi in piedi, di ridare un senso a se stesso, di apparire strettamente connesso al primo Cars - Motori Ruggenti e, speranzosamente, appropriarsi di quella originale ricetta di successo.
C'è molta malinconia in Cars 3, c'è il riconoscimento dei propri sbagli (da parte dei personaggi, certo, ma forse anche della produzione) e qualche ammissione di colpa, c'è stima nei confronti del passato e commemorazione dello stesso, ma c'è anche tanta voglia di futuro e novità, un desiderio impellente di guardare avanti e scrutare tra le possibilità di un futuro per Radiator Springs.

Oltre la realtà

Cars 3 è una storia di rivalsa personale e conoscenza profonda di se stessi, di riscoperta del proprio passato e cambiamento, raccontando della possibilità, spesso vista come sconfitta, di cambiare la propria direzione senza perdere la passione per quello che si fa. Ma è comunque raccontata attraverso delle automobili, personaggi che, per quanto possano essere tecnologicamente avanzati e multidimensionali, devono attenersi a una struttura poligonale ben definita e possono avvalersi solo di pochi, si fa per dire, accorgimenti che possano farli apparire il più possibile realistici. Così come narrativamente il film cerca di valorizzare sia il passato che il potenziale futuro, anche visivamente parlando il film cerca di soddisfare entrambe le richieste. Se in Cars 2, infatti, la storia aveva richiesto un completo restyling di Saetta McQueen, in Cars 3 il protagonista torna alle sue forme iniziali, essenziali e morbide: "Abbiamo semplificato e snellito il suo look. È un veterano delle corse sicuro di sé, dunque ha solo l'essenziale. Così, pur avendo deciso di mantenere i fanali e le luci posteriori che aveva in Cars 2, abbiamo deciso di riportare la sua carrozzeria a quella del primo film e gli abbiamo dato un trattamento grafico aggiornato ma classico", creando un immediato riconoscimento nostalgico nel subconscio degli spettatori che con questa saga ci sono cresciuti.

Non si tratta di certo di una scelta dettata dall'impossibilità di creare qualcosa di nuovo, di proporre un livello visivo differente e innovativo, perché una delle cose più stupefacenti di Cars 3 è proprio il suo modo di riuscire a rappresentare il mondo con un'attenzione ai dettagli davvero unica: nei primi piani delle carrozzerie delle automobili, così come nei campi lunghi in cui è il paesaggio a rubare la scena ai personaggi, si manifesta la totale supremazia tecnica di Disney - Pixar, capace di mostrarci un mondo più reale di quello che ogni giorno vediamo con i nostri occhi. Ovviamente dal 2011, anno di uscita di Cars 2, Pixar Animation Studios ha aggiornato il proprio sistema di rendering, passando a un nuovo programma chiamato RIS. "La cosa migliore del nuovo programma è la sua accuratezza dal punto di vista fisico. Dunque produrre immagini verosimili è molto più semplice, perché il programma può replicare accuratamente il modo in cui la luce si riflette sulle varie superfici e interagisce con i diversi materiali. Ma è ancora una nuova tecnologia e dunque ci vuole tempo per scoprire le sue peculiarità, specialmente nel mondo di Cars in cui i riflessi sono la nostra croce e la nostra delizia", confessa Michael Fong, supervisore tecnico del film.
E guardando il film non si può che ammirare l'enorme quantitativo di particolari, alcuni dei quali totalmente impercettibili, presente in ogni inquadratura, che permette a ogni scena di essere percepita come il più reale possibile. Si fa fatica a credere che quei paesaggi nei quali Saetta sfreccia indisturbato, così come gli immensi palazzi della Rust-eze o lo stesso autodromo che fa da sfondo al finale del film non siano dei luoghi reali immortalati da una macchina da presa, ma che siano invece completamente costruiti digitalmente.

E le carrozzerie delle auto, che già avevano stupito in passato per il loro verosimile modo di riflettere la luce in movimento, risultano ancora più reali, perché paradossalmente imperfette: "Se osservate una macchina sotto la luce del sole vedrete dei piccoli graffi concentrici e delle piccole schegge metalliche all'interno degli schemi della verniciatura. È una di quelle caratteristiche che permettono a un'auto di somigliare a un'auto. In passato era molto difficile riuscirci, ma stavolta siamo riusciti con facilità ad aggiungere queste caratteristiche all'interno delle nostre ombreggiature". Quello apportato su Cars 3 dagli animatori Pixar è un lavoro di suprema attenzione verso tutti i dettagli, da quelli più eclatanti e visibili, a quelli apparentemente meno importanti, ma funzionali alla storia e alle possibilità di comportamento dei personaggi: ad esempio i pneumatici di Saetta McQueen hanno delle scanalature che gli permettono di muoversi agilmente anche sulle piste sterrate. Lo spettatore magari non si accorgerà mai di questa cosa, ma per un appassionato di auto è un particolare fondamentale per la direzione che Saetta stesso prende all'interno del film.

Cars 3 Dopo tutto questo, Cars 3 è quindi il nuovo capolavoro Disney - Pixar? Tecnicamente il film alza sicuramente l'asticella della precisione e della maestria del creare un mondo totalmente virtuale e assolutamente simile alla realtà, dimostrando come, anche quando ci si trova davanti a uno studio di animazione conosciuto per il suo altissimo livello tecnico, ci si possa ancora stupire per i risultati raggiunti e raggiungibili. Cars 3 porta sullo schermo risultati che nessun altro film di animazione era mai riuscito a creare e questo è indiscutibilmente un grande pregio del film. Così come non si può mettere in dubbio la vincente scelta narrativa di tornare sui propri passi, dimenticando quasi tutto quello che era successo nel discutibile, seppur divertente, Cars 2 e creando un filo che congiunga questo film direttamente con le origini della saga. La storia ne acquista carattere ed emotività, pur ripercorrendo i passi classici di tutti quei racconti che dello scontro generazionale hanno fatto la propria base. Qua e là si percepisce la voglia di portare qualche novità al franchise e Cruz Ramirez ne è la dimostrazione, sperando forse che il tutto non si chiuda con una trilogia. La visione di Cars 3 scorre in modo semplice, divertendo (soprattutto durante la Crazy 8) certo, ma senza nessun grande passo di originalità o stupore, trasformando il film in un buon prodotto per niente memorabile, in grado di tenere in vita il ricordo di chi con Cars ci è cresciuto e attirare qualche nuovo piccolo spettatore, che rimarrà sempre abbagliato dallo sfavillante modo di fare di Seatta McQueen.

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