Recensione Breaking at the Edge

Rebecca Da Costa, sposata con Milo Ventimiglia, è in attesa di un bambino e soffre di inquietanti allucinazioni in Breaking at the Edge, scialbo e prevedibile horror di Predrag Antonijevic.

Recensione Breaking at the Edge
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La bella Bianca, di origini brasiliane, aspetta un figlio dal marito Ian. La loro vita matrimoniale sembra tutta rose e fiori ma le sempre più numerose allucinazioni di cui è vittima la donna rischiano di minare la serenità della coppia. La futura madre infatti è perseguitata dalla continua apparizione di una giovane ragazza dal look dark che compare quando meno se la aspetta; Rebecca, che già in passato aveva sofferto di disturbi simili, etichetta inizialmente il tutto come un frutto della sua immaginazione dovuto alla gravidanza. Quando però riconosce la persona che la sta perseguitando in un servizio del telegiornale, dove viene data per scomparsa, la donna decide di indagare più a fondo e, con l'aiuto di un ispettore di polizia, scopre che questa aveva avuto in passato un legame proprio con Ian. Ora per Rebecca la ricerca della verità diventa fondamentale per poter salvare anche il suo bambino.

Rebecca's baby

C'è un po' di tutto in Breaking at the Edge, thriller - horror diretto nel 2013 dal regista serbo Predrag Antonijevic: da atmosfere strizzanti l'occhio al j-horror, fino a rimandi evidenti a classici come Rosemary's Baby (1968), il film non si fa mancare niente in questa accozzaglia di citazioni e riferimenti che si impantana su una messa in scena spartana non certo agevolata dai limiti di budget. Se qualche spavento, tramite espedienti abusati quali ascensori, specchi e affini è quantomeno garantito, la pochezza dell'operazione non tarda a palesarsi già dopo i primi minuti, in un riciclo continuo e costante di stereotipi che si appoggia su una progressione narrativa stanca e improbabile concludente nel prevedibile epilogo. Tolto per l'appunto qualche sparuto spavento, gli ottanta minuti di visione non coinvolgono e la vicenda finisce per seguire le linee guida classiche del genere, ricordando per certi risvolti Le verità nascoste (2000) di Robert Zemeckis. Al giungere dei titoli di coda si ha l'impressione di aver assistito all'ennesimo riciclo di topoi, per nulla valorizzato dalle maestranze tecniche che affossano il tutto nel peggior universo b-movie. Sin da subito si vanno a sospettare le cause delle continui allucinazioni della protagonista (una sexy ma anonima Rebecca Da Costa) e il resto del cast, comprendente tra gli altri il Milo Ventimiglia di Heroes, Gabriel "The Spirit" Macht, Andie MacDowell e Louis Gossett Jr., non riesce ad infondere credibilità a personaggi già privi in partenza di un'accettabile caratterizzazione.

Breaking at the Edge Thriller horror con infamia e senza lode, Breaking at the Edge è un pasticciato meltin' pot di stereotipi e atmosfere che, guardando ai classici e ad influenze orientali, non convince né nella sua componente tensiva né in quella paurosa, tolto un paio di possibili spaventi comunque prevedibili per un pubblico navigato. Un cast di residuati e promesse mai mantenute si adopera senza convinzione ad uso e consumo di una regia anonima e priva di guizzi che trascina stancamente la visione al più scontato dei finali.

4

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