Recensione Bologna 2 Agosto... I giorni della collera

Una delle più dolorose pagine di cronaca nera dell'Italia moderna per la prima volta riportata al cinema

Recensione Bologna 2 Agosto... I giorni della collera
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Intorno al 2004, sotto la produzione di Claudio Bonivento e con Giorgio Pasotti e Nicoletta Romanoff quali interpreti principali, aveva già provveduto il napoletano Francesco Patierno a mettere in piedi un lungometraggio cinematografico interessato a ripercorrere le violente gesta di Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, tra i principali fondatori del gruppo armato di estrema destra N.A.R. (Nuclei Armati Rivoluzionari), le cui azioni delittuose, eseguite a volto scoperto tra la fine degli anni Settanta e l'inizio del decennio successivo, vennero notate dai servizi segreti deviati, che non esitarono ad utilizzarle per destabilizzare lo Stato.
Un progetto, però, presto naufragato e che ha lasciato quindi al loro posto i massacri attuati dalla coppia di terroristi, i quali, con i nomi mutati in Alverio Fiori e Antonella De Campo, rivivono ora sullo schermo incarnati da Giuseppe"Amore 14"Maggio e Marika Frassino grazie a Bologna 2 Agosto... i giorni della collera, che, diretto a quattro mani dall'esordiente Daniele Santamaria Maurizio e dal Giorgio Molteni autore di Legami sporchi e Oggetti smarriti, apre nella Roma del 1978 per poi spaziare fino ai primi anni Ottanta.

2 agosto 1980

Perché, come il titolo stesso suggerisce, in mezzo a rapine, pestaggi e uccisioni (tra cui quella dell'appuntato di pubblica sicurezza Evangelista), è sul caso ancora oggi irrisolto della strage che causò ottantacinque vittime e duecento feriti presso la stazione di Bologna il 2 Agosto del 1980 che intende concentrarsi l'operazione; man mano che viene evidenziata la commistione tra i gruppi estremisti di destra con la malavita romana, i succitati servizi segreti deviati e la loggia massonica P2.
Un'operazione che, nel ripercorrere l'atmosfera di terrore e di follia degli infami anni di piombo, accanto ai due protagonisti tira in ballo anche Lorenzo"Piazza giochi"De Angelis e Roberto"Fortapàsc"Calabrese nei ruoli di Tiziano Furlani e Matteo Carolli (nella realtà Luigi Ciavardini e Gilberto Cavallini), loro "colleghi di massacri" insieme a Barbara alias Tatiana Luter.
Personaggio di fantasia, quest'ultima, come pure la giornalista Cinzia Cordero e il giudice Dario Damiani, rispettivamente con le fattezze di Martina Colombari e Lorenzo Flaherty; mentre ai novantotto minuti di visione prendono parte anche Marco Di Stefano nei panni di un ufficiale procuratore e un Luca Biagini alla Enrico Maria Salerno in quelli del professor Massimo Salera, ovvero la versione in finzione del faccendiere e finanziere Licio Gelli, condannato proprio per depistaggio delle indagini sull'attentato bolognese.
Novantotto minuti di visione che, ovviamente, non hanno lo scopo di svelare la verità su una ferita rimasta aperta dello stivale tricolore, ma, infarciti di immagini di repertorio, intendono ribadire che una società realmente civile non può basarsi sul silenzio, il ricatto e l'eliminazione di prove, in quanto lo Stato, se giusto, dovrebbe colpire i potenti che hanno costretto l'Italia a pagare un ineguagliabile tributo di sangue e dolore.
Con la risultante di un elaborato che, accompagnato da riletture di hit quali Davanti agli occhi miei dei New Trolls e L'angelo azzurro di Umberto Balsamo, si trova inevitabilmente a dover fare i conti con le ristrettezze di budget, tra messa in scena in parte approssimativa e alcuni aspetti dello script che avrebbero necessitato di maggior cura.
Anche se, nonostante tutto, vanta sia un ritmo narrativo decisamente coinvolgente che la capacità di suscitare non poco interesse proprio perché primo lungometraggio cinematografico coraggiosamente costruito sullo scottante argomento.
Quindi, al di là dei difetti, tanto di cappello a chi ne ha permessa la realizzazione senza alcun appoggio dalle major.

Bologna 2 Agosto ...I giorni della collera Azioni delittuose che non hanno nessuna logica politica, tanto da essere identificate in seguito come “spontaneismo armato” messo in atto da gruppi giovanili di estrema destra che intendevano passare alla storia come rivoluzionari contro uno Stato democratico e antifascista. Sono gli anni di piombo relativi al periodo della strage della stazione di Bologna avvenuta nel 1980, qui raccontati usufruendo di un budget ridotto e tanto coraggio. Di conseguenza, il risultato non è certo ai livelli del costosissimo Romanzo criminale (2005) di Placido, ma, al di là della recitazione discontinua (dei giovani, il migliore è De Angelis) e di una certa povertà di messa in scena, non ci si annoia affatto e si ripercorre in maniera interessante quanto dolorosa una incancellabile pagina della irrisolta cronaca nera tricolore.

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