Recensione Blindato

Chi resterà in piedi per ultimo?

Recensione Blindato
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Il regista Nimrod Antal, dopo l'inizio di carriera in Ungheria, terra di adozione per lui californiano di nascita, arriva con Blindato (Armored in originale) al secondo film americano dopo il discreto Vacancy. Questa volte decide di affrontare l'action movie nel senso più letterale del termine, proponendo una pellicola dedicata agli appassionati del genere nonostante, come vedremo in seguito, la presenza di qualche spunto drammatico. Una produzione che vede nel cast la presenza di nomi, più o meno conosciuti dal pubblico, di tutto rispetto, anche se non tutti sono stati sfruttati a vedere. E' sempre comunque un piacere vedere attori del calibro di Matt Dillon, Jean Reno, Laurence Fishburne, Skeet Ulrich e Columbus Short insieme sul grande schermo. Le aspettative per un prodotto di tutto rispetto erano quindi più che rosee, soprattutto grazie a una trama che sembrava distaccarsi dal solito rocambolesco film d'azione di matrice hollywoodiana, ormai spesso relegato all'universo dei b-movies. Sarà di nuovo questo il caso, o troveremo un prodotto originale dentro questo Blindato?

Gli extra del dvd

Scontri e incontri: gli stunt
Pianificare il colpo: dietro le quinte
Sul set di "Blindato"
Commento del produttore e del cast

La scelta

Ty (Columbus Short), ex eroe di guerra in Iraq, lavora come guardia di furgoni blindati della banca. Insieme a lui, il suo migliore amico Mike (Matt Dillon) e i colleghi Baines (Laurence Fishburne), Quinn (Jean Reno), Palmer (Amaury Nolasco) e Dobbs (Skeet Ulrich). Ty ha dei grossi problemi finanziari inseguito alla morte dei genitori, e un rapporto tormentato col fratello minore Jimmy (Andre Kinney), che ha dei piccoli guai con la legge per le sue scorribande da writer. Si trova perciò di fronte a una difficile scelta quando Mike gli propone di organizzare una finta rapina ai 42 milioni di dollari che la loro squadra dovrà trasportare all'indomani su due mezzi blindati. Ultimo a essere avvertito della furtiva missione, accetta di parteciparvi dopo aver avuto l'assicurazione da Mike che nessuno si sarebbe fatto male. Tutto sembra per andare per il verso giusto, e i soldi vengono portati in un vecchio magazzino abbandonato al di fuori dei centri abitati. Mentre la banda scarica la merce, uno di loro nota un movimento sospetto all'interno dell'area, infatti un senzatetto si trovava lì da prima e ha assistito alla losca impresa. Inseguito e raggiunto, l'uomo viene ucciso da due colpi di fucile sparati da Baines. Ty, dopo aver cercato in un primo momento di aiutare il barbone ferito, si ribella agli altri, rei di non aver mantenuto il patto. Decide così di barricarsi all'interno di uno dei due furgoni, carico di metà della somma rubata, e attendere l'arrivo della polizia, innescando anche una sirena d'emergenza. I suoi vecchi compagni cercano di tirarlo fuori in tutti i modi, ultimo ostacolo tra di loro e la riuscita dell'operazione, in una corsa contro il tempo prima che il comandante delle guardie bancarie Duncan Ashcroft (Fred Ward) li ricontatti per avere notizie del carico. Le cose si complicano ancora di più quando l'agente di polizia Eckehart (Milo Ventimiglia), che si trovava per puro caso nelle vicinanze, insospettito dall'allarme udito poco prima, si reca a indagare sul posto.

Vuoto e sostanza

La sceneggiatura dell'esordiente James V. Simpson aveva delle potenzialità. Vi erano infatti tutte le possibilità di infondere al film un'aura drammatica particolare, quasi claustrofobica, in cui l'alone di assedio avrebbe infuso riflessi psicologici interessanti, rimodellando una sorta di Panic Room in veste più action. L'obiettivo però non è stato raggiunto, e con un pò d'amaro in bocca ci troviamo davanti a un ennesimo "filmetto" d'azione, che può anche divertire i fan più sfegatati di sparatorie e rocambolesche peripezie, ma non aggiunge nulla di nuovo al genere. La tensione si mantiene infatti a livelli incostanti, complice anche la prevedibilità che affligge la vicenda e i suoi personaggi, troppo stereotipati per eccellere dalla massa. Viene anche difficile dare la colpa agli attori, in quanto è incredibile relegare nomi come Jean Reno e Laurence Fishburne a figure secondarie, con a disposizione pochissime battute nell'arco di tutto il film, incapaci anche volendo di infondere personalità al loro ruolo. Un pò meglio è andata a Columbus Short e Matt Dillon, protagonista e antagonista, che pur senza regalare prove degne d'esser ricordate, si fanno apprezzare. Inspiegabili certi risvolti morali, rimorsi che sopraggiungono improvvisamente dopo gesta efferate che fanno trasparire la sgangherata caratterizzazione, e che regalano in almeno un caso anche qualche involontaria risata. Dopo tutte queste critiche, verrebbe da pensare che il film sia un totale fallimento. Nostante tutto, pur reo di tutte le colpe ora assegnategli, Armored ha qualche asso da giocare. Nonostante infatti la sceneggiatura, come detto, sia prevedibile, non mancano dei riusciti colpi di scena, non tanto dell'evolversi principale della storia ma con degli artifizi in pura sede d'azione che si rivelano freschi e avvincenti, e delle spettacolari sequenze all'interno dei blindati che non mancheranno di avvincere gli spettatori. Risulta coinvolgente il comparto sonoro, con musiche mai invadenti e sempre adatte al contesto, e convince anche la pulita fotografia che non perde un colpo nonostante l'atmosfera lugubre e decadente del magazzino abbandonato. E' sempre un peccato osservare un prodotto che, pur nella sua breve durata (supera a stento gli ottanta minuti), mostra dei buoni spunti, incapaci però di reggere da soli il peso dei difetti che, inesorabilmente, condannano il film a una, seppur non grave, insufficienza. Forse un minutaggio superiore, unito a una maggiore introspezione e uno sviluppo più corale, avrebbe giovato al lavoro di Antal, incapace di sfruttare fino in fondo la storia e il cast di cui disponeva.

Blindato Un cast variegato e una storia dalle grandi potenzialità non equivalgono per forza a un buon film. Armored, pur non naufragando in un totale fallimento, è infatti colpevole di alcune lacune in fase di sceneggiatura e caratterizzazione dei personaggi che impediscono un totale coinvolgimento del pubblico. Antal si trova a suo agio nelle sequenze d'azione, meno nel comparto drammatico appena accennato nonostante una situazione d'assedio, centro portante della storia. A conti fatti, è l'ennesimo prodotto adatto ai fan del genere, ma incapace di soddisfare le sue ambizioni.

5.5

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