Recensione Blind

Come fuggire quando non puoi vedere?

Recensione Blind
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Soo-ah (Kim Ha-neul), cresciuta all'orfanotrofio, era una promettente recluta dell'accademia di polizia, ma un tragico incidente, nel quale perse la vita suo fratello più giovane (adottato), oltre a compromettere la sua carriera, le provocò una cecità permanente. Oggi, a tre anni dall'accaduto, Soo-ah cerca di continuare una vita normale nonostante l'handicap visivo, grazie anche all'aiuto di un affidabile cane per ciechi. Una sera, pensando di prendere un taxi, finisce in realtà nella macchina di un pericoloso serial killer. Scampata miracolosamente alle grinfie dell'uomo, trova un insperato aiuto nel simpatico Ispettore Cho (Hie-bong Jo) e in Gi-seop (Yoo Seung-ho), un diciannovenne testimone della tentata violenza. Ma l'assassino è sulle loro tracce...Da Gli occhi del delitto al recente Con gli occhi dell'assassino, il topos della protagonista -possibilmente bella- priva della vista continua a contaminare il genere thriller. Non fa eccezione questo Blind, diretto da Ahn Sang-hoon, già regista dell'orrorifico Arang, e con protagonista la Ha-Neul Kim di My Girlfriend is an agent.

Blind

Pur non aggiungendo nulla di sostanzialmente nuovo al filone, Blind si rivela un thriller interessante e in grado di garantire un costante senso di tensione e insicurezza per circa due ore. Merito in buona parte della caratterizzazione dei personaggi, con una protagonista lontana dalla stereotipo della "super-eroina", ma anzai assai umana nelle sue debolezze, tormentata inoltre da una tragedia del passato, e da figure di supporto ben delineate. Dalla simpatia dell'Ispettore Cho, apparentemente imbranato ma in realtà ricco di risorse, alla maturazione progressiva di Gi-seop, che ricorda a Soo-ah il fratello scomparso, il cast offre delle prove di tutto rispetto, con una menzione speciale per l'inquietante villain (un convincente Yang Young-Jo). Registicamente Ahn Sang-hoon dimostra una certa maturità, e riesce anche a regalarci una lunga sequenza potenzialmente originale, nel quale l'uso di uno smartphone diventa chiave fondamentale di un lungo e serrato inseguimento. La sceneggiatura ha qualche piccola forzatura, soprattutto per ciò che concerne la paradossale ingenuità degli agenti di polizia, incapaci di fiutare il pericolo anche nelle situazioni più ovvie, ma riesce in ogni modo a districarsi per un paio d'ore evitando i tempi morti. Unica nota forse l'eccessiva lungaggine dei concitati minuti finali, nel quale i contendenti finiscono per apparire quasi immortali, ma è un cliché alquanto comune nelle produzioni del genere. Pur lontano quindi dall'eccellenza, Blind si fa apprezzare come una proposta sicuramente gradita per gli amanti dei thriller coreani.

Blind Una donna cieca braccata da un serial killer. Una storia vista e rivista decine di volte nel cinema di genere, a cui Blind aggiunge poco o nulla, senza però sfigurare nei confronti di titoli più famosi. Un buon cast ed un uso calibrato della tensione fanno chiudere un occhio su una sceneggiatura non perfetta, garantendo due ore non eccelse ma nemmeno disprezzabili.

6.5

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