Blade: Trinity, Wesley Snipes contro Dracula Recensione

Incastrato dai vampiri e con l'aiuto di due nuovi alleati Blade deve affrontare Dracula in Blade: Trinity, terzo film sul personaggio Marvel.

Blade: Trinity, Wesley Snipes contro Dracula Recensione
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Non è un periodo facile per i cacciatori di vampiri e il primo a farne le spese è proprio il leggendario Blade, essere ibrido umano-succhiasangue e vera e propria bestia nera per le creature della notte; per un piano ben escogitato da parte dei suoi acerrimi nemici viene incastrato e diventa il pubblico numero 1 per le forze dell'ordine. Scovato nel suo rifugio dalle truppe speciali, Blade è catturato e il suo vecchio amico / mentore Abraham Whistler si sacrifica facendo esplodere l'intera struttura, contenente segreti troppo scottanti per finire nelle mani sbagliate. Durante l'interrogatorio compiuto dai vampiri stessi, accordatisi con la polizia corrotta, il cacciatore è liberato da due giovani e atletici colleghi: la bella Abigail (figlia illegittima di Whistler) e Hannibal King, facenti parte di un collettivo segreto che si fa chiamare Nightstalkers. Per l'inedito trio il pericolo maggiore deve però ancora palesarsi: gli immortali hanno infatti risvegliato da un lungo sonno il primo della loro specie, meglio conosciuto come Dracula.

Uno per tre, e tre per uno perché...

I primi due film di Blade sono stati per diverso tempo, prima della moda dei cinecomics e del conseguente successo dell'universo cinematografico Marvel, tra i migliori film mai tratti dal mondo dei fumetti e ancor oggi (soprattutto il secondo capitolo, diretto da Guillermo del Toro) si difendono assai bene nei confronti dei loro più moderni e osannati epigoni. Il terzo tassello della saga del cacciatore di vampiri afroamericano, pur ottenendo discreti incassi al botteghino, si è rivelato invece un'operazione fallimentare sia a livello di sceneggiatura che di messa in scena, consegnandoci uno scult in piena regola salvato solo dal consistente budget a disposizione. A salire in cabina di regia è questa volta il controverso sceneggiatore Davis S. Goyer, già autore degli script dell'intera saga, e la mancanza di uno sguardo visionario e personale si fa più che sentire nelle due ore di visione in cui, tolte le efficaci sequenze d'azione, il rischio del ridicolo involontario è spesso dietro l'angolo. Demerito di una narrazione che si allontana dal fascino gotico / noir dei titoli precedenti in favore di istinti più leggeri e fracassoni, con tanto di rimandi alla saga di Matrix (decine di umani usati come vere e proprie riserve di sangue) e un improbabile trio di protagonisti. Se Wesley Snipes appare in quest'occasione poco convinto nel rivestire i panni del primo supereroe nero mai giunto su celluloide (e sono ben noti i problemi creati dall'attore sul set, assuefatto di marijuana durante le riprese e in rapporti tesi con il regista e il resto del cast), Ryan Reynolds è vittima di un personaggio la cui carica di ironia è eccessivamente forzata mentre Jessica Biel, tolta la travolgente bellezza, è ancora lontana dalla maturità attoriale sbocciata negli anni successivi. Gli stessi villain, a cominciare dal Dracula di un anonimo Dominic Purcell, sono privi di qualsiasi carisma, confinando l'ennesima battaglia tra le forze del bene e quelle del male in un semplice e gratuito tourbillon di effetti speciali ed arti marziali, con acrobazie esagerate (e aiutate dalla computer grafica) e l'utilizzo di armi sempre più bizzarre ed avveniristiche. Le due ore di visione di Blade: Trinity rovinano la mitologia fino ad allora creata e l'assordante colonna sonora affossa definitivamente una visione tutto fumo e niente arrosto.

Blade: Trinity Il canto del cigno (in attesa di una possibile resurrezione, che sarebbe perfettamente in tono con il personaggio) di Blade su grande schermo non poteva essere peggiore: Blade: Trinity, terzo episodio delle avventure del cacciatore di vampiri made in Marvel, si rivela infatti un'operazione fallimentare, parzialmente salvata solo dai più che discreti effetti speciali. Dopo aver curato la sceneggiatura dei due film precedenti David S. Goyer sale in cabina di regia dando vita ad uno spettacolo fracassone e gratuito, inutile susseguirsi di acrobazie marziali e inseguimenti a corollario di una narrazione che rischia in più di un'occasione di scadere nel trash, ridicolizzando non solo le new entry interpretate da Jessica Biel e Ryan Reynolds ma anche colui che, secondo logica, avrebbe dovuto essere la nemesi più affascinante di sempre e cioè Dracula, il signore dei vampiri, qui ridotto a un cattivo palestrato da quattro soldi.

4.5

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