Bittersweet Life, la recensione del noir disponibile su Netflix

Il braccio destro di un potente boss si ribella agli ordini del suo capo in Bittersweet life, magnifico action noir di Kim Ji-woon.

Bittersweet Life, la recensione del noir disponibile su Netflix
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"Sono i rami a muoversi o è il vento?": inizia con quesiti esistenziali nel prologo in voice-over questo sensazionale noir di Kim Ji-woon, capace di rinfrescare nuovamente un filone dopo aver già indagato con personalità nell'horror con il drammatico Two sisters (2003). Un film che non fa sconti Bittersweet life (disponibile su Netflix), consacrato sia dal pubblico appassionato che dalla critica, e che ha anche avuto il merito di lanciare sulle platee internazionali la carismatica star coreana Lee Byung-hun, sbarcata da qualche anno con successo anche sui lidi hollywoodiani (I magnifici 7 e Red 2 tra gli altri). Nelle due ore di visione assistiamo alla storia di Kim Sun-woo, rispettato braccio destro del potente boss Kang, che si vede da questi affidare l'incarico di sorvegliare la sua giovane fidanzata e, nel caso scoprisse una relazione fedifraga, di eliminare il presunto amante. Situazione che si verifica e mette Kim davanti alla propria coscienza, costringendolo ad una decisione che cambierà per sempre il suo destino.

Road to perdition

Una cupa ballata dolente che rinvigorisce con forza tutti gli stilemi del gangster movie, qui declinati su toni oscuri la cui secca e brutale violenza dà vita ad esaltanti ruggiti di devastante azione, con scontri a mani nude e con armi da fuoco che suggellano i momenti più importanti del racconto. E' una love-story in sottrazione che si adatta magnificamente ai canoni del noir classico quella di Bittersweet life, film sempre magnificamente dosato sia negli eccessi di violenza, con sangue che scorre a litri, che nei mai banali risvolti drammatici, con un'oculata gestione dei rapporti vigenti e in evoluzione tra i vari personaggi, tutti alle prese con una realtà in cui, citando letteralmente un dialogo, "a nessuno frega un cazzo di nessuno". Non vi è luce, se non quella platonica di un amore impossibile, ad illuminare questo mondo criminale in cui la mancanza di rispetto può essere pagata con la vita stessa e in cui le forze dell'ordine si rivelano volutamente grandi escluse; qui regnano solo le regole di un sottobosco a sé stante, in cui il tradimento è all'ordine del giorno e solo la vendetta può riportare ad una sorta di pace interiore. Popolata da scene madri di grande potenza tensiva ed emozionale, dal seppellimento del protagonista al montaggio all'ultimo secondo della pistola fino a due sequenze di pura escalation action (finale, tragico, incluso), dirette con magnifico dinamismo dalla ferma mano di Kim Ji-woon, la visione possiede una forza istintiva e primigenia che lascia letteralmente senza fiato ponendo interessanti spunti di riflessione sulla crudeltà dell'esistenza.

Bittersweet Life Action-noir dall'impatto devastante, Bittersweet life conferma l'abilità dietro la macchina da presa di Kim Ji-woon, regista sempre capace nella sua notevole carriera di adattare il suo stile (perfetto mix tra commerciale e autoriale) ai più svariati generi. Qui, complice la magnifica performance del protagonista Lee Byung-hun, prende vita un disperato percorso di vendetta nascente da un sentimento trattenuto ma viscerale che gioco-forza va a segnare il destino di tutti i contendenti. Con una resa dei conti finale in cui ha luogo una vera e propria apoteosi action che guarda non poco in diversi passaggi al cinema western, la visione regala avvincenti e violente emozioni per oltre due ore senza momenti di stanca, in una struttura da dolente e magnetico revenge-movie d'alta scuola.

8.5

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