Recensione Beverly Hills Chihuahua

Piccoli ma potenti i Chihuahua riscatteranno la propria immagine.

Recensione Beverly Hills Chihuahua
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Animal Disney

Il 2009 si apre per la sempre impegnatissima Disney con un lavoro non troppo originale, ma di sicuro impatto sul pubblico dei piccoli spettatori. Beverly Hills Chihuahua ripercorre il filone dei film per ragazzi, prodotti soprattutto dalla major californiana, in cui situazioni più o meno verosimili traslano dall’occupare le giornate degli esseri umani, al diventare grandi avventure del mondo animale. Dopo essersi occupati di svariate specie, dagli ormai estinti dinosauri alle più comuni mucche, la Casa di Topolino è tornata ad immergersi nel mondo dei quadrupedi più amati, i cani, soffermandosi sui vezzeggiati Chihuahua.

Principessa a quattro zampe

I Chihuahua si sa, sono la razza canina preferita dalle star di Hollywood. A volte famosi quasi quanto i proprietari, si trovano spesso immortalati su giornali scandalistici o al centro di vicende straordinarie e surreali. Nella realtà statunitense, il più celebre di loro è forse l’inseparabile amico a quattro zampe di Paris Hilton, Thinkerbell, il cane più fashion di L.A. Fortemente ispirato a lui è il protagonista del film Disney. Chloe è una vera chihuahua dell’alta società californiana: vive in una lussuosissima villa di Beverly Hills, indossa solo capi firmati, ha un’agenda fitta di impegni sociali e cena nei migliori ristoranti della città. Tesoro più grande di una proprietaria ricca e famosa, Viv (Jamie Lee Curtis), che non le fa mancare nulla e la tratta come una vera principessa. E come tale si sente la piccola cagnolina bianca, perfettamente inserita nel proprio ruolo sociale di "essere superiore", non adatto a socializzare con animali di basso rango. Tantomeno è disposta ad accettare o ricambiare i sentimenti di Papi, chihuahua del giardiniere, che, con il suo irrompente spirito latino, cerca di conquistarsi le attenzioni della sua amata. Fin qui la routine. Ma per problemi di lavoro Viv dovrà lasciare la piccola reginetta di casa alle cure di Rachel (Piper Perabo), una nipote poco impegnata e scarsamente interessata a mantenere lindo il piedistallo della piccola canide. Così Chloe si ritroverà a dover partire per il Messico per seguire la sua nuova responsabile in una vacanza senza lussi e agi che la porterà a scoprire se stessa. Rapita da una banda di malviventi che organizza combattimenti fra cani, dovrà prima dire addio al suo completino di cashmere, poi a doversi fidare di un misterioso pastore tedesco, e a dover fuggire da chi vuole impadronirsi del suo preziosissimo e decisamente appariscente collare di diamanti, attraversando pantani fangosi e territori stranieri.

The Chihuahuas Will Rise

La trama di Beverly Hills Chihuahua ripercorre e ricalca un po’ tutti i clichè dei precedenti (e futuri) film disneyani. È una centrifuga chic di tutto quello che siamo sempre stati abituati a guardare, impastato con gli stessi sgargianti colori e nello stesso tradizionale modo. Solo che questa volta non ci si ritrova nel castello fiabesco di Cenerentola, o nei sobborghi di Lilli e il Vagabondo. Siamo catapultati direttamente nello strambo ed ai limiti dell’assurdo mondo di Beverly Hills: materialista e corrotto. Ma si sa, i personaggi Disney difficilmente tendono a perdere di vista la propria moralità: così una cagnetta che spettegola malignamente dal parrucchiere non perderà mai comunque la fiducia nel prossimo, ed una ragazza che dimentica i propri doveri per seguire il divertimento messicano, è consapevole di dover lasciare la conquista di una notte al di fuori della porta della propria stanza. Poco credibile, ma sicuramente in linea con gli standard della casa di produzione. Le personalità che popolano la pellicola sono spesso piatte, monodimensionali, difficilmente disposte a mostrare le proprie sfaccettature. Fatto di per se riconducibile al target del film, che non prevede certamente gli adulti, costretti solo ad accompagnare i piccoli astanti affascinati dall’idea di vedere amorevoli cagnolini in vesti chic sul grande schermo. Beverly Hills Chihuahua è costruito per attirare folle di piccoli spettatori poco interessati alla costruzione della narrazione, perché troppo giovani per accorgersi delle pecche che essa contiene e troppo incantati dalle immagini glitterate in proiezione. Se pur non di ammirabile scrittura, la sceneggiatura contiene tutti quegli elementi che fanno di un film un lavoro disneyano: i cattivi contro cui combattere, gli altezzosi che poi si redimono, i personaggi buoni ed amorevoli dall’inizio alla fine, che siano essi appartenenti al mondo animale o degli esseri umani. Nulla di stravagante, nessuna sperimentazione, nessun bivio sui binari della classica storia dei film per ragazzi.

Tiny, but mighty

Discutere tecnicamente di Beverly Hills Chihuahua sarebbe voler a tutti i costi analizzare qualcosa che non è stato creato a questo fine. La regia è delle più classiche ed è accompagnata da una fotografia tipicamente "all american", patinata a più non posso, creata per rendere al meglio le lussuose ville di Los Angeles e far risplendere diamanti e gingilli vari. Il cielo è sempre blu ed il mondo è sempre pronto ad insegnarti qualcosa. Ammirabili sono i 200 cani di varie razze addestrati per recitare all’interno della pellicola, se non altro per il loro numero colossale, soprattutto se affiancati dalle uniche due creazioni in 3G, rappresentate da Manuel, un topo, e da una iguana, una sorta di Gatto e la Volpe Hollywoodiani. I due character animati si inseriscono bene all’interno dell’ inquadratura, non sembrando mai fittizi, e mostrano ancora una volta l’ottimo lavoro che uno studio d'animazione con un’esperienza non paragonabile a quella di nessun’altro è in grado di fare. Ma è questo l’unico punto di pregio di un film banale che avrebbe potuto cogliere meglio le occasioni di divertimento che la sceneggiatura propone (come quella dell’imitazione canina all’interno dell’ufficio della polizia) e sfruttare al massimo le proprie potenzialità. Nella storia Chloe dovrà abbandonare la sua vecchia se stessa, tutta lustrini e comodità, per ritrovare il proprio latrato interiore, la forza che possiede dentro di se, caratteristica innata delle sue origini messicane, risalenti addirittura agli antichi Aztechi. Gli studi Disney dovrebbero anch’essi, a questo punto, intraprendere un viaggio simile a quello della propria piccola, ma potente protagonista, per ritrovare la magia interiore che nel tempo li ha decretati la fabbrica dei sogni.

Beverly Hills Chihuahua Beverly Hills Chihuahua è il tipico prodotto disneyano dalle pretese non elevate, costruito miscelando i tradizionali ingredienti della casa di produzione californiana. Il risultato non è dei migliori e di certo il film non entrerà a far parte dei classici da ricordare, ma assolve bene al suo scopo di intrattenere il proprio piccolo pubblico, distraendolo per un'ora e mezza di proiezione. Peccato però che i fasti di classici Disney come "F.B.I. operazione Gatto" (l'orginale, non il remake, sia chiaro) sono ormai terribilmente lontani.

4

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