Recensione Basta Che Funzioni

La vita di Boris sta per essere sconvolta dall'arrivo di una ragazza di provincia

Recensione Basta Che Funzioni
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Woody Allen è, senza ombra di dubbio alcuna, uno dei personaggi più controversi ed interessanti del cinema e della letteratura internazionale. Cinico, intelligente ed estremamente ironico, il regista/attore/sceneggiatore/scrittore è entrato di diritto nei libri di antologia del cinema per merito di una quantità industriale di perle in celluloide, sempre condite da un tocco d'autore tanto riconoscibile quanto gradevole. Nel corso degli anni Allen sembrò aver accusato una pesante forma di depressione che, secondo molti, fu la causa di alcuni film - opinabilmente - meno riusciti. Fu Match point, secondo la critica internazionale, ad inaugurare una rinascita del cineasta, un film privo della vena e della patina sarcastica che lo aveva reso grande, ma ricco di spunti di riflessione. La linea “seriosa”, continuata fino al recente Vicky Cristina Barcelona, ora sembra essersi interrotta.
Malgrado i nostalgici, i ritorni alle origini sono spesso regressioni negative, prive di carattere e freschezza. Fortunatamente però, Woody Allen era e rimane un uomo dallo spiccato senso pratico, capace di rinnovarsi al meglio, proprio come nel caso di Basta che funzioni, commedia cinica e spietata che ricorda moltissimo Anything else, diretto ed interpretato dal regista stesso e carico di un fortissimo humor nero. Le tematiche di questo nuovo film sono a metà strada tra le ossessioni che hanno caratterizzato i suoi ultimi lavori e l'ironia esistenziale che lo ha reso famoso in tutto il mondo.
Da Allen ci si aspetta sempre qualcosa di originale e pare che, almeno, in questo caso vi sia riuscito, ma sarà tutto rose e fiori?

Genialoide e cinico

Boris Yellnikoff (Larry David) è un ex fisico genialoide, cinico, misantropo e maniaco suicida. Dopo aver fallito professionalmente, l'uomo vive insegnando scacchi ai bambini del posto e bevendo drink con gli amici del bar, dove ama lanciarsi in ammorbanti recital sull'inutilità dell'esistenza e sulla misera ed insignificante natura dell'uomo. Dopo aver rinunciato ad una vita praticamente perfetta, Boris vive da solo in uno squallido appartamento a downtown, soffocato dallo squallore del luogo e dalla totale assenza di qualunque soddisfazione. A stravolgere la sua vita arriva però, di punto in bianco, una giovanissima ragazza del Mississipi, Melody Celestine (Evan Rachel Wood), del tutto priva di cultura e ben poco intelligente. Scappata di casa, chiede al burbero uomo di ospitarla nel suo appartamento per non essere costretta a diventare “orientale e prostituta”. Malvolentieri, Boris acconsente, affezionandosi pian piano alla ragazza, arrivando addirittura a sposarla. Lui anziano e pieno di dissapori, lei sorridente e dinamica formano una coppia decisamente poco ideale, che finisce pian piano con il compensarsi. L'arrivo della madre di Melody da però il via ad una serie di surreali circostanze, garantendo così gag spassose e tocchi d'autore.

Geniale paradosso.

Eccolo: il tanto atteso ritorno di Woody Allen a quel cinema a cui lui stesso aveva dato vita, tra geniali paradossi e sillogismi sorprendenti, fatto di tanta profondità quanto di superficialità, che rimarca e fa la parodia d'ogni aspetto della vita. Il declino del suo cinema a metà degli anni '90 sembrò deludere gli spettatori di tutto il mondo, forse perchè troppo avanti, forse perchè troppo differente, di sicuro meno vendibile, aspetto da non sottovalutare. Dopo la fruttifera parentesi drammatica il cineasta sembra essere ritornato più in forma che mai, presentando il dipinto di un uomo deluso e, con ogni probabilità, consapevole della condizione umana, ma che, appunto per questo, si decide a viverla come viene, prendendo un “basta che funzioni” come unica filosofia di vita e tirando avanti. Il personaggio di Boris, estroverso, ma dall'aspetto allucinato, ricorda - non a caso - quello dello stesso Allen, memore ed autore di una vita fatta di aforismi e riflessioni. Appunto per questo, appare interessantissima la sequenza di apertura del film: il protagonista che si rivolge al pubblico mentre gli altri attori si chiedono quale follia stia architettando; una sorta di prova da alchimista che gli permette di confermare il suo essere un “genio” e di avere effettivamente la comprensione totale di ciò che gli accade attorno. Viene quindi da chiedersi: se ha davvero la reale visione d'insieme, l'esistenza è davvero priva di senso come sostiene? Di sicuro quella di Allen non lo è stata, per quanto lui stesso ne dica. Recitato magnificamente, la regia e la fotografia ricordano moltissimo quella del già citato Anything else, commedia simile, cinica e grottesca. L'unico aspetto negativo è forse l'esagerato manierismo di alcuni dialoghi, forse un po' fuori luogo.

Basta Che Funzioni Basta che funzioni è un bel film. Ironico, cinico e profondo come ci si aspetta da un grande autore come Allen. Forse lontano per stile e carisma dai vecchi capolavori del cineasta, di sicuro si fa apprezzare come una gran bella pellicola, di quelle da guardare con il sorriso sulle labbra ed il cuore in mano.

7.5

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