Recensione Assassination Games - Giochi di morte

Jean-Claude Van Damme e Scott Adkins in un action dalle contaminazioni melodrammatiche

Recensione Assassination Games - Giochi di morte
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Vincent Brazil (Jean-Claude Van Damme) è un infallibile sicario al soldo di una potente agenzia governativa. Quando gli viene affidato l'incarico di uccidere lo spietato boss della malavita Polo Yakur (Ivan Kaye), da poco uscito di prigione, Vincent si ritrova in un grosso intrigo di potere, che lo vedrà lottare fianco a fianco col collega Roland Flint (Scott Adkins), da tempo in cerca di vendetta nei confronti di Polo, che in passato picchiò e violentò sua moglie sino a mandarla in coma permanente. Insieme i due killer cercheranno di ottenere giustizia e al contempo venire ai conti con i propri demoni. Diretto da Ernie Barbarash, il cui unico film ad essere uscito in Italia ad oggi è Cube Zero (terzo capitolo della trilogia iniziata da Vincenzo Natali), Assassination Games è una sorta di banco di prova per un'action star del passato come Jean-Claude Van Damme, relegato ormai da più di una decade in produzioni di serie B di altalenante qualità. Dopo la parziale rinascita avvenuta con l'operazione semi metacinematografica JCVD e l'esordio alla regia nel 2010 con The Eagle Path (la cui uscità è prevista oltreoceano direttamente in home video per i primi mesi del prossimo anno, ma di cui alcuni fortunati spettatori che l'hanno visto in anteprima dicono un gran bene), l'attore belga sembra intenzionato a dare una svolta alla sua carriera, puntando su interpretazioni meno fisiche del solito e facendo suoi dei film più nelle corde di un cinquantenne, seppur ancora in ottima forma.

Assassini nati

Corre sulle dolenti note del melodramma Assassination Games, e lo fa con un'anima da action movie che, sebbene non aggiunga nulla di nuovo ai canoni classici del genere, riesce a farsi apprezzare per una certa sensibilità narrativa che coniuga in maniera pulita e mai forzata le due componenti tematiche, quella puramente adrenalinica e quella più intimista. Le coreografie acrobatiche, che vedono Van Damme cedere in minutaggio al più giovane Scott Adkins, tra i suoi eredi più convincenti, si limitano a poche ma comunque avvincenti sequenze, lasciando per una volta la parte del leone a furiose sparatorie, rappresentate anche con un certo gusto per l'immagine. Ma il vero e proprio punto di forza risiede nella caratterizzazione dei personaggi, in particolar modo proprio nella figura interpretata dall'ex Kickboxer di un tempo. Vincent Brazil è infatti un uomo tormentato, a disagio nelle relazioni interpersonali e concentrato soltanto sul suo sporco "lavoro", almeno finché non incontra una giovane prostituta che gli farà ricordare i motivi per cui vale la pena vivere. Van Damme offre una prova assai convincente, tra le migliori della sua intera carriera, dimostrando nuovamente quelle doti melodrammatiche, seppur non eccelse, già viste in JCVD. Barbarash (che dirigerà per l'altro ancora una volta l'attore nell'imminente The Butcher, previsto per il 2012) riesce a sfruttare al meglio la sintonia tra i due protagonisti, e dimostra anche una certa sapienza nella struttura delle scene cardine, mantenendo il ritmo a livelli più che discreti sino alla scritta The End. Ispirata anche la colonna sonora, che seppur spesso sotterranea, riesce ad amplificare il flavour malinconico in diverse occasioni.
L'edizione italiana, proposta in DVD da Sony Pictures, propone un'ottima resa d'immagine e le tracce italiana, inglese, francese e spagnola in Dolby Digital 5.1 . Come contenuti extra, abbiamo otto scene eliminate dal montaggio finale, per un totale di circa dieci minuti.

Assassination Games Assassination Games si rivela un solido b-movie, ricco di alcuni interessanti spunti registici e di un'interpretazione convincente di un redivivo Jean-Claude Van Damme. Permangono alcuni clichè e imperfezioni tipiche del genere d'appartenenza, ma Barbarash riesce con pochi mezzi a offrire un action godibile e assai migliore di prodotti ben più reclamizzati. Imperdibile per i fan dell'attore belga (nonché dell'altrettanto atletico Scott Adkins), ma per una volta tanto consigliato anche a chi si è sempre avvicinato con sospetto (e quasi sempre a ragion veduta) alle sue ultime pellicole.

7

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