Recensione È arrivata mia figlia!

Una fotografia realistica (ma anche divertente) di un Brasile che sta cambiando, visto attraverso gli occhi di una donna che ha sempre seguito le regole, ma costretta al cambiamento dall'arrivo della figlia anticonformista.

Recensione È arrivata mia figlia!
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Le regole sociali esistono da sempre e, sin da piccoli, ci viene insegnato come seguirle e farle nostre. Certo, ci sono Paesi e situazioni in cui questo si sviluppa in modo meno naturale e più estremo: senza arrivare ai casi dittatoriali, avete mai pensato alla vita di una domestica? A chi è permesso entrare in soggiorno? Chi "non dovrebbe" mettere piedi al di fuori della cucina? Chi è autorizzato ad aprire la porta del frigorifero? A noi, a dire il vero, sembrano tutte domande piuttosto assurde. Ma questo film ci porterà a cambiare idea, perché È arrivata mia figlia! racconta il sistema di regole sociali alla base della cultura brasiliana fin dai tempi del colonialismo e che continua a forgiare l'architettura emotiva delle persone. E lo fa in un modo tutto particolare: la regista Anna Muylaert regala al suo film un punto di vista realista, ma senza cadere mai nel documentaristico, leale a se stesso, che non si spinge mai a giudicare la moralità di quello che sta accadendo sullo schermo. Cosa è giusto e cosa sbagliato? Non sta al film deciderlo: il suo compito è quello di raccontare una situazione sociale tipica del Brasile, trasformandola in una storia che tutti possiamo comprendere. "Nel mio ambiente, piuttosto che accudire il proprio figlio, le donne molto spesso assumono una bambinaia a tempo pieno e demandano a lei gran parte del lavoro, considerato noioso e spossante. Ho ragionato sul fatto che questo paradosso sociale è uno dei più significativi in Brasile, dal momento che sono sempre i bambini a soffrire, sia quelli dei datori di lavoro sia quelli delle bambinaie". Ed è proprio attorno a questo pensiero che si costruisce la sceneggiatura di È arrivata mia figlia!

Seguire le regole...

Val (Regina Casè) ha abbandonato da tempo il suo paese e si è trasferita a San Paolo, dove è una governante a tempo pieno. Prende molto sul serio il suo lavoro e infatti non riesce mai a trovare il tempo di tornare a casa dalla sua famiglia e sua figlia. Si occupa della casa, accudisce amorevolmente il figlio dei suoi datori di lavoro, si comporta seguendo un preciso sistema di regole non mostrando mai fastidio rispetto ad eventuali malumori. Nella grande casa dei suoi padroni ogni cosa ha il suo posto, persino lei. Tutto cambia quando un bel giorno riceve una chiamata da sua figlia Jessica: si trasferirà a San Paolo per sostenere l'esame di ammissione all'università. Dove vivrà? Con Val, ovviamente... ma Jessica è una ragazza moderna, che non accetta le discrepanze di classe e ben presto manda in frantumi l'equilibrio casalingo creato con tanta fatica da Val.

... o infrangerle?

Anna Muylaert mette in chiaro fin da subito il suo modo di narrare la storia: le prime scene determinano quello che sarà il ritmo di tutto il film, facendo capire allo spettatore che si sta assistendo a un racconto reale, che non si costringe alle regole cinematografiche e preferisce, invece, adattarsi a quelle della vita. I momenti della giornata di Val si susseguono mostrandoci i punti salienti del suo lavoro da domestica all'interno di una grande casa brasiliana, i suoi svaghi e le sue sofferenze, senza mai calcare la mano. La sua struttura drammatica è asciutta, quasi algebrica. Un modo di servire la storia piuttosto freddo e inaccessibile, reso però estremamente umano ed emotivo dalla superba caratterizzazione del personaggio di Regina Casè: la sua mimica, il suo modo tutto unico di esprimere i sentimenti con la voce e il volto, fanno subito affezionare lo spettatore al suo personaggio, creando un legame empatico che sarà necessario al fine di comprendere il suo epocale cambiamento nel corso della narrazione. Perché, come è noto, l'arrivo di Jessica sconvolgerà completamente la vita di Val, ma condurrà anche il film su un altro livello: in questo modo È arrivata mia figlia! diventa una diapositiva lucida ed esplicativa di un pensiero, contrapposizione in moto perpetuo di come una mamma che non ha potuto crescere il proprio figlio si trovi poi in difficoltà nel comprendere la sua emotività. Val è stata come una madre per Fabinho, il figlio di donna Bàrbara, ma non è riuscita a stare accanto a Jessica, cresciuta con il padre lontano da San Paolo: non riescono a capirsi, si scontrano continuamente, non comprendono il modo di pensare reciproco. Jessica è infatti l'immagine del cambiamento, di un mondo che ha deciso di lottare contro le regole che crede ingiuste, di una generazione che crede nella speranza e ha fiducia in se stessa... qualcosa che Val non ha mai sperimentato, non ancora.

È arrivata mia figlia! È arrivata mia figlia! è un progetto davvero interessante, che pone luce su un modo di vivere così diverso dal nostro... eppure non così distante. Il lavoro di madre è spesso sottovalutato e le donne (ormai, non solo loro) si ritrovano a dover fare delle scelte e dei sacrifici che le allontanano dalla loro famiglia. Ma non solo: il film si inserisce anche in un particolare periodo storico. Di recente, infatti, le cose in Brasile sono iniziate a cambiare e sono stati introdotti emendamenti alla legge del lavoro che hanno praticamente debellato la manodopera domestica convivente, aprendo così nuove strade per il futuro, portando l’intero popolo ad abbracciare la possibilità di vedere il mondo con gli occhi di Jessica.

7

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