Arancia Meccanica, in seconda serata il capolavoro di Stanley Kubrick

Alex semina il terrore insieme ai suoi drughi fino ad essere arrestato per omicidio in Arancia Meccanica, adattamento del romanzo di Anthony Burgess.

Arancia Meccanica, in seconda serata il capolavoro di Stanley Kubrick
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Gran Bretagna, prossimo futuro contestualizzato agli anni '60. Il giovane Alex è di indole ribelle e violenta e con tre compagni, soprannominati drughi, compie crimini di ogni genere ai danni di comuni cittadini, da crudeli pestaggi a brutali strupri. Per non perdere il ruolo di leader non esita a imporsi con fermezza anche con i suoi stessi compari; questi, stanchi del suo atteggiamento distopico, lo tramortiscono dopo un'irruzione andata a male in cui una donna è stata uccisa. Alex viene così arrestato e condannato a 14 anni di carcere, ma dopo solo ventiquattro mesi, scelto tra diversi candidati, accetta di sottoporsi ad una cura sperimentale del governo, conosciuta come Trattamento Ludovico, che si pone l'obiettivo di estirpare gli istinti malvagi insiti nell'individuo...

La fine della civiltà

Tra i massimi esponenti della cinematografia moderna, in un distacco abissale e ferale dalle atmosfere placide e quiete del cinema classico, e figlio maledetto degli anni '70, Arancia Meccanica non è solo un semplice adattamento dell'omonimo romanzo di nove anni antecedente scritto da Anthony Burgess, ma un capolavoro immortale avanti ai suoi tempi anche da un punto di vista prettamente formale, per mode, ritmo e atmosfere che Stanley Kubrick ha marchiato a fuoco nelle due ore e rotte di visione, dando vita ad un apologo morale di inusitata ferocia che sfida le convinzioni del politically correct diventando ostracizzata vittima del contemporaneo comune benpensare. Il cineasta scuote le fondamenta intere dell'iconografia sociale mettendo in scena un racconto in cui "uomo mangia uomo", dove la legge del contrappasso diventa spietata al pari passo dei crimini commessi in un gioco etico subdolo e ingannatore, in cui il negativo protagonista viene inghiottito dal tritacarne dell'interesse politico e in cui il fine superiore si piega ai più biechi interessi terreni, lasciando allo sguardo del pubblico un proprio personale giudizio.

Apri gli occhi

Ma prima ancora dei suoi profondi significati intrisi dapprima nell'opera originaria e qui adattati con sublime arguzia per il grande schermo, Arancia Meccanica è un titolo seminale per soluzioni stilistiche e narrative, in cui ogni tassello è testimone attivo di un quadro più ampio. Simboli fallici, elementi ambientali e cura dei dialoghi infatti trovano una magistrale chiusura del cerchio nell'emblematico epilogo, disseminando nello scorrere incalzante degli eventi un'apoteosi di violenza fisica e psicologica che non lascia indifferenti anche per via delle soluzioni stilistiche adottate da Kubrick: dal primo piano iniziale con lo sguardo di Malcolm McDowell puntato in camera, atto a introdurlo come essenziale voce narrante della vicenda, alla susseguente carrellata in cui si mostrano i drughi al gran completo nel primo accenno di questa deriva distopica, le immagini diventano un puro idillio di iconico sperimentalismo visionario. Le ombre lunghe che precedono il pestaggio dell'anziano senzatetto, la violenza sessuale accompagnata dalle parole cantate di Singing in the rain, il rapporto a tre consumato a velocità accelerata, le inquadrature che pedinano, fisse o mobili, il personaggio di Alex preparano il campo alle successive sequenze cult, quasi costate la vista allo stesso McDowell. La cura Ludovico ci viene mostrate in tutta la sua disturbante disumanità negli occhi persi (e realmente sofferenti) dell'attore, il tutto accompagnato in un effetto straniante dalla Nona Sinfonia di Beethowen, vero e proprio feticcio prima e incubo poi del Nostro. E se le musiche del compositore tedesco rimangono una costante di tutta la visione, è di altrettanto grande e magnetica atmosfera la partitura, in sintetizzatori Moog, di Walter Carlos.

Contro tutto e tutti

L'amarezza di fondo che permea ogni evento è abilmente smorzata da una beffarda ironia, rivolta in particolare verso i presunti pilastri cardine di una società civile e cioè il governo, le forze dell'ordine e la religione. Soprattutto quest'ultima è sardonicamente presa di mira quando Alex, diventato fervente appassionato della Bibbia ma solo nei suoi passaggi più violenti e "action", immagina di frustare il Gesù portante la croce. Esempio emblematico della forte impronta dissacrante operata da Kubrick che, pur non giustificando le efferate gesta compiute di quattro drughi, si pone con sagace irriverenza nei confronti dell'ordine precostituito e seppur l'ambientazione sia ambientata in un imprecisato futuro che non ha mai avuto luogo, i riferimenti all'allora contemporaneo sono solidi e precisi. La visione è chiaramente divisa in tre tronconi principali, variando anche le relative atmosfere in una sorta di involontario percorso di crescita e formazione tendente all'orrore psicologico, teso e lucido sguardo ai mali di un mondo in cui la speranza di un domani migliore è il lascito di un'illusione senza futuro.

Arancia meccanica Quella firmata da Stanley Kubrick in Arancia Meccanica è un'apocalisse distopica sulla fine dei tempi, apologo morale sulla perdita dei valori di una società che dai comuni individui, criminali e non, arriva fino alle più alte sfere di un sistema precostituito e destinato a crollare dietro ai propri fallimenti. Un capolavoro senza tempo che come era attuale allora lo sarà ancora tra cent'anni, intensa parabola che ha dato vita a singoli elementi diventati cult extra-media (dall'abbigliamento dei drughi alla bevanda Lattepiù) e in cui la violenza apparentemente gratuita diviene il miglior mezzo per scardinare le ipocrisie e le icone, siano queste religiose o di un sistema regolato/regolante in cui l'individuo è pure carne da macello per meri interessi materiali. E dove il libero arbitrio altro non è che un'agognata utopia, asservito senza nessuna consapevolezza ad un ordine di cose in cui nemmeno la vena anarchica si rivela soluzione efficace, in un effimero sguardo politico ed etico senza vincitori né vinti.

9

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