Recensione Arancia Meccanica Edizione Alta Definizione

Hd-dvd e Blu-ray si contendono il capolavoro di Kubrick

Recensione Arancia Meccanica Edizione Alta Definizione
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Introduzione

Eccoci al secondo appuntamento con le uscite in alta definizione per la Kubrick Collection, con un altro film che ha segnato la storia del cinema e, in questo caso, anche del costume.
Come per 2001:Odissea nello Spazio, Warner presenta in Europa prima l’edizione in blu-ray, uscita da noi il 22 novembre, riservandosi di far uscire successivamente (attualmente si parla del 5 dicembre) quella hd-dvd. Abbiamo seguito lo stesso criterio adottato per 2001: abbiamo visionato cioè l’edizione italiana in Blu-Ray mentre Per l’Hd-Dvd ci siamo serviti dell’edizione USA, priva di codici regionali come tutti gli HD-DVD, ma purtroppo anche del sonoro nella nostra lingua. Il lettore Blu-Ray è la PS3 aggiornata al firmware 2.01; per l’HD-DVD il lettore Toshiba HD-XE1, anch’esso aggiornato all’ultimo firmware italiano. Il videoproiettore è l’Epson EMP-TW 1000 full hd, collegato in hdmi, che ha proiettato su uno schermo di 2 metri di base.

Un film nella storia

Dopo il successo di 2001:Odissea nello Spazio, Stanley Kubrick voleva fare un film su Napoleone: aveva già contattato l’esercito Jugoslavo perché fornisse gli uomini per le scene di massa. Ma il progetto naufragò. Si decise allora a rivolgersi verso obiettivi a basso budget. C’era una grande attenzione rivolta al mondo giovanile, nel cinema: il successo di film come Easy Rider, Woodstock, Gimme Shelter, Zabriskie Point, lo stesso Let It Be ne era prova evidente. L’esplorazione delle radici della violenza, poi, come in Cane di Paglia di Sam Peckinpah, era un altro dei temi più sentiti all’epoca. Kubrick, tentato di dire la sua sulle nuove generazioni, si ricordò allora di un romanzo che gli era stato mostrato ai tempi della lavorazione de “Il Dottor Stranamore”. Lo aveva scritto Anthony Burgess, molto tempo passato in Malesia ed una diagnosi che non lasciava scampo, insieme ad altri quattro romanzi nel giro di un anno, allo scopo allo stesso tempo di assicurare una dignitosa sopravvivenza a quella che pensava sarebbe stata la sua vedova (fortunatamente poi i medici ammisero di esseresi sbagliati) e di esorcizzare uno dei fantasmi che si portava dentro: lo stupro subito dalla compagna ad opera di quattro soldati ubriachi. Cattolico praticante (avrebbe sceneggiato in seguito il Mosè di De Bosio ed il Gesù di Nazareth di Zeffirelli), ne aveva fatto un libro serio, morale, un apologo sul libero arbitrio e sulla redenzione. L’editore statunitense, però, lo aveva pubblicato senza il capitolo finale trasformandolo in un libro maledetto, ma di grande successo nel mercato underground.
Il regista aveva inizialmente scartato il progetto perché il linguaggio in cui si esprimeva il protagonista, coniato dallo stesso scrittore, un misto di slang inglese, russo ed ebraico, il “nadsat”, era incomprensibile. Burgess aveva venduto i diritti per la trasposizione cinematografica ai Rolling Stones (che avrebbero, diretti da Ken Russell, dovuto interpretare la parte dei “drughi”, con Mick Jagger nel ruolo di Alex). Kubrick, che nel frattempo era stato abbandonato dai finanziatori dopo il fallimento del progetto Waterloo, si decise ad acquisirne i diritti: aveva già incassato l’assenso di quello che riteneva il protagonista perfetto, la giovane star di If di Lindsay Anderson, Malcolm McDowell.
Il geniale talento dell’autore lo portò a trasformare il romanzo in una commedia di humour nero, lavorando senza sceneggiatura (portava il libro sul set e studiava, giorno per giorno, come renderlo). Fu un successo planetario. Il problema fu che era talmente efficace che il suo tono sarcastico fu preso per serio, e ci si trovò di fronte ad un’ondata di violenza, soprattutto nella adottiva patria britannica, dove gli imputati in diversi processi per stupro ed altri delitti violenti dichiararono di essere stati indotti al crimine dal film. La famiglia Kubrick ricevette persino minacce di morte, tanto da spingere l’autore a ritirare il film dalle sale del Regno Unito fino al giorno della sua morte, dando così il via ad un mercato parallelo, di pirateria audiovisiva, unico nella storia della Gran Bretagna.

Il film

Le vicende di Alex DeLarge (gioco di parole tipicamente kubrickiano che sta per “Alessandro il Grande”) e la sua banda di “drughi” sono narrate con uno stile divertito ed ironico: dallo scontro con altre bande locali, dalla descrizione degli stupri e dell’amata “ultra-violenza”, persino dall’irruzione nella casa dello scrittore (che il regista intuisce benissimo essere la scena clou del film, rievocazione dell’esperienza vissuta in prima persona da Burgess e dalla moglie), si percepisce uno sguardo sardonico sul mondo giovanile e sulle sue manifestazioni comportamentali. La critica al potere ed ai mezzi di cui si serve per il controllo delle masse, vero filo conduttore di tanta produzione kubrickiana, è acida ed irriverente. L’ambiente delle case popolari, dove vive la famiglia di Alex, in un presente gabellato da futuro prossimo, è descritto con il vetriolo, e lo sguardo salace non risparmia nemmeno la pop art, sbeffeggiata in più punti. Lo stupro raccontato con orrore nel libro di due bambine di 10 anni è qui una sequenza con due ventenni rimorchiate al negozio di dischi, vista in fast forward con effetto esilarante (a velocità normale durerebbe 20 minuti, qui meno di due) sottolineata dalle note dell’Overture del Gugliemo Tell di Gioacchino Rossini eseguita con strumenti elettronici. L’uso del grandangolo, la cura a livello maniacale per l’illuminazione delle scene , il carisma luciferino di Malcolm McDowell, la performance di caratteristi di gran mestiere, il sesso, che qui è tutto tranne che erotismo, la parodia degli action-movies (lo scontro fra bande rivali, all’inizio del film, è da antologia), le citazioni autoreferenti (Alex che colpisce Dim è ripreso come la scimmia di 2001 che uccide il tapiro, il lp di Odyssey è mostrato in bella evidenza sullo scaffale del negozio di dischi), l’utilizzo di musica classica in formato “convenzionale” insieme a riedizioni elettroniche (affidate a Wendy Carlos, che all’epoca non era ancora passata sotto il bisturi del chirurgo e si chiamava Walter) sperimentali (è il primo uso in assoluto del “vocoder”), l’impulso alla divulgazione di massa dell’opera di Ludwig Van Beethoven (il film portò ad un vero boom di vendite dei dischi di musica classica del compositore di Bonn), sono tutti elementi che definiscono l’ennesimo capolavoro del Maestro, e che meriterebbero uno spazio che, ahimè, non è possibile dedicare.

La confezione

Anche per questa edizione in Alta Definizione destinata al mercato europeo, Warner Home Video si affida alla copertina dell’edizione in dvd, con l’occhio di Alex su sfondo nero. Sul retro sono presenti le dettagliate indicazioni su audio, formato video e sottotitoli, nella nostra lingua. L’involucro è un amaray plastico blu o rosso, a seconda del formato. All’interno il disco ha però immagine e grafica della versione U.S.A.

Il video

C’è stato un lungo dibattito sull’alternarsi, per lo stesso film, di edizioni con formato video diverso. La chiave è nello stesso regista. Kubrick soleva girare con una mascherina davanti alla cinepresa, che gli mostrava immediatamente cosa si sarebbe visto poi al cinema. In pratica, le riprese erano effettuate in formato tradizionale, per poi essere “tagliate” per l’edizione cinematografica. Quando si trattò di riversarle per l’home video, il nostro fece sentire la sua voce, pretendendo che fosse mostrata anche quella parte di filmato che al cinema non si era vista, a tutela dell’utente che si sarebbe ritrovato un formato di immagine più vicino alle dimensioni dello schermo casalingo. Quindi: larghezza uguale al cinema, ma altezza diversa, con una parte (sopra e sotto) in più.
Ecco perché, rispetto alla versione in dvd, si nota subito una differenza dall’aspect ratio, che ora è di 1.85:1, come al cinema, e restano fuori le parti superiore ed inferiore dell’immagine del dvd, paradossalmente proprio per rispettare il formato cinematografico.
La qualità dell’immagine, diciamolo subito, non è ai livelli di 2001:Odissea nello Spazio. A momenti di eccellenza (l’introduzione nella scena del bar, lo scontro con i drughi in slow motion, l’arrivo nella villa dello scrittore ed i suoi interni) si alternano altri in cui la definizione si abbassa (particolarmente evidente nell’incontro di Alex con i drughi al piano terra delle case popolari). Il confronto con il dvd, su schermo di 2 metri di base, mostra un miglioramento nella versione hd di lieve entità che, seppur presente, non fa gridare al miracolo, anche se si nota il rispetto del formato originario ed i colori paiono ben equilibrati. La resa del bianco, fondamentale nei film di Kubrick, visto l’uso particolarmente intenso che amava farne, è di livello. Non si avvertono nè rumore video né difetti della pellicola, come graffi o spuntinature, a riprova di un master in ottime condizioni. Assenti anche evidenze di edge enhancement. La versione hd-dvd americana si attesta sui medesimi livelli (master e compressione in VC-1 sono gli stessi), con la sensazione di un pizzico di stabilità in più.

L'audio

Warner presenta una babele di lingue in formato blu-ray (eh, sì, si scrive blu-ray e non blue-ray, anche se in inglese il colore blu si scrive blue ) con il PCM 5.1 non compresso per l’inglese e le altre lingue in Dolby Digital 5.1.
L’hd-dvd USA presenta l’inglese in Dolby True HD 5.1 e le altre in Dolby Digital Plus. La versione italiana avrà l’audio in DD+ 5.1.
Se la traccia migliore in assoluto si conferma quella in PCM, e le tracce DD+ si comportano meglio delle rispettive controparti lossy, bisogna dire anche che con impianti non dedicati alle nuove codifiche il sonoro si difende comunque molto bene, anche se il maggiore impatto è offerto dalle musiche, che recitano un ruolo importante nella vicenda, e mancano effetti sonori di qualche rilievo.

Gli extra

Di gran pregio il commento (non sottotitolato, come abitudine di Warner) di Malcolm McDowell e dello storico Nick Redman. Notevole sia il documentario di Channel Four, sottotitolato in italiano, dedicato alla riedizione del film, che il Making Of, anche qui presentato con sottotitoli, con il contributo di registi del calibro di Steven Spielberg, William Friedkin, George Lucas.
Chiude un divertente speciale in alta definizione dedicato alla carriera di Malcolm McDowell, in cui abbiamo modo di apprezzare la sua dirompente vena umoristica.

Arancia Meccanica Edizione Alta Definizione Un'edizione dedicata agli amanti del cinema di Kubrick, con la migliore qualità audio/video disponibile sul mercato home video. L'occasione per gustarsi o rigustarsi una delle opere geniali che hanno segnato vita e costume del secolo passato, impreziosita da approfondimenti di rilievo.

8

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