Recensione Anonymous

La 'vera' storia del più grande drammaturgo di tutti i tempi, William Shakespeare!

Recensione Anonymous
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Cosa accomuna Shakespeare e Godzilla? Lo sappiamo, sembra una domanda assurda. Ma la risposta è in realtà semplice. Da oggi, infatti, li accomuna l'esser stati entrambi portati sul grande schermo, in una rivisitazione decisamente fantasiosa delle loro origini, dallo stesso regista, ovvero Roland Emmerich. Sì, proprio lo stesso che ha ideato e diretto cose come Independence Day, Stargate, The day after tomorrow e 2012. Insomma, quanto di più distante ci possa essere da un biopic dedicato ad uno dei più grandi geni letterari della storia. Da dove deriva, dunque, l'interesse del tycoon dei disaster movie per una pellicola biografica? Presto detto: l'alone di mistero che aleggia sul Bardo dell'Avon da più di quattrocento anni.
Incerto è difatti il percorso autoriale dei grandi capolavori attribuiti a William Shakespeare, per tutta una serie di motivi che fanno aleggiare nel mistero, se non nella teoria del complotto, la sua vita e la sua opera. Sulla sua vita abbiamo informazioni a tratti frammentarie e, spesso, incongruenti con la sua attività. Da semplice attore di estrazione -ed istruzione- assai modesta, proveniente dalla provincia, Shakespeare si è ritrovato acclamato drammaturgo di imperitura memoria con molte, incredibili opere all'attivo in breve tempo...almeno fino al momento del ritiro, privo di ogni clamore, nella sua natìa Stratford-upon-Avon, senza pubblicare nient'altro o lasciare scritti di suo pugno. In molti credono che il livello tecnico-culturale di opere quali l'Amleto o l'Otello (in cui vengono utilizzati fino a 29.000 vocaboli diversi e -al di là della superba esposizione e della poeticità e drammaticità degli eventi- vengono sciorinate nozioni di politica, giurisprudenza, geografia, arte della guerra) non possano esser state vergate dalla penna di un attore che, in teoria, sapeva a malapena leggere i copioni che gli venivano dati da imparare. La questione è aperta da secoli, e nonostante anche illustri studiosi e letterati se ne siano occupati (uno su tutti Mark Twain), il mistero rimane irrisolto, dando adito alle più sfrenate ipotesi. Le più accreditate vogliono Shakespeare come nient'altro che un prestanome: o di un gruppo di prolifici letterati che temevano le conseguenze legali dei contenuti delle loro opere, o di qualche potente che si dilettava nelle arti ma non poteva darlo a vedere. Tra i più accreditati, in tal senso, c'è Edmond de Vere, protagonista di Anonymous...

Tra storia e mistero

Appare dunque chiaro cosa spinge un regista come Emmerich in un campo a lui praticamente sconosciuto come quello della letteratura inglese: non tanto la volontà di render giustizia alla vita e all'opera del Cigno di Avon, quanto la voglia di cavalcare l'onda della fanta-storia e della leggenda, addentrandosi in un territorio più consono a Robert Langdon o a Roberto Giacobbo che a Piero e Alberto Angela. Emmerich, insieme a John Orloff (già autore delle riduzioni cinematografiche di A Mighty Heart - Un cuore grande e Il regno di Ga'Hoole) intesse così una storia fatta di intrighi di corte, personaggi spregiudicati e genialità soffocata.
L'assunto di base affonda la sua teoria su due paradossi niente male: ovvero che quello che noi adoriamo come il più grande poeta di tutti i tempi fosse in realtà un semi-analfabeta, mentre il vero autore delle sue opere ha vissuto la più grande delle tragedie 'shakespeariane' sulla sua pelle. Un'idea affascinante, che vi lasciamo scoprire da soli qualora voleste vedere il film in prima persona. Peccato però che questa stessa idea sia un po' troppo forzata, come spesso si rivelano teorie simili: per non rovinarvi la sorpresa e il gusto del plot twist (il film ne riserva diversi) non vi sveleremo niente, ma un semplice ragionamento post-visione fa crollare tutto il ragionamento orloffiano come un castello di carte sotto il peso della ragionevolezza. Ed è tutto sommato un peccato, perché la ricostruzione estetica è di un certo livello, con scenografie e costumi adeguati e ben resi anche tramite alcuni accorgimenti interessanti (vedasi l'idea della narrazione teatrale della teoria). A voler essere pedanti, si potrebbe insistere anche sul fatto che un intrigo di corte nell'Inghilterra elisabettiana, con numerosi personaggi sconosciuti ai più, rappresentati in maniera oltremodo macchiettistica, e collegati tra loro da sottili giochi di forze macchinosamente spiegati a ritroso, potrebbe risultare un po' difficile da seguire per un pubblico abituato da decenni (dallo stesso Emmerich, tra l'altro) a opere decisamente più immediate come Independence Day, ma sarebbe forse come mettere il sale sulla ferita...

Anonymous Un misterioso complotto di corte che segnerà il destino della vita e dell'operato di colui che conosciamo come William Shakespeare, incontestato genio della letteratura mondiale. Sulla carta una buona idea, realizzata tecnicamente in maniera valida, ma decisamente poco funzionale nella sua rappresentazione scenica. E il problema non sta, tanto, nella poca familiarità col genere da parte del regista, ma in una sceneggiatura poco chiara e che porta avanti una teoria decisamente lacunosa. L'atmosfera c'è: quello che manca è il coinvolgimento dello spettatore, a cui viene dato da ricomporre l'enorme puzzle di un cielo senza nuvole, a cui manca tra l'altro anche qualche pezzo.

5

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