Recensione Anija

L'esodo albanese raccontato dalle parole di chi l'ha vissuto

Recensione Anija
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Corsi e ricorsi storici osservati attraverso i flussi migratori che nel loro avvicendarsi parlano dei cambiamenti del mondo e dei suoi abitanti. Ogni epoca è infatti contraddistinta da ondate migratorie che si muovono da quei Paesi con poco o niente da dare verso Paesi in cui (almeno apparentemente) la vita offre qualche chance in più. In questo continuo fluire di gente che lascia o ritrova il proprio paese d'origine, la nave ha sempre avuto un ruolo più che simbolico, in quanto mezzo capace di (tras)portare migliaia di persone da un capo all'altro del mondo attraverso le acque che separano i Paesi e i Continenti nei quali viviamo. A cavallo dell'ottocento e del novecento furono milioni gli italiani che raggiunsero l'America a bordo di navi, mentre più recentemente (a ridosso degli anni '90) centinaia di migliaia di albanesi approdarono sulle coste italiane traghettati da navi (la prima, la Vlora, nel 1991 ne trasportò da sola circa 20mila). Fu l'inizio di una vera e propria diaspora che sfigurò il volto dell'Albania, un Paese che si era da poco liberato della dittatura comunista di Enver Hoxha (veniva abbattuta la sua statua come era accaduto a quella di Stalin nell'Ungheria in rivolta del 1956), ma che ancora non aveva abbracciato una solida struttura democratica. Un momento di difficile transizione in cui l'unica speranza era rappresentata dalle coste pugliesi della vicina Italia, che in moltissimi cercarono di raggiungere a ogni costo. Parte da qui il documentario di Roland Sejko (anch'egli uno dei tanti fuggiaschi albanesi poi divenuti stabilmente cittadini italiani) che rilegge quel viaggio alla luce del presente, che lo racconta attraverso le parole e gli occhi di chi (come lui) quel viaggio della speranza lo ha fatto davvero. Le immagini di repertorio si mischiano così alle testimonianze di chi ha reso quella speranza qualcosa di realmente concreto, mettendo su famiglia, studiando per potersi emancipare, o semplicemente vivendo una vita diversa da quella che il destino aveva in serbo per lui. Una storia di ribellione ma anche di coraggio e di solidale silenzio (quella rispettosa calma che riaffiora nei ricordi di gente stipata in navi strabordanti di uomini uniti nella speranza). Una storia toccante di bambini affollati negli ospedali italiani e felici di mangiare, qualcosa di più di quel pane e di quell'acqua che offriva l'Albania di allora.

Il valore aggiunto di un'opera privata e universale

In Anija (nave, appunto, in albanese) Sejko amplia lo sguardo documentaristico rispetto a quello de La nave dolce di Vicari, concentrandosi non solo sugli emigranti della Vlora partiti nel 1991, ma su tutte le varie ondate migratorie e le navi che in pochi anni trasportarono una bella fetta di albanesi nel nostro paese. Nello stesso tempo, Sejko approfondisce il ricordo e lo rende ancor più personale e unico, perché in Anija è racchiusa anche (e soprattutto) la sua storia privata. Dolce e partecipe, lo sguardo di Sejko indugia sui volti e sulle parole di chi ha condiviso con lui quell'esperienza unica, a bordo di Navi divenute l'agognato ponte tra un mondo di sofferenza e libertà negate e il luogo della speranza. Non per tutti, poi, quel viaggio è stato salvifico come sperato, ma il valore e l'importanza del momento storico cristallizzati nella memoria dei protagonisti, sono senza dubbio la scia più preziosa che hanno lasciato quelle navi umane, stracariche di aspettativa. Un documentario che (come da migliore tradizione) ‘intimizza' la storia attraverso la testimonianza privata, e universalizza la forza del sentimento di umana solidarietà che sempre rievocano le pagine di storia come questa.

Anija Roland Sejko racconta con partecipato sentimento e precisione documentaristica i flussi migratori che all’inizio degli anni ’90 videro migliaia di albanesi lasciare la loro patria per fare rotta verso la più democratica Italia, a bordo di vere e proprie navi della salvezza. Un documentario che tesse il filo dei ricordi e delle testimonianze di moltissime persone che ripartirono da quel movimento fluttuante per ricostruirsi una vita diversa, con ogni speranza migliore. Fluido e cadenzato nell’alternare le fotografie del passato alle voci del presente, Anija (presentato al trentesimo Torino Film Festival nella sezione doc) racconta con pertinenza storica e sociale il Viaggio di un Popolo verso la luce della speranza, un viaggio che rappresenta il movimento ciclico della storia dell’umanità. Uno di quei lavori semplicemente giusti, oltre che necessari.

7.5

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