Recensione American Sniper

La storia del cecchino più letale d'America, raccontata da Clint Eastwood

Recensione American Sniper
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"Credo che Chris fosse nato per proteggere gli altri, tutto il film si basa sul suo istinto protettivo e il prezzo che dovrà pagare per questa scelta. Con il suo dramma umano, American sniper fa parte dei canoni di Eastwood, esplorare e scoprire la natura degli uomini per i quali la violenza e la giustizia diventano inesorabilmente intrecciati. Chris non era un uomo violento, tutt'altro, ma quando viene chiamato al dovere non si tira indietro perché crede che la causa sia giusta. Il suo eroismo non si basava solamente sul numero di persone ‘uccise' in guerra, ma anche sul modo in cui è riuscito ad affrontare le ferite intangibili della guerra, sia in lui che quelle create alla sua famiglia".
Anche produttore del film, Bradley Cooper descrive in questo modo il personaggio cui concede magistralmente anima e corpo nel trentaquattresimo lungometraggio cinematografico diretto da Clint Eastwood: Chris Kyle, U.S. Navy SEAL realmente esistito e che, inviato in Iraq con la missione di proteggere i suoi commilitoni, non ha impiegato molto a trasformarsi in un eroe sul campo di battaglia grazie alla massima precisione che gli ha consentito di salvare innumerevoli vite, tanto da guadagnarsi il soprannome di "Leggenda".

L'uomo col mirino

Ed è partendo da una sceneggiatura di Jason Hall derivata dall'autobiografia di Kyle - scritta dallo stesso insieme a Scott McEwan - che l'autore de L'uomo nel mirino e Million dollar baby costruisce le oltre due ore e dieci di visione capaci sì di essere annoverate tra i migliori film bellici d'inizio terzo millennio accanto a titoli quali The hurt locker e Zero Dark Thirty di Kathryn Bigelow, ma anche e soprattutto di affrontare la battaglia intrapresa dal protagonista in casa propria, nel tentativo di essere buon padre ed altrettanto buon marito.
Perché, mentre viene messa una taglia sulla sua testa diventando il bersaglio primario degli insorti, è il rapporto con la moglie Taya Renae Kyle alias Sienna Miller ed i figli, pur trovandosi dall'altra parte del mondo, quello che seguiamo parallelamente agli scontri a fuoco confezionati con maestria dall'ex "Buono" di Sergio Leone, il quale spiega: "Ho girato vari film che raccontano storie di guerra, ma questo è stato molto emozionante per me perché racchiude sia le missioni di guerra di Chris che molti aspetti della sua vita personale che lo rendono ancora più interessante. Il film mostra come la guerra possa segnare una persona e mettere anche delle forti pressioni su tutta la famiglia. Fa bene ricordare cosa sia in ballo quando le persone vanno in guerra e rendersi conto del grande sacrificio che comporta".
Scontri a fuoco impreziositi, oltretutto, dall'ottimo montaggio a cura dei fidi collaboratori eastwoodiani Joel Cox e Gary Roach; come pure le due tesissime sequenze da antologia che tirano in ballo il malvagio individuo armato di trapano e il ragazzino con bazooka tra le mani.
Tesissime sequenze che, nell'infarcire l'esistenza su celluloide di una figura militare che fa di Dio, patria e famiglia il codice di principi su cui fondare i propri giorni, non provvedono altro che a testimoniare per l'ennesima volta, dietro la macchina da presa, la presenza di uno dei maggiormente dotati cineasti hollywoodiani palesatisi tra il XX e il XXI secolo.
Con gli affascinanti titoli di coda che, sulle note de Il silenzio, possiedono a tutti gli effetti il sapore del gran bel cinema classico a stelle e strisce di tanto tempo fa.

American Sniper “In qualche modo è una storia universale che racconta la storia di tutti i reduci di guerra e del dover affrontare l’impatto di trovarsi in un campo di battaglia e, poi, improvvisamente ritornare a casa ad ‘una vita normale’. Questo, per me, ha rappresentato un tema al quale sono molto sensibile. Mi è piaciuto il fatto che il film non fosse proprio un genere di guerra, ma che fosse più una analisi caratteriale. Se guardiamo i film di Clint Eastwood come Gli spietati, Gran Torino, Lettere da Iwo Jima... sono tutti delle analisi complesse di personaggi anche molto diversi tra loro. Eastwood è il regista adatto a raccontare questa storia in modo molto schietto e veritiero”. Produttore e protagonista del film, Bradley Cooper sintetizza alla perfezione il giudizio che possiamo dare ad American sniper di Clint Eastwood, derivato dall’autobiografia di Chris Kyle, ovvero il cecchino più letale della storia militare degli Stati Uniti.

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