American Poltergeist, la recensione dell'horror di Mike Rutkowski Recensione

Un gruppo di amici in vacanza si trova alle prese con un'antica maledizione in American Poltergeist, horror a basso costo di Mike Rutkowski.

American Poltergeist, la recensione dell'horror di Mike Rutkowski Recensione
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Il 4 agosto del 1892 la giovane Lizzy Borden uccise senza pietà i suoi genitori nella loro casa di Fall River. Un secolo dopo un altro delitto è avvenuto nella dimora e la tragedia sembra destinata a ripetersi nel 2014 con l'arrivo nel luogo di un gruppo di studenti in vacanza. Ben presto però Taryn, la più "sveglia", comprende come quelle quattro mura nascondano qualcosa di pericoloso e gli strani comportamenti della proprietaria non fanno che aumentare le preoccupazioni della ragazza... Non sono certo nuovi i titoli ispirati alle cosiddette leggende urbane, e American Poltergeist (disponibile su Netflix) si inserisce in questa folta categoria seguendo le, fin troppo classiche, vie del teen horror moderno a basso budget.

La solita paura

L'esordio dietro la macchina da presa di Mike Rutkowski, già assistente di produzione in pellicole di rilievo quali Il Grinta (2010) e .Il cavaliere oscuro - Il ritorno (2012), è una produzione da cestone del supermercato, un film nato già vecchio e oberato da deficienze tecniche in parte sì dovute agli scarsi mezzi ma anche figlie di una povertà di idee che lascia sbigottiti. American Poltergeist ha un taglio quasi amatoriale nel raccontare la classica vicenda da ghost-house vedente per protagonisti un gruppo di imbelli teenager, destinati a cadere come mosche nel massacro avente luogo nell'ultima mezzora, realizzato con effetti artigianali di bassa qualità mai capaci di suscitare la minima dose di tensione e/o paura. Oggetti che si muovono da soli (se no che poltergeist sarebbe?), porte che si aprono, tv che si accendono da sole, orologi impazziti, rumori di passi in lontananza: tutta l'iconografia tipica del filone è saccheggiata nel mettere in scena una vicenda piatta e banale inerente il mistero di un delitto avvenuto in passato all'interno della villetta. E poi ancora manichini che appaiono e scompaiono, ombre inquietanti, bambole dotate di vita propria: negli ottanta minuti di visione si assiste ad un insostenibile riciclo di stereotipi per altro penalizzati ulteriormente dalla totale idiozia dei protagonisti, incapaci di sfondare una porta vetro o di vedere l'evidente pericolo cui vanno incontro, e dall'inserimento forzato di personaggi secondari come la figura del poliziotto messicano. Il comparto tecnico di quart'ordine, una regia senza capo né coda e le performance, queste sì davvero spaventose (ma non in senso buono), del numeroso gruppo di interpreti consegnano il film ad un inevitabile oblio.

American Poltergeist "Durante un periodo di 5 giorni, un gruppo di amici ha fatto fronte a uno dei più letali poltergeist della storia americana. Dopo una completa investigazione da parte delle autorità, non vi fu nessun indiziato. Il caso rimane tuttora insoluto. Questa è la loro storia." Con questa premessa a precedere i titoli di testa ha inizio American Poltergeist, horror a bassissimo costo ispirato ad una nota leggenda urbana d'Oltreoceano. I limiti di budget, uniti a ingenuità tecniche, stilistiche e attoriali, rendono purtroppo la visione un vero incubo a occhi aperti per lo spettatore dotato di buon gusto, costretto ad assistere per ottanta interminabili minuti ad uno stanco reiterarsi di leitmotiv e ad un massacro all'acqua di rose che sfiora in più occasioni il ridicolo involontario, rivelando tutta la mediocrità di un'operazione senza senso di esistere.

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