Recensione All You Can Dream

Anastacia in lotta contro bullismo e disagio giovanile

Recensione All You Can Dream
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Se un principe può lavorare in tv come showman allora nulla vieta ad una cantante di cimentarsi come attrice. Deve averlo pensato Anastacia prima di accettare una parte in All you can dream, film scritto, diretto e prodotto da Valerio Zannoli, che lo ha personalmente presentato alla 42° edizione del Giffoni Film Festival ed è ora nelle sale del gruppo The Space per soli due giorni, il 5 e 6 marzo. La popstar ha infranto record discografici e guadagnato riconoscimenti di ogni genere, ma ha superato i 40 e per restare competitiva nello show business ha bisogno di reinventarsi. Forse questa pellicola non è proprio l’occasione giusta per affermarsi come interprete, ma di sicuro le ha permesso di “fare esperienza sul campo”. Il film, piuttosto goffo e banale, sembra il tentativo di un artista alle prime armi con le idee confuse e una tecnica grossolana alle spalle. La grande soddisfazione di Zannoli, come ha raccontato durante la kermesse campana, è stata quella di portare alla luce questo sogno nel cassetto. Ci è riuscito, con un carico di buona volontà e determinazione: anche se il risultato appare piuttosto lontano dalla qualità sperata va comunque premiato, per la costanza e la tenacia con cui è stato realizzato.

Canta che ti passa

Suzie (Hali Mason) è un’adolescente oversize afroamericana che fa parte della schiera degli invisibili del suo liceo. Appare come l’antitesi della ragazza popolare, sportiva e ammirata e ha una bassissima autostima di sé, non a caso s’infagotta in felpe deformate di taglie giganti e non presta la minima attenzione a quella chioma arruffata e indistinta che si ritrova in testa. Si trascina con rassegnazione e malinconia per i corridoi della scuola sperando nel suono della campanella per ritrovarsi a casa a dover sopportare le frustrazioni di una madre altrettanto in sovrappeso e nevrotica. La donna, abbandonata dal marito dopo la scomparsa del figlio, passa le giornate sul divano ad ingozzarsi di cibi spazzatura e rappresenta un pessimo esempio per la ragazza. A Suzie non resta che chiedere consiglio ad un’amica immaginaria nonché idolo da sempre e mentore, Anastacia. La vocina nella sua testa si materializza spesso nella popstar, che alterna consigli e rimproveri. Il vero sprone, però, arriva quando la nonna materna si trasferisce a casa sua e le fa scoprire un talento che non pensava di possedere, una voce da usignolo. Grazie a lei può iniziare seriamente a sognare e a fare qualcosa di concreto per trasformare i desideri in realtà.

La grande chance

A Suzie la vita offre una seconda opportunità, come insegna il sogno americano e come sottolinea anche questo film. La chiave del successo è la perseveranza: mai mollare, neppure davanti agli ostacoli all’apparenza insormontabili.
Anastacia maestra di vita altrui? Potrebbe sembrare proprio che in effetti la popstar dispensi perle di saggezza dall’alto del suo status di celebrity, ma in realtà in questa pellicola la sua credibilità e la sua autorevolezza non derivano dalle performance davanti al microfono. La cantante si ritaglia una parentesi toccante in cui racconta la propria lotta contro il cancro per insegnare alla giovane e insicura protetta come si deve reagire davanti alle difficoltà.
Il messaggio arriva forte e chiaro, anzi è fin troppo didascalico, ma risente delle imperfezioni stilistiche e della prevedibilità della sceneggiatura. Alcune sequenze hanno persino evidenti errori di montaggio e diversi dialoghi stentano a decollare, ma siccome un’opportunità non si nega a nessuno possiamo persino considerare queste imprecisioni come sviste da cui ripartire per il prossimo progetto.

All You Can Dream Anastacia, stella polare e fata madrina dei brutti anatroccoli di mezzo mondo, dispensa ottimismo e contagia con quell’aria da maestrina trasgressiva pronta a graffiare chi intralcia la scalata al successo delle sue discepole. Nelle nuove vesti di guru musicale - alla Mara Maionchi di “X-Factor”, per capirci, ma con meno picchi di acidità - la cantante si trova perfettamente a suo agio e, in fin dei conti, se la cava piuttosto bene. Il coinvolgimento nel progetto educativo appare piuttosto evidente così come il desiderio di usare la propria dolorosa storia clinica come monito per le nuove generazioni. È lei la grande rivelazione del film, assolutamente in parte e credibile in veste di attrice: merita una promozione a pieni voti.

5

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