Recensione All Cheerleaders Die

Lucky McKee e Chris Sivertson dirigono un auto-remake che gioca con inventiva grottesca e parodica con tutti gli stereotipi del teen-horror, riuscendo a creare la giusta dose di divertimento.

Recensione All Cheerleaders Die
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Il regista californiano Lucky McKee ci ha regalato uno dei titoli horror più sovversivi ed interessanti degli ultimi anni con il claustrofobico e moralmente sociale The Woman, apprezzato da critica e pubblico e non scevro di scene e tematiche forti. Due anni dopo, quindi nel 2013, l'autore decide di optare per toni più leggeri riportando a nuova vita insieme al collega / amico Chris Sivertson un film girato proprio da loro stessi ben dodici anni prima. All Cheerleaders Die è infatti un auto-remake, scelta non nuova sia nella storia recente che in quella passata (basti pensare ad Alfred Hitchcock), che ha potuto contare su un budget più elevato e una maggiore risonanza critica, con tanto di presentazione in anteprima mondiale al Toronto Film Festival.

Dieside School

Maddy Killian è una studentessa del college che decide di realizzare una sorta di video-intervista al gruppo di cheerleader dell'istituto, capitanate dall'altezzosa Alexis. Un giorno però la leader delle supporter perde la vita in un tragico incidente durante le prove. Tre mesi dopo Maddy, che sembra covare una sorta di odio per il team di ragazze e per Terry, il capitano della squadra di football, riesce ad entrare lei stessa nel team, mettendo però sin da subito scompiglio tra le sue nuove compagne. Proprio in seguito ad una lite con il gruppo dei ragazzi, Maddy e le altre cheerleader finiscono vittime di un'incidente e perdono la vita. La gotica Leena però, ex-fidanzata di Maddy e dotata di poteri da strega, giunge sul luogo dell'accaduto e tramite un incantesimo riesce a riportare in vita le amiche, che ora sono in possesso di inquietanti poteri e di un famelico bisogno di sangue umano.

Trash but cool

Piacevole divertissement che strizza l'occhio al trash in un omaggio grottesco e volutamente steroetipato di tutti i leitmotiv del teen-horror, All Cheerleaders Die svolge il suo compito con invidiabile leggerezza, raggiungendo nei minuti finali una buona dose di grottesca violenza splatter. Dichiaratamente sessista nella rappresentazione dei caratteri maschili e femminili, con i primi aprofittatori, stupidi e violenti e le seconde snob, galline e vendicatrici, il film si adagia sulla classica icononografia dei college americani con punte sicuramente critiche ma sempre sferzati da un'aura amabilmente giocosa, in un'introspezione monodimensionale (le uniche ad avere qualche contraddizione drammatica in più sono Leena e Maddy) che riduce consapevolmente la carica empatica rendendo tutte le diverse parti in gioco semplice carne da macello. L'operazione convince, tra platoniche scene di sesso lesbo e squartamenti vari sorretti da una discreta cura per i trucchi e gli effetti speciali che toccano l'apice nell'emoglobinico epilogo, aperto per altro ad un possibile sequel. Ovviamente, tutte le interpreti rispecchiano lo standard estetico della "teenager gnocca", nella conclamata consuetudine del filone.

All Cheerleaders Die Diverte e dura poco (90 minuti scarsi) questo auto-remake di Lucky McKee e Chris Sivertson, opera intelligentemente parodica dei teen horror. All Cheerleaders Die, esplicito fin dal titolo, spazia in tutti i luoghi comuni del genere con aria sorniona, sguazzando con il giusto equilibrio in un mix tra trash e grottesco dotato di un buon ritmo e riusciti effetti speciali di derivazione torture / splatter.

6.5

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