Recensione Al di là della vita

Martin Scorsese e Paul Schrader adattano il dolente romanzo Pronto Soccorso di Joe Connelly con una messa in scena ricca di furente e schizzata umanità, con protagonista un superbo Nicolas Cage.

Recensione Al di là della vita
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"Vita e morte non sono due estremi lontani l'uno dall'altro. Sono come due gambe che camminano insieme, ed entrambe ti appartengono. In questo stesso istante stai vivendo e morendo allo stesso tempo. Qualcosa in te muore a ogni istante. Nell'arco di settant'anni la morte arriverà a compimento. In ogni istante continui a morire, e alla fine morirai davvero." In questa profonda riflessione del santone/filosofo Osho si può racchiudere una delle tante interpretazioni di Al di là della vita, uno dei rari flop al botteghino del maestro Martin Scorsese. Con la sceneggiatura del grande Paul Schrader, in un una nuova collaborazione col regista dopo Taxi Driver e L'ultima tentazione di Cristo, che ha adattato il bel romanzo Pronto soccorso di Joe Connelly, il film è ambientato in tre giorni di vita del paramedico Frank Pierce, interpretato da un ottimo Nicolas Cage.

There's a time to live and a time to die

Ambientato a Manhattan nei primi anni '90, il film segue tre giorni nel difficile lavoro di Frank Pierce, un paramedico operante sulle ambulanze nel turno notturno. L'uomo è esausto e depresso poiché tormentato dalla morte di una giovane ragazza che non è riuscito a salvare tempo addietro: lo spirito della deceduta gli appare inoltre in numerose allucinazioni che lo ossessionano continuamente. Una sera in seguito ad una chiamata per un caso di infarto, Frank conosce la figlia di un paziente vittima di attacco cardiaco e da lì si prende particolarmente a cuore la salute e l'incolumità della donna, finendo per innamorarsi di lei, mentre ogni notte, vissuta con colleghi sempre diversi, si trasforma sempre più in un inferno personale tra la vita e la morte che rischia di condurlo alla follia.

Limbo

Un'opera sul sacrificio, sul donare tutto se stesso agli altri per cercare di salvarne o migliorarne l'esistenza. Al di là della vita è una dolente ballata che gioca col grottesco toccando tematiche profonde con uno sguardo al contempo allucinato e placido, violento e tenero, sempre in bilico tra l'esistere e il perire. Scorsese dipinge una struttura ospedaliera allo sfascio, con pazienti che almeno nella prima parte diventano quasi una sorta di fastidio per il comparto medico, realizzando con questo un'acuta e graffiante critica al sistema sanitario americano. Ma più che un'invettiva sociale il film si pone come odissea privata, fuga dagli incubi di un passato non rimosso che torna a perseguitare il protagonista, egli stesso più morto che vivo in un lento appassimento del proprio corpo. Cage presta un volto scarnito con encomiabile trasporto, interpretando uno dei più controversi e riusciti personaggi della sua carriera, pienamente al servizio di una storia borderline che ben si rispecchia anche nelle accese caratterizzazioni dei tre comprimari maschili, interpretati cronologicamente dagli ottimi John Goodman, Ving Rhames e Tom Sizemore. In questa cruda cantica che lascia spazio al dolore senza cadere nella fragile retorica, ben più che sfiorando anche elementi da dibattito come il diritto all'eutanasia, il racconto lascia possibile spazio per l'amore (dolceamaramente luminosa la presenza di Patricia Arquette), anche questo però raggiungibile alla sommità di una scala i cui scalini sono intrisi di umana pietà.

Al di là della vita La vita e la morte non hanno confini in questa opera cruda e toccante diretta da Martin Scorsese e sceneggiata da Paul Schrader. Due dei tre grandi nomi (il terzo è quello dell'intenso Nicolas Cage) che trasportano il romanzo originario su grande schermo con una potenza vibrante e furente, capace di scavare nella follia e nel rimorso con toni estremi e a tratti grottesco / caricaturali che lasciano scossi e ammaliati, grazie anche alla potenza immaginifica di alcune scene madri. Al di là della vita è un viaggio di perdizione e di speranza animato da battiti di paranoia e di umanità che tengono avvinghiati allo schermo sino ai titoli di coda.

8

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