Recensione Act of valor

Ventata di freschezza (e di adrenalina) per il genere action

Recensione Act of valor
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In un’ottica superficiale e approssimativa, Act of Valor, opera d’esordio dietro la macchina da presa del duo Mike McCoy-Scott Waugh - ex stuntmen già al lavoro sull’action The Unknown Soldier che avrà per protagonista lo statuario Arnold Schwarzenegger - sembrerebbe l’ultimo parto della straripante ondata di war-movie a tematica modernista - o presunti tali - in cui viene proposto, spesso e volentieri, un impianto narrativo ultra consumato e senza innovazioni che vadano al di là del semplice titolo.
Ma qui, nonostante le fuorvianti apparenze, ci troviamo di fronte a un prodotto che ha dalla sua i giusti mezzi per divertire a dovere qualunque fascia di pubblico, dagli amanti del genere ai più restii. Un diamante grezzo che convoglia in sé un tale livello di adrenalina da eclissare completamente tutto quanto di buono - e soprattutto di meno buono - fatto dagli action-movie sulla falsa riga che l’hanno preceduto negli ultimi periodi. E pazienza se trama e script non brillano per intuito e originalità. Act of Valor è molto di più...

BRAVEACT

Dopo che un terrorista ceceno noto come Abu Shabal fa saltare in aria l’intera ambasciata statunitense nelle Filippine e un’agente della CIA sotto copertura viene catturata in Costa Rica mentre sta tenendo sotto controllo i movimenti di un potente boss della droga detto Christo, una squadra di Navy Seals si mette all’opera per liberare quest’ultima e cercare il sufficiente numero di informazioni che certifichino i rapporti tra il terrorista e il narcotrafficante e l’entità degli stessi.
Spunto, questo, dal quale si sviluppa una lunga serie di avvenimenti, catastrofici e non, che rappresentano il cuore pulsante del film di McCoy e Waugh e che mettono inoltre in luce diversi aspetti che, sovente, gli action-movie tendono sì ad esaltare ma in modo “sbagliato” o comunque eccessivamente modaiolo e patinato. Elementi come la polvere, il fango, l’acqua sudicia e putrida, la vegetazione, i fucili, le mitragliatrici, le esplosioni, le pallottole e le conseguenti sparatorie assumono qui un look volutamente rozzo e sporco, indice di una certa tendenza da parte dei due registi a voler tornare al cinema d’azione come lo si faceva una volta. Vedendo certe sequenze, il pensiero va infatti a titoli come Predator (1987) di John McTiernan e il relativo seguito (1990) di Stephen Hopkins.
E se nelle due pellicole appena menzionate il nemico era rappresentato dal mostro/creatura che decimava i soldati uno ad uno, qui abbiamo a che fare non solo con un nemico in carne ed ossa, quindi umano, ma viene inoltre accentuata una sorta di allegoria con la quale si vuole rappresentare il nemico stesso non soltanto attraverso le sembianze umane ma anche dal punto di vista emotivo, psicologico. Il nemico è in ognuno dei soldati protagonisti e anche in ognuno di noi, e nel film si tenta di dar voce a questa cosa senza farla subire agli spettatori ma lasciandola trapelare dalle immagini, dalle quali scaturisce un messaggio forte e concreto.
Caratteristica fondamentale di Act of Valor è anche quella di non adagiare le proprie fondamenta su un cast ultra stellare ma portando in scena attori perlopiù sconosciuti - per la precisione dei veri Navy Seals prestati al cinema - che compensano il quasi totale anonimato con performance pienamente all’altezza e che si adattano perfettamente a quelle che sono le peculiarità dell’opera.
Tecnicamente ben realizzato, con una regia pirotecnica a sostenere il tutto, Act of Valor non sarà l’ennesimo film-manifesto del machismo su celluloide ma verrà - si spera - ricordato come un riuscitissimo tentativo di donare aria salubre a un genere, l’action, sempre più schiavo dei suoi (ne)fasti.

Act of valor Dagli ex stuntmen Mike McCoy e Scott Waugh, per l’occasione registi, ecco la sorpresa di primavera: un action-movie sporco e fracassone che riesce a divertire il pubblico lanciando inoltre messaggi sinceri e concreti senza usare paternalismi. Nel cast veri Navy Seals prestati alla recitazione che deliziano lo spettatore con performance esemplari e che, insieme a una realizzazione tecnica ineccepibile, compensano la poca originalità dello script, che comunque è ben lungi dal poter essere considerato un difetto.

7.5

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