Recensione A Snake of June

Tsukamoto firma un'opera visionaria e pregna di un morboso erotismo

Recensione A Snake of June
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«Per un lungo periodo di tempo, ogni anno quando arrivava la stagione delle piogge, continuavo a pensare con rammarico, mentre guardavo in tralice una bella ortensia, che neanche questa volta avevo girato A Snake of June. E così sono passati dieci, anzi, forse quindici anni» (Shinya Tsukamoto)Rinko (Asuka Kurosawa) è una psicologa sposata con un uomo più grande e più brutto con il quale non ha rapporti sessuali da diverso tempo. Un giorno riceve una misteriosa busta contenente delle foto di lei che si masturba. Ad averle inviate è Iguchi (Shinya Tsukamoto), un fotografo malato terminale, che ricattandola costringe Rinko a pratiche sessuali estreme e voyeuristiche, risvegliando nella donna quella passione che riteneva ormai scomparsa. Nel frattempo il marito...Tsukamoto e il sesso. Se nelle opere precedenti il maestro nipponico aveva insistito sul corpo come essere protagonista, questa volta supera i limiti dell'erotismo realizzando un film ancora ad oggi difficilmente classificabile, ricco di scene estreme ma assai fascinose, magnetiche in quest'orgia cyberpunk di istinti repressi pronti a esplodere nuovamente. Fascino amplificato dalla scelta di girarlo in un bianco e nero virato al blu, in un cromatismo particolare in grado di rendere anche le sequenze più esasperate un vero e proprio spettacolo visivo.

Cyberpunk sex

A snake of June è un film morboso, ma al contempo intriso di una perversa tenerezza, di uno sguardo cinico e lucido sulla morte, sul dolore e sull'amore. Con una storia apparentemente semplice e tre personaggi principali, Tsukamoto imbastisce un'ampia discesa negli inferi personali di una coppia, risvegliando antichi tepori e non lesinando certamente nella rappresentazione del sesso, a tratti disturbando (i rapporti tra la splendida Rinko e il flaccido compagno), a tratti sorprendendo per quegli eccessi visionari, marchio del suo cinema, che si ibridano alla perfezione con la componente più erotica, offrendo diversi spunti di riflessione. La sua personale critica contro la società giapponese, che tende a reprimere ogni cosa, esplode di nuovo potente attraverso il mezzo sessuale, vero e proprio ariete di sfondamento con cui si infrange ogni barriera della morale comune, senza porsi alcun limite nella propria concezione di cinema. Una regia frenetica, assillante ma al contempo dotata di un'insana poesia, accompagna lo spettatore in questo turbinante viaggio alla ricerca di qualcosa che si era perduto, esplodendo in un finale che rasenta i limiti dell'assurdo e dando libero sfogo alla genialità creativa di Tsukamoto, capace di creare figure grottesche senza mai scadere nel ridicolo, inquietando e ammaliando al contempo in una rappresentazione voyeuristica della sua idea di Settima Arte.

A Snake of June L'erotismo made in Tsukamoto: folle, depravato ma morbosamente poetico. A snake of June è un film ricco di spunti, in grado di affascinare per il suo particolare stile visivo e per le situazioni al limite del grottesco, e contemporaneamente in grado di trattare tematiche importanti, lanciando sempre traverse occhiate alla reprimente società nipponica.

7.5

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